IL REAL ALLA CONQUISTA DEL MEDIO ORIENTE: VIA LA CROCE DALLE MAGLIE DESTINATE AI PAESI ARABI: "NON VOGLIAMO TURBARE LA LORO SENSIBILITA'" - IN REALTA', IL REAL MADRID HA PERSO DOPO 11 ANNI IL PRIMO POSTO DELLA CLASSIFICA FIRMATA DELOITTE CHE STABILISCE IL CLUB PIÙ RICCO E VUOLE RECUPERARE TERRENO NEI NUOVI MERCATI CALCISTICI...
Giulia Zonca per www.lastampa.it
Il mercato globale richiede dei ritocchi e il Real Madrid cede un piccolo pezzo della sua storia per vendere nei Paesi del Golfo. Una sforbiciata allo stemma, si tratta di millimetri sulla maglia e non è neppure la prima volta che succede.
La corona borbonica perde la croce cristiana, era già capitato nel 2014, per un breve periodo, per il marketing di un singolo sponsor di Abu Dhabi e ancora prima, nel 2012 , per la partenership con un resort negli Emirati: ora il simbolo religioso se ne va proprio dalle maglie.
Non da tutte e non quelle indossate dai calciatori, ma da ogni prodotto ufficiale venduto negli Emirati, in Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Bahrein e Oman. Via, un taglio netto dalle proprie radici che evita problemi di distribuzione: «Si tratta di non turbare la sensibilità». Vero, logico e poi il marketing della Casa Blanca si è abituato agli aggiustamenti e alle proteste che seguono. Non ci fa più caso.
Nel 2014, per molto meno, si scatenarono gruppi organizzati, tifosi traditi, fedeli offesi. Pure la banca di Abu Dhabi decise di non chiedere più censure, travolta dalla cattiva pubblicità. Stavolta gli spagnoli si sono abituati alle dinamiche di mercato.
Del resto il Real Madrid ha perso dopo 11 anni il primo posto della Money League, la classifica firmata Deloitte che stabilisce quale è il club più ricco ed è ora di intensificare la presenza nei territori di conquista. Oriente, Medio Oriente e India, la casa dei tifosi di domani, secondo ogni analista. Quelli di ieri si terranno la croce che in Europa resta come simbolo di una lunga storia.
La croce, come la corona, non nasce con lo stemma datato 1902, è un regalo, un’onorificenza concessa dal re Alfonso XIII nel 1920, poi persa con l’arrivo della Repubblica e reintegrata da Franco. Per non restare troppo incollati al volere del dittatore, nel 2001, la società ha fatto le ultime modifiche: tutto più tondo, lettere più spesse, croce più ricca, il blu del club che si mescola ai riferimenti originali.
I loghi cambiano, cercano una lingua comune e non c’è nulla di scandaloso. È lecito rifarli, stravolgerli, reinventarli perché i simboli servono a essere riconosciuti e non si può restare sempre gli stessi. Ma avere due stemmi diversi a seconda del Paese di esportazione non cambia la filosofia, annacqua il Dna.