DOPO LA TEMPESTA, L'ALTALENA - IERI PIOGGIA DI VENDITE SULLE BANCHE: ''SONO I FONDI ARABI A VENDERE, CERCANO DI COMPENSARE IL CROLLO DEL GREGGIO'', ''NO, È LA SPECULAZIONE CHE COLPISCE LE BANCHE VISTO CHE I BTP ITALIANI SONO PROTETTI DA DRAGHI'' - OGGI SI FA SU E GIÙ TRA SEGNI NEGATIVI E POSITIVI
1. BORSA: MILANO GIRA IN CALO (-0,8%) CON LE BANCHE
(ANSA) - Piazza Affari inverte la rotta con le banche. L'indice Ftse Mib cede lo 0,82% a 17.269 punti frenato da Unicredit (-1,75%) ed Mps (-2,38%) che scivolano in territorio negativo insieme a Bper (-4,49% teorico) e Ubi (-2,86%) sospese per eccesso di volatilità. Giù anche Bpm (-1,4%), mentre Banco Popolare (+3,4% teorico), viene congelata al rialzo.
2. LE BANCHE ITALIANE NELLA TEMPESTA
Rodolfo Parietti per “il Giornale”
Tempesta era, e tempesta è ancora, con Piazza Affari sempre meno in grado di opporre resistenza all' onda delle vendite che continuano a scaricarsi soprattutto sulle banche.
Un' altra giornata ad altissima tensione, nervosa e volatile, che ha visto Milano retrocedere di un altro 2,85% (10 miliardi di euro bruciati, Ftse Mib ai minimi da settembre 2013), dopo una picchiata a -4%, tra ripetute sospensioni per eccesso di ribasso, mentre le altre piazze europee hanno limitato i danni tra l' 1 e il 2% di perdite.
La diversa consistenza dei cali è un' ulteriore conferma che il mercato tricolore, oltre alle turbolenze internazionali, deve fronteggiare difficoltà tutte interne. Note quelle che riguardano le banche, impegnate in un difficile processo di aggregazione, in un' altrettanto ardua gestione delle sofferenze e appesantite dalle incognite sul varo della bad bank.
Tutto ciò giustifica i 35 miliardi di capitalizzazione evaporata da inizio anno, e l' ennesima seduta di passione vissuta ieri (-5,90% l' indice di settore), in particolare da titoli come Banco Popolare (-10,02%), Bper (-8,28%), Ubi (-8,99%)?
C' è chi sostiene che la speculazione, non potendo più attaccare l' Italia dal versante dello spread grazie allo scudo Bce, se la stia prendendo con le banche. Possibile, anche se la pistola fumante non c' è. Preoccupa, semmai, che questo ormai sistematico tiro al piccione avvenga senza uno stormir di fronda da parte del governo, più occupato a rintuzzare la fronda interna sulle unioni civili, e con Renzi ancora occupato nel suo Africa Tour. Una voce c' è, per la verità, ma è quella debole del ministro Padoan, inascoltato a Bruxelles, figuriamoci dagli speculatori.
Del resto, ormai stantio il refrain che riconduce i dissesti borsistici a livello globale da inizio d' anno alla frenata della Cina (ieri il governo ha tagliato le stime di crescita 2016 al 6,5-7%, dopo il +6,9% dello scorso anno) e al petrolio cheap, nelle sale operative si tirano fuori altri market killer.
ali al naimi ministro saudita del petrolio
Così, c' è il sell off che ha come matrice i potenti fondi sovrani mediorientali, impegnati a tamponare le falle che si sono aperte nei bilanci nazionali proprio a causa della picchiata delle quotazioni del greggio. Certo non è una tesi nuova, ma sarà sempre buona finchè il prezzo del barile non risalirà in modo sensibile. A poco servono recuperi spot, come quello di ieri (a New York +6%, a 31,42 dollari) malgrado in gennaio le scorte Usa siano salite di 7,8 milioni di barili, il picco più alto dal 1930.
Nelle sale operative c' è però chi fa notare come le vendite potrebbero essere riconducibili ai timori di una imminente recessione mondiale. Di sicuro, la Federal Reserve ha assunto un atteggiamento più guardingo. Nonostante in gennaio siano stati creati 205mila posti di lavori in gennaio, ieri il presidente della Fed di New York, William Dudley, non ha esitato a parlare di condizioni finanziarie molto più irrigidite da quando la banca centrale Usa ha alzato i tassi.
«I responsabili di politica monetaria dovranno prendere in considerazione la persistenza del fenomeno». Ovvero: se l' aria non cambia, di altre strette non se ne parla per quest' anno. I future sui Fed Fund indicano un 10% di possibilità di una stretta in marzo. Praticamente, chance nulle.