CAPITALISMO DI P-RELAZIONE - UN TEMPO I PATTI DI SINDACATO SERVIVANO AL SISTEMA MEDIOBANCA MESSO SU DA CUCCIA PER CONTROLLARE IL POTERE DELL’ECONOMIA ITALICA, DALLA FIAT A RCS – MORTO CUCCIA, SONO DIVENTATI IL PUNTELLO DI EQUILIBRI MALATI DOVE GLI INTRECCI SERVONO SOLO A GARANTIRE LA SOPRAVVIVENZA DI POCHI - OGGI GLI ACCORDI VALGONO 11 MLD € MA CONTROLLANO GLI INCROCI PRINCIPALI DELLA BORSA…

Stefano Righi per il "Corriere Economia - Corriere della Sera"

Valgono 11 miliardi di euro. Ma producono un effetto moltiplicatore elevato, al punto che, con un controvalore pari a circa il 2,75 per cento della capitalizzazione della Borsa italiana, ne controllano molti degli incroci principali. Sono i patti di sindacato, per anni segno distintivo del capitalismo italiano, fatto di relazioni consolidate e di salotti buoni, giunti anche loro davanti alla necessità di un ripensamento.

I cinque principali gruppi che si avvalgono nella loro architettura societaria di accordi di sindacato - ovvero di impegni a non vendere per un certo periodo di tempo le azioni apportate, o di farlo solo a determinate controparti e ad esprimersi unitariamente in assemblea - vincolano ai patti quote rilevanti di capitale, appunto gli 11 miliardi, ma soprattutto innescano un meccanismo a cascata di ampie dimensioni che ha condizionato e condiziona l'operatività stessa di buona parte delle aziende quotate in Italia.

Se ne distinguono due generi: uno diretto, proprio nella partecipata (Mediobanca, Rcs Mediagroup che edita questo giornale e Pirelli) e uno mediato che governa un soggetto giuridico diverso, che a sua volta è azionista importante della società target (Telco in Telecom Italia e Sintonia in Atlanta). La sostanza non cambia. Ma è cambiato l'intero contesto di riferimento, tanto che più d'uno si chiede quale sia il futuro di questo tipo di accordi.

DA LONTANO
Nel passato la funzione è stata chiara e strategica. Accordi sottoscritti in tempi lontani hanno garantito l'uscita da crisi importanti, come nel caso della Rizzoli nel 1982, più di trent'anni fa. Oppure in Telecom Italia dove, dopo la privatizzazione, si avvertì la necessità di creare un «nocciolino duro» per garantire stabilità e governabilità a un'azienda strategica nel panorama nazionale.

E lo stesso è valso, in passato, per Mediobanca. Ma oggi? Proprio la scorsa settimana è stato rinnovato l'accordo tra i soci di Pirelli, che hanno però ridotto da uno a tre anni la durata del loro agreement. Non è un segnale da poco: davanti a business estremamente volatili, con incerti punti di riferimento, che senso ha limitare la libertà di movimento del singolo socio, dov'è l'interesse premiante? Ragionamento che si può condividere.

Più di un anno fa, Mediobanca pose la questione nel consiglio di amministrazione delle Assicurazioni Generali. Il Leone di Trieste non è retto da un patto, ma quote importanti di capitale sono in portafoglio a grandi gruppi finanziari e industriali. Questo per dire che le recenti dichiarazioni dell'amministratore delegato Mario Greco sulla gestione delle quote nelle società partecipate dalle Generali viene da lontano, appunto dai tempi di Giovanni Perissinotto. Il trend appare delineato: vincoli triennali in assenza di particolari criticità aziendali risultano quasi anacronistici. E così talune partecipazioni non core.

Il caso di Sintonia è invece di attualità. La holding del gruppo Benetton, controllata da un patto di sindacato - vedi illustrazione -, ha in portafoglio il 46,4 per cento di Atlantia, l'ex Autostrade e anche il 34,9 per cento di Gemina. Le due stanno fondendosi - ci sarà un'opa di cui è evidente la regia - in un'operazione da oltre 11 miliardi di euro che dovrebbe dar vita prima dell'estate alla super holding delle infrastrutture in concessione in Italia, capace di controllare dal casello autostradale sotto casa all'aeroporto di Fiumicino.

Certo, la stabilità di una governance e un approccio all'investimento industriale di medio-lungo periodo sono valori da perseguire, ma a quale prezzo in una società sempre più liquida e in assenza di punti di riferimento? Ci sono casi particolari, le crisi, settori strategici, anche il momento dell'esordio sul listino di Borsa può essere compatibile con accordi di sindacato, consigliati in molti casi, ma nella normalità della vita di una società rappresentano sempre più un'anomalia.

Un esempio da considerare viene dalle banche. Parallelamente alla privatizzazione dei principali istituti di credito negli anni Novanta del secolo scorso sono nate le Fondazioni, divenute azioniste di riferimento dei grandi attori del sistema bancario italiano: da Intesa Sanpaolo a Unicredit fino al Monte dei Paschi di Siena. Vent'anni di azionariato stabile, attraverso crisi profonde e trasformazioni epocali, senza nessun patto di sindacato. Se Unicredit e Intesa stanno in piedi senza che una sola azione sia vincolata in un accordo parasociale, l'impresa può riuscire anche ad altri.

 

 

MARCO TRONCHETTI PROVERA Pirelli re - marchioFranco BernabèLogo "Telecom"Angelo ProvasoliRCS Fabio Cerchiai ADS LOGO ATLANTIA

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…