IL MARTEDI’ NERO DELLE ITALIANE – IL LIVERPOOL RIFILA 5 PERE ALL’ATALANTA, L’INTER BEFFATA DAL REAL, RIMONTA 2 RETI MA VIENE CASTIGATA DA RODRYGO. ORA CONTE È ULTIMO – BIASIN (LIBERO) BASTONA IL TECNICO: "ATTUALMENTE L'INTER HA LA FASE DIFENSIVA DELLA NAZIONALE CANTANTI. E COMUNQUE IL TUO MIGLIORE PER DISTACCO (BARELLA) NON LO TOGLI SUL 2-2" - CAPELLO BOCCIA IL GIOCO DI GASPERINI: "NON SI PUO’ GIOCARE UNO CONTRO UNO CONTRO IL LIVERPOOL"
#Conte ha costruito la sua #Inter su una solida fase difensiva.
Attualmente l'#Inter ha la fase difensiva della nazionale cantanti.
E comunque il tuo migliore per distacco (#Barella) non lo togli sul 2-2.
Per il resto tutto bene.#RealMadridInter
— Fabrizio Biasin (@FBiasin) November 3, 2020
Filippo Conticello per gazzetta.it
Conte e Zizou, vecchi compagni di mille battaglie, hanno sguardi opposti alla fine di questo Real-Inter vissuto sulle montagne russe. Dopo il 3-2 con rimonta interista e controsorpasso madrileno Antonio è incredulo: la sua squadra ricade sempre negli stessi errori. Il francese, invece, ha l’aria sorniona di chi l’ha scampata bella. Mentre il Real rivede la luce in Europa, nella città del Triplete l’Inter si complica così dannatamente la vita in Champions.
E conferma tutti i problemi incrostati, tra sprechi davanti e regali dietro. Nelle prossime tre gare, con equilibri sottili nel girone, Conte può ancora riacciuffare la qualificazione, ma prima di ogni calcolo la sua Inter dovrà imparare a non buttare via le partite.
I primi minuti l’Inter li vive in apnea con il Real che pare una marea montante: sfonda a sinistra, costringe a una parata di istinto Handanovic su Asensio, porta al tiro lo stantuffo Valverde. Insomma, il cielo di Madrid promette fulmini, ma basterebbe poco, pochissimo per cambiare le condizioni atmosferiche: quando i nerazzurri escono dal primo pressing avrebbero davanti spazi aperti in cui correre felici.
Ma è qui che ritornano i vecchi problemi di stagione, la tendenza incomprensibile a divorare il tanto che si produce. Come sempre, manca fosforo nel passaggio o cattiveria nel tiro. Ad esempio, una gigantesca occasione viene subito buttata alle ortiche: un irriconoscibile Hakimi e poi Perisic sbagliano l’assist facile facile. Barella, rispetto a loro, ha tutt’altra energia e, di testa, in controtempo, riesce comunque a colpire la traversa. Dopo di lui, anche Lautaro divora la sua dose di gol giornaliera: tiro troppo morbido che per poco non beffa Courtois in controtempo.
CHE REGALO— L’altra tendenza di questo autunno nerazzurro è quella di complicarsi la vita là dietro. A Madrid l’Inter si è spinta pure oltre, si è fatta gol da sola. La follia la fa Hakimi, proprio lui, il ragazzino cresciuto in questo campo con una maglia bianca cucita addosso: Valdebabas è stata per anni la culla dell’esterno marocchino che stavolta, con un bizzarro retropassaggio, regala al suo ex compagno Benzema il gol dell’1-0.
Al di là dell’azione in cui avrebbe pure subito fallo, Hakimi sembra imballato, spaurito, paralizzato dai ricordi. Pure l’altro acquisto di stagione, Arturo Vidal, sembra non aver ancora trovato il suo posto nel mondo nerazzurro: troppo in ritardo nelle chiusure, troppo impreciso in fase di costruzione.
BOTTA E RISPOSTA— Il Real, invece, anche in questa opaca era, resta pur sempre pieno zeppo di campioni: uno, Sergio Ramos, fa il bis con il più classico suo stacco di testa dopo calcio d’angolo. Questo 2-0 al 33’ ha, almeno, il pregio di dare una svegliata alla compagnia: due minuti dopo Lautaro si tira via di dosso un po’ di ruggine e riesce ad accorciare.
