alberto nagel luciano cirina philippe donnet francesco gaetano caltagirone generali

GENERALI PRONTI ALLA BATTAGLIA - A POCO PIÙ DI UN MESE DALL’ASSEMBLEA DEL LEONE, LE TRUPPE SONO SCHIERATE: DA UNA PARTE NAGEL E DONNET, DALL’ALTRA CALTAGIRONE E DEL VECCHIO. CHI VINCERÀ? LO DECIDERÀ IL MERCATO: SARANNO DETERMINANTI I FONDI ESTERI “MINORI” E IL 3,9% DEI BENETTON - LA GROSSA INCOGNITA DELLO SFIDANTE LUCIANO CIRINÀ: NON SI ERA MAI VISTO UN MANAGER CHE TRADISCE IL CAPO E LO SFIDA A DUELLO - DONNE E INDIPENDENTI: LE POLTRONE SICURE

Andrea Greco per “la Repubblica - Affari & Finanza”

 

LE LISTE DEI CANDIDATI PER IL CDA GENERALI

A 39 giorni dall'assemblea Generali della vita, 26 nomi e due liste rivali sono in campo per aggiudicarsi la gestione dei 680 miliardi al lavoro nei forzieri triestini.

 

Sono capitanate dal primo e (sorpresa) dal quarto manager della compagnia, che sfida il capo e dà nuove tinte scespiriane a quella che da mesi campeggia come la contesa finanziaria italiana del decennio almeno.

 

generali

Sono in ballo dodici posti del cda, mentre un altro andrà alle minoranze dei fondi. In settimana sarà presentato a Milano il "contropiano strategico" con cui la lista Caltagirone chiederà il voto agli investitori istituzionali, decisivi per la vittoria. Alla conta del 29 aprile sono attesi fino al 25% del capitale, una terza fazione poco più grande rispetto alle due rivali.

 

PHILIPPE DONNET

Da una parte Mediobanca (17,3%), De Agostini (1,4%) e forse Cassa Forense (1%), a sostegno della lista del cda uscente; dall'altra gli sfidanti Caltagirone (atteso sopra al 9%), Delfin (8,2% oggi) e probabilmente Fondazione Crt (1,7%).

 

Da tanti segnali, non ultimo lo stuolo dei consulenti in manovra sui due fronti, è evidente che i blocchi, appaiati attorno al 20%, faranno tutto ciò che è possibile per finire con un voto in più.

 

luciano cirina

Vince chi ottiene la fiducia dei fondi esteri: l'ad Philippe Donnet per il terzo mandato, il capo di Generali nei 12 Paesi Est europei Luciano Cirinà, per il ribaltone interno.

 

Sarebbe clamoroso, anche perché il cda in carica parte in lieve vantaggio, per il consenso guadagnato negli anni sul mercato a suon di utili e cedole, oltre che per la situazione "bellica", che induce a inerziale prudenza chi investe.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Ma il braccio di ferro di aprile, con ogni probabilità, non concluderà la sfida lanciata tre anni fa da Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio alla Galassia del Nord, come la si chiamava un tempo. I due imprenditori hanno ambizioni, denari e soprattutto perseveranza sufficienti per riprovare a sparigliare i tavoli in caso di sconfitta: a Trieste o magari in Piazzetta Cuccia, dove il cda guidato da Alberto Nagel va al rinnovo nell'ottobre 2023.

 

CLEMENTE REBECCHINI

Intanto, le liste dei candidati, finalmente disponibili dopo due mesi di voci, corteggiamenti, contatti (e diversi no grazie). La prima cosa, evidente affiancando le due liste, è che la competizione strenua ha alzato la qualità degli elenchi, con rappresentanza dei generi e dei membri indipendenti superiori alle medie nazionali ed europee. La lista del cda ha il 77% di nomi "indipendenti" in base al Codice di governance italiano, più del 66% medio di Piazza Affari e anche del 70% medio britannico.

 

La componente femminile è al 54%, contro un 39% medio italiano e un 33% di Germania e Regno Unito. La lista Caltagirone ha un 85% di indipendenti e un 46% di donne su 13 nomi.

leonardo del vecchio

 

Anche le competenze, variamente suddivise tra finanza e rischi, tecnologia, governance, Esg, appaiono ben mescolate nelle due liste. Tuttavia, se l'obiettivo è attirare i voti stranieri, non sono molti i nomi di richiamo.

 

Nella lista degli uscenti, oltre a Donnet - reduce da due piani strategici del Leone in cui ha rispettato gli impegni - probabilmente Clara Furse, ex capa della Borsa di Londra inserita come indipendente. Nella lista Caltagirone, probabilmente Claudio Costamagna, già banchiere di successo in Goldman Sachs, poi presidente di Salini Impregilo e Cdp, infine imprenditore assicurativo con Revo-Elba.

 

luciano cirina

La sua esperienza sui mercati potrebbe valere anche in caso di grandi dossier di fusioni, che sono un pallino di Caltagirone e Del Vecchio per far tornare Generali "ai fasti di un tempo". Purtroppo Costamagna, come pure l'ad sfidante Cirinà, non entrerà in cda se la loro lista arrivasse seconda: i posti garantiti ai secondi sono i primi tre, quindi Caltagirone, l'economista della Sapienza Marina Brogi, l'ex dirigente di Terna, Tim, Ntv e imprenditore Flavio Cattaneo.

