1.L'UEFA BOCCIA IL PIANO DEL MILAN PER RIENTRARE NEI VINCOLI DEL FAIR PLAY FINANZIARIO - IL PROGETTO DI LI NON CONVINCE NYON: I ROSSONERI RISCHIANO SANZIONI (DA DECIDERE IN PRIMAVERA) CON RESTRIZIONI DI ROSA E DI MERCATO – SI PARLA ANCHE DEL PROBABILE ADDIO ESTIVO DI DONNARUMMA PER IL REAL MADRID (INDOVINATE CHI L’AVEVA ANTICIPATO?) - L’APERTURA A NUOVI SOCI ARABI: “REPUBBLICA” RILANCIA LE VOCI SULL’IMMOBILIARISTA SAUDITA FAWAZ ABDULAZIZ, GIÀ IMPEGNATO NELL'AREA FALCK DI SESTO SAN GIOVANNI...
Marco Iaria per la Gazzetta dello Sport
La commissione del fair play Uefa boccia il voluntary agreement richiesto dal Milan. La riunione è in programma domani a Nyon ma diverse fonti, consultate dalla Gazzetta , sono concordi: l' Uefa dirà no. Questo ha due effetti.
Sul piano dell' immagine il diniego del massimo organismo europeo è uno schiaffo pesante, perché evidentemente l' Uefa non ha dato credito al piano di sviluppo e risanamento presentato dal management rossonero e all' affidabilità e consistenza patrimoniale della proprietà cinese. Sul piano pratico il no al voluntary presuppone che il Milan sarà sottoposto a delle sanzioni, in vista di un' eventuale partecipazione alle coppe europee: la quantificazione delle stesse verrà decisa in primavera.
NOVITà Era la prima volta che una società chiedeva l' adesione al voluntary agreement , recente novità dell' Uefa in tema di fair play finanziario, riservata ai club con nuovi azionisti di maggioranza. In sostanza, un club fuori dai vincoli del fair play (su tutti quello del break even , cioè un deficit massimo consentito di 30 milioni negli ultimi tre anni) chiede all' Uefa un' apertura di credito e, quindi, una moratoria su sanzioni/limitazioni presentando un business plan pluriennale con l' impegno a rientrare nei parametri e l' illustrazione dei dettagli sulle voci di ricavi e costi in grado di riequilibrare la gestione economica. Per il Milan, che nell' ultimo triennio ha perso 255 milioni (al lordo delle spese «virtuose» scomputate dall' Uefa) si trattava di una montagna dura da scalare.
DOSSIER L' a.d. Fassone e il suo staff hanno prodotto un documento di 150 pagine discutendolo a novembre a Nyon davanti alla commissione presieduta dall' ex primo ministro belga Yves Leterme. In realtà il Milan ci aveva già provato a giugno, poco dopo il passaggio di quote da Fininvest a Li Yonghong, ma i ricavi commerciali attesi dal mercato cinese (oltre 200 milioni annui a regime, nel 2021) erano decisamente fuori mercato, le informazioni sull' assetto azionario scarne e la stessa Uefa aveva invitato i rossoneri a ritirare il piano, emendarlo e ripresentarlo in autunno. Così è stato. I commissari hanno espresso apprezzamento per il lavoro di analisi - i ricavi dalla Cina sono stati ridimensionati a 30-40 milioni nel 2018, comunque elevati - ma hanno chiesto un supplemento di informazioni.
I nodi? Oltre alle permanenti incertezze su Li Yonghong, il rifinanziamento del debito con Elliott in discussione. Il Milan sperava di ottenere un sì condizionato a dei covenant (paletti), ma l' Uefa avrebbe preteso la chiusura del rifinanziamento (tuttora in trattative), anche perché è un' operazione che lega a doppio filo la società e la proprietà (Elliott ha prestato 123 milioni al club e 180 a Li, da rimborsare con gli interessi a ottobre).
REGOLE Egoisticamente, l' Uefa avrebbe solo da guadagnare da un Milan nelle coppe europee: il brand rossonero, nonostante l' appannamento degli ultimi tempi, resta uno dei più riconoscibili su scala internazionale, per di più associato storicamente alla Champions/Coppa dei Campioni. Ma un conto sono le opportunità politiche, un altro le regole. Il voluntary agreement , proprio perché concede un congelamento delle sanzioni, deve rispondere a parametri molto rigidi: non basta fare previsioni sulle voci di bilancio, bisogna anche dare prova della loro fattibilità. E, visto che si parla di una concessione a un club in rosso, la copertura delle perdite va assicurata con una visibilità della consistenza patrimoniale degli azionisti, perché ne va della continuità aziendale della squadra stessa.
MOTIVI Il nuovo business plan del Milan prevedeva scenari prudenti e differenti ipotesi di ricavi, ma evidentemente le informazioni fornite non sono bastate, perché ha pesato in maniera negativa il contesto di incertezza che avvolge l' intera operazione rossonera firmata da Li Yonghong, uomo d' affari su cui in Cina si sa poco o nulla e che recentemente è finito nel mirino del New York Times , in particolare per la misteriosa miniera di fosforo. L' appesantimento del bilancio 2017-18 (e di quelli successivi) per via della sontuosa campagna acquisti dell' estate ha aggiunto un ulteriore elemento alle valutazioni di Nyon.