Più che il destro del Toro è, però, l’assist di Barella a rubare il cuore: un colpo di tacco volante, quasi un omaggio simbolico al grande Zizou che osserva a bordo campo. In generale, un messaggio di speranza per il secondo tempo: il Madrid dietro traballa e Conte ha le armi per fare male.
NEL CAOS— La rimonta affannata è un must di questa seconda Inter contiana e la Champions conferma ancora quanto di solito avviene in campionato. Servirebbe più coraggio, ma soprattutto sponde certe a cui affidarsi davanti: “Lukaku, dove sei?”, sembra pensare Conte mentre si sgola.
E in una delle poche volte in cui il Toro riesce a fare la boa quasi come il gigante belga, Perisic ha l’occasione giusta e con un sinistro strozzato trova l’atteso gol del 2-2. Se mai ce ne fosse bisogno, l’ennesima conferma della fragilità difensiva degli uomini di Zizou. Da quel momento, gli ultimi 20 minuti sono un inno alla confusione, con le squadre spaccate in due tronconi e occasioni assortite. Se l’Inter fallisce le sue con entrambe le punte, il Real spietato la mette dentro: Rodrygo rimette davanti gli spagnoli, 3-2 con un destro preciso dopo una bella azione a sinistra.
LIVERPOOL
Fabio Bianchi per gazzetta.it
Il Liverpool rimpiccolisce l’Atalanta, e in un modo che non avremmo mai immaginato. Cinque sberle, superiorità schiacciante, imbarazzante. Una lezione di gioco ma anche di ritmo. La vera Atalanta non c’è mai stata, purtroppo. Ok, la differenza di qualità è enorme, ma la Dea è sembrata la squadra spaurita delle prime avventure in Champions della scorsa stagione.
Solo nel finale si è visto qualche sprazzo della squadra rivelazione che conosciamo , spinta da Zapata, ma ormai i buoi erano ampiamente scappati dalla stalla. L’unica consolazione è che il passaggio agli ottavi non passa certo dalle sfide col Liverpool. L’Atalanta ha tutto il tempo di riprendersi e tornare quella che conosciamo.
DOMINIO
C’erano assenze pesanti da entrambi le parti, l’Atalanta a centrocampo (out Gosens e De Roon), mentre al Liverpool mancavano i tre principali difensori centrali. La sfida è partita subito ad alta velocità e dopo due minuti Diogo Jota ha avuta la prima occasione, stoppata da Sportiello in uscita. Gasperini ha tenuto le due punte molto larghe per limitare l’azione delle due frecce Alexander-Arnold e Robertson.
Ma il Liverpool ha molte frecce al suo arco. Grazie alla superiore qualità nel palleggio, ha preso presto in mano la partita, ha avuto altre due occasioni sventate da Sportiello prima di andare in vantaggio con il gioiellino portoghese, che su invito di Alexanderplatz-Arnold ha bruciato Palomino e fatto lo scavetto a Sportiello. Vantaggio strameritato. L’Atalanta ha reagito con un tiro di Muriel da buona posizione ma troppo centrale. Ma è sempre stato il Liverpool a menare la danza, con un Diogo Jota imprendibile. Che ha trovato il raddoppio su un gran lancio di Gomez: aggancio a seguire, Hateboer evitato e palla dove Sportiello non può arrivare. Niente da dire, primo round dominato in toto dai reds.
DISASTRO— II secondo round è cominciato anche peggio. Nel giro di 4 minuti uno-due di Salah e Manè. Il primo gol addirittura sulla ripartenza di una calcio d’angolo dell’Atalanta, con Jones che pesca l’ex giallorosso imprendibile per Hateboer, il secondo con con Salah che pesca Mané. Mica finita, altro gol di Jota su lancio di Manè con la difesa bruciata e Sportiello saltato, subito dopo che Gasp ha provato a rinforzare il centrocampo con Pessina a posto di Muriel avanzando Pasalic a fianco di Gomez.
Che sia una nottata nerissima lo si capisce poi quando Zapata si libera benissimo in area e tira una sassata che finisce sul palo interno. Il colombiano poi si ripete con un incursione in area è un gran tiro che Alisson spedisce in angolo. L’Atalanta ha messo il muso fuori nell’ultima mezzora, ma quando Klopp ha operato tre cambi e il Liverpool si è calmato. La nottata nera lascia un verdetto: la qualificazione si giocherà ad Amsterdam con l’Ajax.