DOVE STAVA ZAZA? SIMONE IL LUCANO STRAPIACE PER DUE RAGIONI. UNO PERCHÉ È BRAVO DAVVERO. DUE PERCHÉ CELEBRARE OGGI ZAZA EQUIVALE A CESTINARE BALOTELLI. E L’ITALIA UNANIME ERA SMANIOSA DI FARLO
di Giancarlo Dotto per Dagospia
Dove stava Zaza? Devi indovinarlo nel passato recente e remoto tra il Sassuolo e i sassi di Matera e dintorni. Simone il Lucano strapiace al debutto con la Nazionale per due ragioni fondamentali. Uno perché è bravo davvero, talento dinamitardo e tracce di follia che aspettano solo di essere autorizzate per manifestarsi, ma lui, Zaza, già si autorizza parecchio di suo. Due perché celebrare oggi Zaza equivale a cestinare ieri e per sempre Balotelli. E l’Italia unanime era smaniosa di farlo.
Ci ha pensato prima il Milan. Accolto solo un anno e mezzo prima come il Salvatore di chissà quale patria, lo hanno sbolognato in fretta e furia caricandolo sulla lardosa groppa di Mino Raiola con destinazione ultimo paradiso Manchester, località Fessacchiotti Danarosi, pur di evitare una doppia ulcera perforante all’ipersensibile Pippo (Inzaghi).
A seguire, il martellante Conte lo ha sfrattato senza tanti complimenti e nessun preavviso da Coverciano, come si fa con un inquilino inquinante. A differenza del pretone Prandelli, incastrato fino a lasciarci pelle e panchina nei guaiti della sua Anima Bella che lo obbligava a perseguire la palingenesi politicamente sontuosa del Negro Redentore, l’astuto Conte si è consultato con i suoi fedelissimi (Buffon e compagni), ma soprattutto ha fiutato là dove stava l’odore di cancrena. E ha reciso di netto, con precisione chirurgica. Con la benedizione di tutta una nazione.
Meglio di così, diciamo la verità, il bell’Antonio non poteva cominciare.