SCENARI E adesso cosa succede?
Niente moratoria, il Milan verrà sanzionato dall' Uefa. Ma sull' entità della pena è presto per sbilanciarsi. La fotografia attuale induce a ritenere che il club rossonero potrebbe avere qualche difficoltà a rientrare nei requisiti richiesti per il settlement agreement , cioè il patteggiamento a cui sono state sottoposte già Inter e Roma. Ma l' Uefa esaminerà il caso più avanti. In teoria, chi non rispetta i vincoli del fair play Uefa rischia una serie di conseguenze che vanno dalle multe all' esclusione dalle coppe. Il settlement agreement prevede delle sanzioni calmierate in termini, per esempio, di limitazioni alle rose e alle spese sul mercato e impone obiettivi di bilancio specifici. Siamo pur sempre in un campo sanzionatorio, alternativo appunto al voluntary agreement su cui il Milan sperava per dare seguito al progetto di Li Yonghong. La bocciatura dell' Uefa rende ancor più complicata e tortuosa la strada intrapresa la scorsa primavera dalla nuova proprietà, già reduce dalle difficoltà di un' acquisizione a rate e costellata da ritardi, salvata solo grazie al maxi-prestito del fondo speculativo Elliott.
2. UEFA VERSO IL NO AL PIANO DEL MILAN L' APERTURA A NUOVI SOCI ARABI PER POTERSI TENERE DONNARUMMA
Enrico Currò per la Repubblica
Nemmeno allo stadio di Rujevica, tana del Rijeka da 8 mila posti con vista Adriatico, il Milan può rilassarsi, anche se ha già in tasca i sedicesimi dell' Europa League col primo posto nel girone e anche se la visita ai campioni di Croazia sarà vetrina per chi gioca meno: è la più gradita eredità di Montella a Gattuso, al debutto da mister nelle coppe. Il guaio principale resta l' instabilità societaria, certificata dalla trattativa araba anticipata da Repubblica (ora la voce è sull' immobiliarista saudita Fawaz Abdulaziz, già impegnato nell' area Falck di Sesto San Giovanni), per dare ossigeno finanziario al cinese Yonghong Li, oscuro successore designato da Berlusconi. L' ultimo scossone è clamoroso: ieri l' ad Fassone ha completato la rimozione dell' era Galliani, sostituendo una solida presenza storica come Leandro Cantamessa, da 34 anni legale del Milan, con l' avvocato Mattia Grassani.
La tensione è accentuata dall' imminente decisione dell' Uefa sul piano di rientro finanziario, il voluntary agreement. Nel dossier sarebbe stata inserita, per smentire l' inchiesta del New York Times, l' attestazione che le famigerate miniere di fosforo siano in effetti di proprietà di Li. Pare tuttavia inevitabile il no al voluntary: nuova verifica a fine febbraio 2018 e rischioso patteggiamento ad aprile delle sanzioni sportive, con restrizioni di rosa e di mercato e probabile addio estivo di Donnarumma per il Real Madrid. Solo l' ingresso di nuovi soci potrebbe modificare lo scenario.
Gattuso ha altri pensieri: «Voglio che chi ha giocato poco mi metta in difficoltà » . Il compito è per Locatelli, Silva, Cutrone, il redivivo Paletta e il giovane Zanellato. Sette titolari sono rimasti a casa: Bonaventura, Donnarumma, Suso, Rodriguez, Kessié, Kalinic e Borini. Bonucci e Montolivo vanno in panchina. Per gli assenti la priorità è migliorare la precaria condizione atletica e cancellare le scorie emotive del 2-2 di Benevento.
L' ambiente è infuocato dall' allarme ultrà. Le polizie croata e italiana vigilano da tempo sul rischio guerriglia urbana: saranno severissime. L' Europa League è popolata di tifoserie dell' est, intrise di nazionalismi alimentati dagli odii delle guerre balcaniche, e il timore di scontri tra croati e serbi, in arrivo a Rijeka, si intreccia con le alleanze.
Il gruppo ultrà serbo del Partizan Belgrado, i 40 +, è gemellato con la Curva Sud milanista (220 i biglietti prenotati), ma sono segnalati in viaggio anche ultrà rossoneri di Polonia, Ungheria e Romania, non certo pacifici. Quanto all' Armada del Rijeka, che 2 mesi fa tornò da San Siro con 7 arresti e 11 Daspo, contesta il presidente Miskovic, pronto a rilevare dal proprietario dello Spezia, Gabriele Volpi, il 70% delle azioni del club, e a destinare al calcio parte della tassa di soggiorno.
Gli oltranzisti lo accusano di appoggiare Zdravko Mamic, boss del calcio croato e della Dinamo Zagabria, e la riconferma dell' ex fuoriclasse Davor Suker alla guida dell' HNS, la federcalcio locale. Alle elezioni del 22 dicembre rischia di non potersi candidare l' unico oppositore, l' ex difensore del Milan Dario Simic. Dati i precedenti in materia, con annesse multe Uefa, si temono disordini e perfino l' interruzione della partita.