 

ANDREA SIRONI

Alla stessa stregua, i tre nomi "sicuri" per il cda uscente sono il nuovo candidato presidente Andrea Sironi, economista e presidente della Borsa Italiana; il manager di Mediobanca Clemente Rebecchini (nome che consente alla banca prima azionista di consolidare "per linea" circa 300 milioni di utile annuo del Leone); e l'ad francese in carica, ma è tutto da vedere che rimanga come mero consigliere in caso di sconfitta.

 

I primi 10 posti in gioco andranno alla lista più votata. Ed eventualmente un posto a quella dei gestori, che candiderà ancora Roberto Perotti per le minoranze, ma che solo se è votata da almeno il 5% del capitale potrà eleggerlo.

 

CLAUDIO COSTAMAGNA

Caso improbabile, dato che il Comitato gestori sta avviando le procedure per la lista con solo l'1% di azioni Generali aderenti. Poi c'è il caso Cirinà, manager con esperienza trentennale in azienda, nato a Trieste e ben visto dai dipendenti "locali", ma che ha il limite di aver condiviso, per nove mesi e fino a 20 giorni fa, tutti i passaggi del piano strategico annunciato da Donnet il 15, presentazioni comprese. Da settimana scorsa Cirinà è in aspettativa.

 

ROBERTO PEROTTI

Per evitargli sorprese legali, si ritiene che non potrà usare i dati riservati interni di cui è a conoscenza: e che il "contropiano", a cui lavora da settimane Bain & Company e che uscirà a giorni, sarà basato solo su dati pubblici. L'obiettivo sarà migliorare le promesse di Donnet, che mira a una crescita del 6-8% degli utili annui composti in tre anni, e a cedole cumulate tra 5,2 e 5,6 miliardi (4,5 miliardi nel 2019-21).

 

Dopo nomi e numeri, i proxy advisor Iss, Glass Lewis e Frontis Governance daranno le loro indicazioni verso il 10 aprile: anche perché la record date per depositare le azioni al voto è piuttosto anticipata (14 aprile). Gran parte degli investitori istituzionali, specie esteri, le rispettano pedissequamente. La contesa tra le due liste "lunghe", in classica modalità proxy fight, di solito induce gli istituzionali a schierarsi su una delle due liste, anziché a votare quella di minoranza; un modo per determinare la governance.

 

luciano cirina

Con quale dei due contendenti, si vedrà: in genere i proxy advisor preferiscono la lista del cda uscente. A monte di queste indicazioni, i consulenti ai rapporti con il mercato dei contendenti - Morrow Sodali per Generali, Georgeson per Caltagirone - provano dietro le quinte a ipotizzare scenari di voto. Detto che l'affluenza in assemblea è stimata attorno al 65%, e che si vince con il 25-30% delle preferenze, sarà decisivo il voto del 25% circa di fondi attesi.

 

Assogestioni punta al 5%, ma avendo i gestori italiani solo l'1% di Generali l'obiettivo è raggiungibile solo se Benetton (3,9%) appoggerà la lista delle minoranze, come tre anni fa (l'alternativa per la dinastia veneta sarebbe il sostegno alla lista di Caltagirone, anche perché la voterà probabilmente Del Vecchio, con cui rapporti di stima e vicinanza sono pluridecennali).

 

I grandi fondi come Blackrock, Vanguard, Norges, Fidelity, State Street potrebbero appoggiare ancora la lista di Donnet, interlocutore affidabile dal 2016. Resta un 12% circa, di cui il 2% è in mano ai risparmiatori, quelli che da sempre vanno in assemblea e stanno col cda, se paga le cedole (ma anche stavolta l'assemblea sarà in remoto, e in più c'è l'incognita "triestina" dello sfidante Cirinà).

 

generali

Resta circa un 10% in capo ai fondi "minori", e sarà proprio la quota decisiva. La sensazione è che serviranno notizie forti per capovolgere l'inerzia, aumentata dal dramma della guerra. Ma in ogni caso, la lotta continua. Così assicurano da tempo i due sfidanti Caltagirone e Del Vecchio, che sono - non per caso - l'azionista numero due e numero uno di Mediobanca, con quote rispettive di quasi il 5% e del 19,4%. Dallo scalpo di Donnet allo scalpo di Nagel.

 

 

 

 

 

Articoli correlati

GENERALI ALL\'ARIA: SECONDO DUE FONDI DI INVESTIMENTO, SOCI IMPORTANTI DEL LEONE DI TRIESTE

SIAMO CIRINA O GENERALI? LA TENSIONE E ALLE STELLE DOPO LA MOSSA A SORPRESA DI CALTAGIRONE...

\'ABBIAMO MANTENUTO LE PROMESSE\' - DONNET GONGOLA E PRESENTA I CONTI RECORD DI GENERALI

LUCIANO CIRINA CON UN COLPO A SORPRESA SI CANDIDA ALLA GUIDA DI GENERALI TRADENDO IL CAPO DONNET

 

luciano cirina luciano cirina

 

luciano cirina sede generali milanoluciano cirina

 

Ultimi Dagoreport

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…