L’ATALANTA HA 10 MILIONI DI MOTIVI PER BATTERE IL MILAN – IN CASO DI SCONFITTA LA SQUADRA DI GASPERINI SCIVOLEREBBE COME MINIMO TERZA (SE NON QUARTA) E PERDEREBBE 5 MILIONI DI PREMIO DELLA LEGA E 5 DI MARKET POOL UEFA – IL BISCOTTONE CON IL MILAN PER FAR FUORI LA JUVE DALLA CHAMPIONS ALLA “DEA” NON CONVIENE…
Claudio Savelli per “Libero quotidiano”
Sono due i posti in Champions ancora disponibili, tre le squadre in corsa - Milan, Napoli e Juventus, tutte impegnate alle 20.45 - e una, l'Atalanta già qualificata, a recitare un ruolo decisivo.
L'attenzione, per paradosso, è su quest' ultima: come si comporterà contro il Milan? Si scanserà, sostengono nei bar sport, per vendicarsi della sconfitta in finale di Coppa Italia, favorendo i rossoneri e relegando i bianconeri in Europa League, qualunque sia il loro risultato con il Bologna, al netto della vittoria dei partenopei contro il Verona.
La verità è che l'Atalanta ha 10 milioni di buoni motivi per battere il Milan, più uno: il secondo posto sarebbe il miglior piazzamento della sua storia, un ulteriore passo avanti rispetto ai due terzi posti consecutivi. In caso di sconfitta, la Dea scivolerebbe come minimo terza, se non (probabilmente) quarta: a quel punto guadagnerebbe 10 milioni in meno, 5 di premio della Lega (da 19,4 milioni a 14,2 milioni) e 5 per la quota di market pool Uefa relativa alla posizione in campionato. Il biscotto per cui il Milan restituirebbe all'Atalanta la quota persa in caso di favori sarebbe un abominio sportivo: lasciamolo perdere.
I CONTRATTI
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Per i rossoneri i calcoli non esistono anche perché il bonus è stato bruciato nello 0-0 con il Cagliari già salvo. Scherzare di nuovo col fuoco, ovvero pareggiando e sperando almeno una tra Napoli o Juve non vinca, certificherebbe il mancato salto di qualità. Il danno economico di un eventuale scivolone andrebbe a quel punto sommato alla beffa di aver trascorso 37 giornate tra le prime quattro e una sola, quella decisiva, fuori: il ritorno nella grande Europa dopo 8 anni di astinenza garantirebbe 50 milioni utili per convincere Donnarumma e Calhanoglu (70 milioni potenziali di cartellini in fumo) e per rinnovare prima che sia troppo tardi anche Kessie (e Romagnoli).
Fugherebbero anche il dubbio su Pioli, che aveva costruito il Milan da primo posto sulle macerie del 5-0 subito a Bergamo a fine 2019 e, un anno e mezzo dopo, a Bergamo si ritrova costretto a mettere tutto in discussione: senza Champions, la società potrebbe cogliere una delle nobili opzioni offerte dall'imminente girandola di allenatori, in primis quella di Sarri, antico obiettivo. La Juve e il Napoli condividono due rivali (Bologna e Verona) che non hanno più interesse nel campionato.
La differenza è che a Pirlo un successo potrebbe non bastare, per Gattuso invece tre punti sono una garanzia matematica. Sul piano economico, da perdere ne ha indiscutibilmente di più la Juve. Secondo il Report Calcio della FIGC (realizzato da PwC), un club reduce da una Champions che fallisce la qualificazione segnerebbe un risultato netto negativo a bilancio di circa 20 milioni, attenuato dalla certezza dell'Europa League.
Viceversa, tornando nell'Europa maggiore, il Napoli avrebbe un impatto positivo a bilancio attorno ai 24 milioni. Il riflesso, in questo caso, non riguarda Gattuso, il cui addio prescinde dall'esito dell'ultima giornata, mentre potrebbe essere decisivo per Andrea: «La società dovrebbe aver già deciso», bluffa il tecnico bresciano, consapevole che la combo Coppa Italia-Champions potrebbe essere il suo asso nella manica.
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