IL MISTERO DELLA GIOCONDA DESNUDA! “FORSE C’E’ LA MANO DI LEONARDO” – DA UN MESE IL DISEGNO DI "MONNA VANNA" DEL MUSEO CONDE’ E’ STATO TRASFERITO AL LOUVRE. LE PRIME ANALISI CONFERMEREBBERO CHE L’OPERA POSSA ESSERE, ALMENO IN PARTE, ATTRIBUIBILE AL GENIO ITALIANO
Fabio Isman per il Messaggero
Leonardo da Vinci ha forse dipinto anche una Gioconda senza veli: nuda, a mezzo busto, con il seno bene in vista. Da un mese in gran segreto, il disegno di Monna Vanna, come è stato battezzato, alto 72 centimetri e largo oltre mezzo metro, dal 1886 di proprietà del Museo Condé, dal castello di Chantilly è stato trasferito al Louvre, ed è sottoposto alle più accurate analisi. Appunto perché alcuni studiosi pensano che, almeno in parte, possa essere un autografo del celebre genio da Vinci. È un carboncino; somiglia in modo assai notevole al dipinto più fotografato al mondo; ed ha una storia remota, perfino abbastanza intrigante.
LA STORIA Nell'Ottocento, Enrico d'Orléans, duca di Aumale, ci vedeva un cartone preparatorio per un quadro, allora ritenuto di Leonardo, che dal 1779 è conservato all'Ermitage di San Pietroburgo. Si procura una fotografia da Adolphe Braun già nel 1862. Gli studiosi declinano l'attribuzione a Leonardo; pensano, semmai, a un suo allievo: Gian Giacomo Caprotti, detto Salai, il preferito, oppure Francesco Melzi; copia di un quadro perduto del maestro.
E il duca d'Orléans, nel 1886, dona il disegno al museo, riservandosi l'usufrutto. Anche il quadro dell'Ermitage è attribuito alla Scuola di Leonardo. Adesso, si è deciso di vederci più chiaro, anche usando i più moderni metodi di ricerca e d'indagine, che, prima, non erano disponibili. E lo ha voluto il museo più visitato al mondo, che dispone di un laboratorio di ricerca e restauro tra i più avanzati.
I RISULTATI Secondo Le Figaro, i primi risultati degli esami (riflettografia, fluorescenza ai raggi X, luce radente, raggi infrarossi) affermerebbero almeno in parte l'esistenza della mano leonardesca. Per un altro mese, il disegno resterà nei laboratori parigini: lo si vedrà solo nel 2019, in una mostra per il mezzo millennio dalla morte di Leonardo. Il radiocarbonio ne indica la compatibilità temporale; i dettagli, che è un disegno originale e non una copia; è plausibile che il carboncino sia stato almeno creato nella bottega vinciana. Altro, per ora, non si sa.
Di Gioconde nude, al mondo esistono almeno una ventina di versioni: una attribuita proprio a Salai. Ecco, dunque, un altro mistero che riguarda il famosissimo quadro. Non molto tempo fa, uno studioso di tutto rispetto, Roberto Zapperi, ha messo in dubbio la tradizionale identificazione della Gioconda con Lisa Gherardini: sostiene, sulla base di numerosi indizi convergenti, che sia l'urbinate Pacifica Brandani, morta di parto dando alla nascita Ippolito de' Medici.
E due cacciatrici di panorami nei quadri antichi, Olivia Nesci e Rosetta Borchia, hanno individuato in quello della Gioconda un luogo in Val Marecchia. Ma tutto questo i giapponesi, che in migliaia fotografano ogni giorno al Louvre il dipinto/icona magari dietro a una selva di spalle umane, certamente non lo sanno.