brit folk

ARTSPIA MOSTRE - UN POLLO NEL REGNO DI TURNER. CON UNA RASSEGNA DEDICATA ALL'ARTE FOLK BRITANNICA E ALLE BUONE COSE DI PESSIMO GUSTO INGLESE, LA TATE COMMUOVE LA NAZIONE.

Alessandra Mammì per Dagospia

 

chicken - Brit Folkchicken - Brit Folk

Si son davvero commossi i britannici a guardarsi così, dritti nel cuore. Là nelle sale della TateBrit, in questa mostra sulla “British Art Folk” ( fino al 1 settembre) che per la prima volta espone un quilt nel regno di Turner. Grande messa in scena dell'immaginario popolare e semplice di una nazione intera (Commonwealth compreso) che disegna pesci volanti, perde un sacco di tempo per racchiudere in bottiglia velieri leggendari, scolpisce nel legno insegne di botteghe dove il ciabattino merita uno stivalone gigante e il cilindro s'addice al cappellaio.

SailorSailor

 

Dal Settecento in poi, la Tate ha raccolto questa carrellata di arts&crafts che i tempi ( e il mercato) obbligano a promuovere ad arte maggiore. Tanto è ricca la fantasia e varia la tecnica. Arazzi, sculture nel legno, miracoli di microingegneria in bottiglie di whisky, ricami e dipinti su tavole e tavolacce recuperate.

 

Una sala della TateUna sala della Tate

“Fanny and Touching” ha scritto il “Telegraph” che lamenta come lo snobismo britannico non abbia decorosamente e religiosamente raccolto questi anonimi capolavori che arrivavano dal popolo creativo. Un museo bisogna costruire ad hoc, come han fatto gli americani ben più democraticamente rispettosi dell'ingegno diffuso. E forse come han fatto a modo loro anche i francesi, se non altro per spirito antropologico e strutturalista da Musèe de l'homme.

 

man and horse Brit Folkman and horse Brit Folk

Qui invece l'arte alta inglese ha sbarrato il passo al folk. E anche il “Guardian” commosso si stupisce che la nazione sia così felicemente inventiva e surreale con tutte quelle stramberie di nani e unicorni che si pensava fosse roba delle popolazioni al di là della Manica, degna delle terre fiamminghe e delle loro strane carnevalate horror dipinte dalle famiglie Bosch e Brueghel.

 

Una sala della TateUna sala della Tate

La Tate ha colpito al cuore. Lo ha fatto con la sapienza visiva con cui sa scrivere le mostre. Una stanza dietro l'altra coi muri dipinti di colori molto inglesi (gialli ocra e grigi azzurrini) e organizzata britannicamente e sistematicamente per temi dal Settecento agli anni Sessanta. Grande ouverture della sala gialla che raccoglie vecchie insegne dei negozi. Teiere giganti, scarpe giganti, lucchetti giganti (altro che Oldenburg) per poi spaziare dal basso all'alto, dalle sculturine ai ricami propiziatori fino agli artisti naif promossi maestri, come Alfred Wallis che venne riconosciuto padre del modernismo e inspiratore di Ben Nicholson o Mary Linwood che con le sue opere ricamate d'apres grandi dipinti storici, conquistò il cuore dell'aristocrazia all'inizio dell'Ottocento. Tranne poi essere ripudiata come cianfrusaglia con l'avvento dei gusti francesi.

Brit FolkBrit Folk

 

E in mezzo tutte queste “buone cose di pessimo gusto” emerge il ritratto di una nazione. La quale per una volta non vedendosi rappresentata solo da re, regine, castelli e scene nobiliari nel parco si commuove. Pensa a tutti i salotti delle nonne e delle zie e ringrazia il Museo nazionale per aver nobilitato tanto piccolo borghese ricordo. God save the folk.

 

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