ORA E SEMPRE DESISTENZA! IN FRANCIA IL FRONTE REPUBBLICANO FRENA LA CORSA DEL DUPLEX LE PEN-BARDELLA CHE PER EFFETTO DEI PATTI DI DESISTENZA VEDE SFUMARE LA MAGGIORANZA ASSOLUTA DI SEGGI (289 DEPUTATI) - IL RASSEMBLEMENT NATIONAL POTREBBE NON OTTENERE PIÙ DI 260 DEPUTATI, SCENDENDO FINO A 220 NELL’IPOTESI MINIMA – COME DAGO DIXIT, CRESCE L’IPOTESI DI UN GOVERNO TECNICO. MA L'IDEA CHRISTINE LAGARDE PERDE SUBITO QUOTA: LA PRESIDENTE DELLA BCE E' STATA MINISTRA DELL'ECONOMIA CON SARKOZY (IL NUOVO FRONTE POPOLARE NON L'ACCETTERA' MAI COME PREMIER). E POI AI FRANCESI SERVE COME IL PANE LA BCE...
Anais Ginori per repubblica.it - Estratti
MARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI
Per effetto dei patti di desistenza, Marine Le Pen vede sfumare la maggioranza assoluta di seggi (289 deputati). Secondo alcune stime che circolano tra i macronisti, il Rassemblement National potrebbe non ottenere più di 260 deputati, scendendo fino a 220 nell’ipotesi minima.
La coalizione delle sinistre oscilerebbe tra 150 e 170 seggi. E a sorpresa il blocco centrale, dato per scomparso, avrebbe comunque tra 100 e 130 seggi.
Sono stime ancora non ufficiali, fatte circolare dalla maggioranza uscente per confermare la bontà della strategia di Emmanuel Macron che ha imposto la linea della desistenza a favore della sinistra nelle triangolari (tre candidati qualificati) che domenica avrebbero matematicamente favorito il Rassemblement National.
GOGOL BARDELLA - MEME BY EMILIANO CARLI
Il “fronte repubblicano” - gli accordi tra partiti che nei decenni hanno sbarrato la strada all’estrema destra - è improvvisamente resuscitato: 218 candidati qualificati per il secondo turno di domenica hanno deciso di ritirarsi quando erano in terza posizione.
Da oltre trecento triangolari previste, ce ne saranno meno di cento (95). Il resto delle sfide per i seggi dell’Assemblée Nationale sono 403 ballottaggi (e due quadrangolari). Il sacrificio più grande è venuto dalla sinistra, con 127 candidati del Nuovo Fronte Popolare che ieri sera, termine ultimo per depositare le liste, si sono fatti da parte chiamando a votare per la lista Ensemble del blocco centrale.
Meno scontata e compatta la scelta nel blocco centrale, dove Macron è stato contestato da diversi ministri per aver allargato la desistenza anche a gran parte dei candidati della France Insoumise di Mélenchon. Ci sono ancora alcune eccezioni, come il macronista Loïc Signor, che resta candidato nella circoscrizione dell’Insoumis Louis Boyard. Alla fine, 81 candidati di Ensemble si sono ritirati dalle triangolari, per favorire la vittoria della gauche contro l’estrema destra.
Gli istituti di sondaggi stanno aggiornando le proiezioni di seggi ma continuano a invitare alla prudenza. Alle ultime legislative del 2022, molti istituti prevedevano tra 10 e 45 seggi per il Rn. Le Pen ne ha ottenuti il doppio. «Non avevamo intercettato la scelta di astensione di molti elettori macronisti senza un loro candidato al secondo turno. E il fatto che, tra quelli che votavano, la metà avrebbe scelto il candidato di Rn», ricorda Mathieu Gallard dell’Ipsos
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FRANCIA, CRESCE L’IPOTESI DEL “DRAGHI D’OLTRALPE”
Anais Ginori per repubblica.it - Estratti
Cercasi Mario Draghi francese. Con la prospettiva di una maggioranza assoluta per il Rassemblement National che si allontana, salgono le quotazioni di un governo di unità nazionale sostenuto da una “maggioranza plurale”, come ha già cominciato a dire il premier Gabriel Attal. Un governo tecnico à l’italienne, o una grande coalizione alla tedesca: comunque, un esecutivo di larghe intese. Le definizioni variano, anche perché è un assetto politico-istituzionale tutto da inventare, davanti al rischio di un Paese ingovernabile per mesi.
Chi potrebbe tenere a battesimo una soluzione del genere? Gli sguardi si dirigono verso la Bce, dove oggi c’è Christine Lagarde. Macron le aveva già proposto di diventare premier all’inizio dell’anno. «Sarei onorata di servire di nuovo il mio Paese, ma ho una missione da compiere», aveva risposto allora Lagarde, insistendo sul fatto che non poteva abbandonare la battaglia contro l’inflazione. «Mi proponessero anche di essere la Regina di Prussia direi di no», spiegava la presidente della Bce, aggiungendo: «In questo momento».
Ecco, il momento è cambiato. Qualche schiarita sull’inflazione è cominciata a vedersi, ma soprattutto il grande malato dell’Europa rischia di diventare la Francia. E dietro le quinte il nome di Lagarde è tornato a girare. Insieme ad altre opzioni: Pierre Moscovici, attuale presidente della Corte dei Conti, Michel Barnier, ex commissario Ue, Laurent Berger, ex segretario del sindacato moderato Cfdt.
Fino a domenica sera dalle parti dell’Eliseo non vogliono esporsi, vietato mettere in campo l’ipotesi di un governo tecnico. «Sarebbe un immenso favore a Marine Le Pen, che potrebbe cominciare a denunciare manovre per aggirare il voto popolare», spiega una fonte dell’entourage del capo dello Stato. Emmanuel Macron però ci riflette.
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