nibali giro

DA “SQUALO DELLO STRETTO” A GAMBERETTO: IL GIRO NERO DELL' IRRICONOSCIBILE NIBALI - NEL TAPPONE DI IERI UNA NUOVA VIA CRUCIS IN SALITA - SI TEME UN VIRUS: "MI SENTO VUOTO"

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Cosimo Cito per “la Repubblica”

 

«Non sono io». Non è Nibali e non è il Giro di Nibali questa fatica immane e senza gioia cui aggiunge nuova pena la salita verso Fai della Paganella. A nulla serve aprire la corsa e spaccarla, mandare Chaves indietro, rovesciare la potenza di squadra su chi squadra non l' ha, ma in compenso ha quel che Nibali non ha adesso, la condizione, quel che nel ciclismo si chiama brillantezza.

 

VALVERDEVALVERDE

Potrebbe essere un guaio di salute, il dottor Magni lo accenna sull' uscio dell' albergo, dove Vincenzo si rifugia dopo la tappa, stravolto da attese andate tradite, oberato da un altro minuto e 47" patito da Valverde e Kruijswijk e ora quarto a 4'43" dalla rosa.
 

Stasera, dopo la tappa, analisi mediche approfondite a Milano cercheranno di capire cosa ha trasformato Nibali in un non-Nibali: un virus probabilmente. La testa al momento è staccata dal corpo, le gambe sono arrugginite. C' è solo la rabbia. Solo l' orgoglio. Benzina non a buon mercato ma insufficiente, forse, per arrivare a Torino.
 

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«Mi sento vuoto, non riesco a spingere quando occorre, eppure mi sento bene, non ho nessun problema particolare», e però il Giro è andato ed è in mano a un olandese, ed è la prima volta che accade.
 

La corsa spalancata di mestiere dall' Astana sulla Mendola isola davanti 10 uomini, dietro Chaves a remare quasi solo. Sembra fatta per il secondo posto, almeno, e si immagina la conta, oggi Chaves, venerdì Kruijswijk ed è fatta. Verso Fai i primi scricchiolii, poi sono colpi d' accetta all' anima gli scatti di Valverde, le risposte senza pensieri di Kruijswijk, Zakarin che lo scarta e lo lascia sul posto. Nibali a quel punto si mette a fare un lavoro gramo, ed è come se sulla bici, come nel mito platonico della biga, spingessero due forze contrastanti.
 

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Trascinamento fisico e desiderio di continuare a contare, ma questo Giro se ne va sulla coda di Zakarin, messo davanti da Kruijswijk, nemmeno fosse un compagno di squadra.
«Non so che pensare, la condizione c' è, mi sento al novanta per cento», questo può dire Vincenzo, questo è il poco che sa, ma com' è strano in bici, con le scarpe nere da calciatore degli anni Ottanta, e all' apparenza gonfio, e pallido anche, di un pallore che i ciclisti, costretti al sole da gennaio a ottobre, non hanno.

 

Adesso il podio è l' obiettivo massimo, assieme a una tappa, e poi ci saranno Tour, in appoggio ad Aru, e l' Olimpiade, ancora col non molto amato compagno di squadra sardo.

 

L' obiettivo minimo, salute permettendo, invece sarà arrivare a Cassano d' Adda, Pinerolo, Risoul e Sant' Anna di Vinadio, le ultime due tappe disegnate perfettamente, come il resto del Giro, sulle sue caratteristiche. In tutto questo dev' esserci un senso di colpa grande, quello di chi manca ad una festa preparata a lungo e lo stesso messa in piedi, aspettando te che non arrivi e non arriverai.
 

KRUIJSWIJCKKRUIJSWIJCK

Si riparte da Molveno con Kruijswijk ingiocabile anche per Chaves, secondo a 3 minuti, e di certo oggi accadrà poco, è tappa per velocisti, fortuna di Nibali. Valverde ha vinto la sua prima frazione al Giro a 36 anni suonati. Un tempo il Giro nemmeno, pur volendolo, avrebbe potuto correrlo per la squalifica comminatagli dal Coni italiano e valida solo al di qua delle Alpi.
 

Ma tutto, nella multiforme vita dell' ex Embatido, è trascorso: «Sono felice, ho avuto un solo giorno di crisi, ma dopo la crono ho ripreso a stare bene e questa è una grande vittoria». Vita c' è ancora nella lotta per il secondo posto e, duole dirlo, nell' assalto di Zakarin al quarto posto di Nibali, salvo al momento per 7 miseri, tristi secondi.

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