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LOTITO SI SALVA: SUL CASO TAMPONI, LA CORTE D’APPELLO HA DECISO: 2 MESI DI INIBIZIONE AL PRESIDENTE DELLA LAZIO, 5 AI MEDICI (LA PROCURA AVEVA CHIESTO RISPETTIVAMENTE 10 E 11 MESI). IN VIRTÙ DI QUESTA DECISIONE, LOTITO TORNA A TUTTI GLI EFFETTI CONSIGLIERE FEDERALE E SI CANCELLA IL RISCHIO DELLA DECADENZA...

Valerio Piccioni per gazzetta.it

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Due mesi di inibizione per il presidente Claudio Lotito, 5 per i medici biancocelesti Ivo Pulcini e Fabio Rodia, 50mila euro di multa per il club. Si conclude con un maxi sconto la vicenda Lazio tamponi davanti alla Corte federale d’Appello riunita a Sezioni Unite questa mattina sotto la presidenza di Marco Lipari.

 

Poco fa è stato pubblicato il dispositivo, mancano le motivazioni che saranno rese note nelle prossime settimane. In virtù di questa decisione, Lotito torna a tutti gli effetti consigliere federale e si cancella il rischio della decadenza. In precedenza, nel primo grado di giudizio, il numero uno del club era stato condannato a sette mesi di inibizione, sanzione che era salita a 12 mesi nel primo pronunciamento in appello. Poi la decisione del Collegio di Garanzia di chiedere di “rivalutare” i fatti. È così si è arrivati ai due mesi di oggi. La procura della Federcalcio aveva chiesto 10 mesi di inibizione per il presidente e 11 per i medici.

 

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POSITIVO IN CAMPO

La Corte d’Appello della Figc doveva sostanzialmente quantificare la sanzione in base al verdetto del Collegio di garanzia dello Sport, il terzo grado della giustizia sportiva. Che aveva scagionato Lotito e i medici per la questione della mancata comunicazione alle Asl della positività di alcuni calciatori e membri dello staff, ribadendo però la loro responsabilità per aver schierato due positivi in campo e in panchina nelle partite con il Torino (1 novembre 2020) e la Juventus (8 novembre). Una circostanza di chiara gravità che però, a giudicare dalla sanzione, la Corte d’Appello non ha ritenuto tale.

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