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UN CARAVAGGIO IN SOFFITTA? – TROVANO UN DIPINTO SOTTO IL TETTO, PER I FRANCESI E’ UN CARAVAGGIO – L’OPERA E’ “GIUDITTA CHE TAGLIA LA TESTA DI OLOFERNE”, E PUO’ VALERE 120 MILIONI – IL LOUVRE LA VUOLE, MA PER LA MASSIMA ESPERTA ITALIANA NON E’ UN CARAVAGGIO

Dario Pappalardo per “la Repubblica”

 

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C’è chi da infiltrazioni d’acqua in casa ricava solo guai e fatture da pagare. E chi, invece, scopre un’opera del Seicento. Magari un Caravaggio. O presunto tale. È accaduto a Tolosa, nel 2014. Marito e moglie sono costretti a far riparare il sottotetto. Gli operai intervengono e – voilà – trovano un dipinto che riposava in soffitta da almeno 150 anni: una Giuditta che taglia la testa a Oloferne. I collezionisti per caso si affidano all’expertise di Eric Turquin, un passato da Sotheby’s e poi, dal 1987, alla guida di un cabinet di attribuzioni privato con tanto di sito web ricco di pezzi in vendita e tariffe.

 

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Ieri l’annuncio a Parigi a favore dei media: «La Giuditta che taglia la testa di Oloferne è di Caravaggio. I proprietari sono discendenti di un ufficiale dell’esercito napoleonico», ha detto Turqin con buon piglio da storyteller. L’olio su tela di grande formato (144 x 173,5 cm) è «in uno stato di conservazione eccezionale».

 

Ci sarebbe già – ovviamente – una stima del dipinto: 120 milioni di euro. Il Louvre appare interessato all’acquisto e starebbe chiamando a raccolta i suoi mecenati per lanciare il crowdfunding.

 

Per mesi negli ambienti della storia dell’arte francese circolavano foto dell’opera. Tra gli studiosi prevaleva lo scetticismo. Intanto, per prudenza, il ministero della Cultura francese ha posto il divieto di esportazione per trenta mesi sulla Giuditta: inserita nella lista dei “tesori nazionali”, la tela sarà analizzata da un’équipe di studiosi terzi. Trascorsi due anni e mezzo, potrà essere venduta al migliore offerente.

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Ma è o non è un Caravaggio? Mina Gregori, massima esperta del pittore, che nell’ottobre del 2014 attribuì la Maddalena in estasi di una collezione olandese, sostiene di no. Di sicuro la Giuditta in questione è molto lontana da quella certa di Caravaggio di Palazzo Barberini, a Roma. Ma è molto simile a quella esposta a Napoli, a Palazzo Zevallos, nella collezione di Intesa San Paolo.

 

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Questa è attribuita a Louis Finson, fiammingo, che incrocia la sua biografia con quella di Caravaggio, morto nel 1610. Finson, attivo in Italia proprio nel primo decennio del Seicento, copia la Maddalena in estasi di Caravaggio (il quadro è ora al Museé des Beaux-Arts di Marsiglia) e, come risulta dal suo testamento del 1617, ad Amsterdam è in possesso di due opere di Merisi: la Madonna del Rosario (oggi al Kunsthistorisches di Vienna) e una Giuditta che taglia la testa a Oloferne, appunto.

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Per Turquin quest’ultima sarebbe proprio il dipinto presentato ieri alla stampa. Insomma, i colpi di scena attorno a Caravaggio – e a favore di telecamera e smartphone – continuano. Sollecitati anche da un mercato dell’arte occidentale asfittico, che, a caccia di nuove emozioni, punta verso oriente. La Maddalena in estasi ora è esposta a Tokyo. La Giuditta caravaggesca vedremo. Forse è il caso che, tra un tariffario e l’altro, non ci si dimentichi della storia dell’arte.

 

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