autostrade florentino perez luciano benetton aspi

MA CHE BEL CASELLO! - I BENETTON PROVANO A RESPINGERE L’ASSALTO DEI FONDI GIP E BROOKFIELD CHE VOGLIONO SPACCHETTARE ATLANTIA CONSEGNANDO ABERTIS A FLORENTINO PEREZ - DOPO IL CLOSING E LA VENDITA DI “AUTOSTRADE PER L’ITALIA” ARRIVERANNO 8 MILIARDI E LA HOLDING FA MOLTA GOLA. MA LA FAMIGLIA DI PONZANO HA GIÀ PRONTA LA CONTRO OFFENSIVA, INSIEME A BLACKSTONE: UN’OPA DIFENSIVA INSIEME A BLACKSTONE - INTANTO IL TITOLO VOLA IN BORSA…

ATLANTIA AUTOSTRADE

1 - ATLANTIA: CORRE IN BORSA (+3,4%) MALGRADO NO DEI BENETTON

(ANSA) - Atlantia parte di corsa in Borsa malgrado il no dei Benetton, affiancati da Blackstone, a Gip e Brookfield, i fondi alleati del presidente di Acs Florentino Perez. Il titolo guadagna il 3,4% a 20,9 euro. Per quanto un'opa ostile trovi in teoria diversi ostacoli, tra i quali si ragiona anche su un possibile esercizio del golden power da parte del governo, l'idea del mercato è che Edizione possa valutare un'opa difensiva.

CARLO BERTAZZO

 

2 - ATLANTIA: PEREZ CONFERMA OFFERTA, BENETTON, NO A SPEZZATINO

Da www.ansa.it

 

Il gruppo spagnolo Acs di Florentino Perez conferma di aver fatto una proposta preliminare non vincolante alla holding dei Benetton, Edizione, per una possibile offerta per Atlantia. I Benetton si dichiarano contrari ad operazioni che portino ad uno ''spezzatino''. Piazza Affari fiuta la battaglia con l'offerta e la possibile risposta dei Benetton. Il titolo apre in Piazza Affari con un balzo del 10,7%.

alessandro e luciano benetton

 

3 - ATLANTIA IL NO DI BENETTON

Francesco Spini per “la Stampa”

 

Ci sono due punti fermi nella disfida appena cominciata su Atlantia, finita nel mirino di due grandi fondi internazionali e di Florentino Perez. Il primo è che i Benetton, attraverso la loro cassaforte Edizione, non hanno alcuna intenzione di mollare la presa.

 

Anzi: il gruppo delle infrastrutture di cui hanno il 33%, dicono, «ha natura strategica» e ne vogliono mantenere «il radicamento italiano». La loro idea è «preservare l'integrità del gruppo» e dunque alzano un muro di fronte allo «spezzatino» prospettato dai fondi Global Infrastructures Partners (Gip) e Brookfield, che valutano, pur senza «aver preso alcun decisione in merito», di presentare un'offerta.

FLORENTINO PEREZ - ACS

 

Con loro c'è, appunto, Perez che, con il suo gruppo Acs, mira alle autostrade spagnole di Abertis che la consocia Atlantia controlla col 50,1%. Il secondo punto fermo è che in questa storia ci sarà molto probabilmente un'Opa e forse non solo una. Chi muoverà per primo?

 

ABERTIS

Tutto lascia pensare che ad aprire le danze possa essere, in chiave difensiva, proprio la famiglia di Treviso affiancata da Blackstone, altro superfondo con cui la famiglia Benetton ha consuetudine e che tra l'altro rileverà il 24,5% di Autostrade per l'Italia. I comunicati ufficiali parlano di «discussioni» in corso tra Edizione e il fondo «quale partner» senza che al momento «siano stati raggiunti accordi con riguardo ad operazioni relative ad Atlantia». Eppure, secondo alcune indiscrezioni, ancor prima che tutto divenisse di pubblico dominio le difese erano già pronte a scattare.

ATLANTIA INVESTITORI

 

Che ci fosse un forte interesse per Atlantia e per la liquidità (8 miliardi) che essa riceverà con il closing, previsto entro il 5 maggio, della vendita di Aspi, alla famiglia era ben noto. La situazione si fa seria quando a marzo, Gpi e Brookfield - dopo un lungo studio preparatorio - approcciano Edizione «in modo non sollecitato» e «il 3 e il 23» del mese, come i fondi puntualizzano in un comunicato, incontrano i rappresentanti della holding guidata dal presidente Alessandro Benetton e dall'ad Enrico Laghi.

 

abertis

I due fondi parlano del loro progetto di acquisizione con la famiglia, che lo giudica fin dal primo momento ostile perché avvertito come alternativo alla permanenza di Edizione - che ne uscirebbe quantomeno assai ridimensionata - e per lo spezzatino previsto non solo con la dismissione di Abertis in direzione Acs, ma anche di altri asset del gruppo.

 

Insomma: un «break up» vero e proprio. Fonti vicine ai due fondi e Acs ieri parlavano invece di un progetto amichevole che, oltre al delisting e alla cessione spagnola, prevederebbe uno sviluppo della società su tre direttrici: aeroporti, ferrovie e servizi alla mobilità. Insomma evitano di mostrarsi ostili, sebbene il loro progetto resti eterodosso rispetto ai piani di Treviso.

 

ATLANTIA

Ciò detto, il primo tentativo di dialogo dei due fondi e di Acs con i Benetton finisce con un diniego finale alla «proposta preliminare non vincolante» presentata il 30 marzo. Edizione nella nota diramata ieri spiega di aver comunicato a Gip e Brookfield di «non ravvisare nel progetto» elementi «di interesse alla luce del proprio orientamento strategico».

 

Ma intanto i Benetton corrono ai ripari. I due fondi respinti non solo vengono a sapere che Blackstone è in campo con Edizione, ma anche che una loro Opa difensiva (con cui togliere Atlantia da Piazza Affari e metter fine alla caccia grossa) sarebbe stata programmata a breve, addirittura per la settimana di Pasqua, la prossima, a un prezzo - secondo alcune indiscrezioni - di 22 euro per azione che, rispetto ai corsi di fine marzo, avrebbe portato a un premio di oltre il 20%.

ALESSANDRO E LUCIANO BENETTON

 

L'operazione, se mai è stata in calendario, viene però disturbata dall'uscita delle prime voci, mercoledì, sull'interesse di Perez e dei due fondi. Anche perché in Borsa, dove dal 7 marzo la salita di Atlantia prosegue pressoché ininterrotta, il titolo corre: in giornata tocca il record dal febbraio 2020 a 21,26 euro, poi a sera si ferma a 20,30, +6,87%. Tutto da rifare. Gli schieramenti in campo si preparano.

 

florentino perez

Al fianco di Edizione e Blackstone come advisor ci sono Mediobanca, Goldman Sachs e Jp Morgan. Gip e Brookfield contano sui consigli di Credit Suisse, Morgan Stanley, Citi e Rothschild. Tutto lascia presagire una partita fatta di offerte e rilanci. Anche se molti addetti ai lavori prevedono un finale con un grande tavolo in cui tutti gli attori proveranno a trovare un posto in un'unica commedia corale. Ma prima, un braccio di ferro a colpi di miliardi appare inevitabile.

ABERTIS1ABERTIS LOGO

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?