
BRUGNARO CON L’ACQUA ALLA GOLA – LA PROCURA DI VENEZIA HA CHIUSO LE INDAGINI SULLA PRESUNTA TANGENTOPOLI IN LAGUNA E CONFERMA LE ACCUSE DI “CONCORSO IN CORRUZIONE” AL SINDACO E AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI: IL DIRETTORE GENERALE, MORRIS CERON, E IL VICECAPO DI GABINETTO, DEREK DONADINI. TUTTI E TRE ADESSO RISCHIANO IL RINVIO A GIUDIZIO – AL CENTRO DELLE INDAGINI LA MAXI SPECULAZIONE TENTATA SUI TERRENI “I PILI” DI PROPRIETÀ DI BRUGNARO. “REPORT” AVEVA RICOSTRUITO I RAPPORTI TRA IL PRIMO CITTADINO E L’IMPRENDITORE CINESE, CHING CHIAT KWONG….
? La Procura di Venezia ha chiuso le indagini sulla corruzione nel capoluogo lagunare. Il sindaco Luigi Brugnaro e i suoi più stretti collaboratori, il capo di gabinetto Ceron e il vicecapo di gabinetto Derek Donadini, sono accusati di concorso in corruzione. pic.twitter.com/PP1tTuNReT
— Report (@reportrai3) February 15, 2025
Estratto dell’articolo di Antonio Fraschilla per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/cronaca/2025/02/15/news/inchiesta_corruzione_brugnaro_venezia-424005235/
Per i magistrati di Venezia c’è stata una grande tangentopoli che va dritta al cuore del Comune, coinvolgendo anche il sindaco Luigi Brugnaro e i suoi collaboratori più fidati. Dopo l’arresto la scorsa estate dell’assessore Renato Boraso, al centro di una serie di episodi con presunte tangenti in cambio di favori a privati che avevano a che fare con il Comune, adesso la procura ha chiuso le indagini e ha confermato le accuse di «concorso in corruzione» anche al primo cittadino e ai suoi più stretti collaboratori: il direttore generale Morris Ceron e il vicecapo di gabinetto del sindaco Derek Donadini. Che adesso insieme a Brugnaro rischiano il rinvio a giudizio.
La richiesta è praticamente scontata da parte dei pm, dopo che nelle cento pagine della chiusura indagini ricostruiscono punto per punto la vicenda che sullo sfondo ha la mega speculazione, poi saltata, sui terreni denominati I Pili di proprietà del sindaco.
luigi brugnaro in consiglio comunale
Un affare che valeva oltre 1,5 miliardi: sulla carta, perché poi è sfumato. Ma secondo i pm qualcosa di molto più concreto c’è stato, l’acquisto sotto prezzo dello storico Palazzo Papadopoli da parte dell’imprenditore cinese, Ching Chiat Kwong.
Lo scorso anno una inchiesta di Report, curata da Andrea Tornago e Walter Molino, aveva ricostruito il rapporto tra Brugnaro e l’imprenditore Kwong e alzato il velo sul conflitto di interesse. I magistrati nella chiusura delle indagini accusano il sindaco di concorso in corruzione con Donadini, «suo vice capo di gabinetto e contestualmente per anni gestore della società Porta di Venezia proprietaria dei terreni I Pili».
Donadini avrebbe «offerto all’imprenditore Kwong la vendita di 41 ettari di terreno, di proprietà di Brugnaro, prima in cambio del versamento di 85 milioni di euro, poi lievitati a 150 milioni di euro». Dietro l’aumento del prezzo ci sarebbe stata «la promessa di un raddoppio dell’indice di edificabilità dell’area, consentendo a Ching di ricavare circa 1,5 miliardi dalla vendita di unità immobiliari in progettazione».
Peccato però che quegli stessi terreni erano stati acquistati da Brugnaro nel 2016 per 5 milioni di euro e «messi in bilancio dalla stessa società del sindaco a 15 milioni di euro, considerando la destinazione urbanistica a verde pubblico».
LUIGI BRUGNARO - ILLUSTRAZIONE DI FRANCESCO FRANK FEDERIGHI
Ma qualcosa è andato storto: nel sottosuolo sarebbero state trovate sostanze inquinanti che avrebbero reso la bonifica troppo costosa. Nel frattempo «Brugnaro insieme a Morris e Donadini concordavano con Ching la cessione dell’immobile comunale Palazzo Poerio Papadopoli» di proprietà del Comune.
E cosa c’entra questo affare con la vendita dei terreni del sindaco? Secondo la procura Brugnaro «avrebbe detto a Ching che l’acquisizione del palazzo era necessaria per farlo conoscere alla popolazione veneziana attraverso investimenti immobiliari, anche su Palazzo Donà, prima di partire con l’acquisizione dei Pili».
Un suggerimento che si sarebbe concretizzato, con la conferma della corruzione in questo caso: Kwong acquista il Palazzo, ma a un prezzo sottostimato. Lo rileva alla cifra di 10,7 milioni di euro, «grandemente inferiore al valore di 14 milioni di euro stimato nel 2009 e confermato dal Comune nel 2016», scrivono i magistrati. [...]