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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SI PUÒ BATTERE. DIVENTANDO SUPER-UOMINI – LO SCENARIO FUTURISTICO TRATTEGGIATO DA PAOLO ARDOINO, CEO DELLA CRIPTOVALUTA “STABLECOIN” TETHER: “ABBIAMO BISOGNO DI UN CO-PROCESSORE MATEMATICO DIRETTAMENTE COLLEGATO CON IL NOSTRO CERVELLO, CHE CI AIUTI A PENSARE MOLTO PIÙ VELOCEMENTE. SE RIUSCISSIMO A DOTARE IL CERVELLO UMANO DI UN ACCESSO AD ALTISSIMA VELOCITÀ A TUTTE LE INFORMAZIONI DISPONIBILI SUL PIANETA, E DI UNA POTENZA DI CALCOLO MIGLIAIA DI VOLTE SUPERIORE AVREMO L'OPPORTUNITÀ DI RIMANERE LA SPECIE PIÙ INTELLIGENTE SULLA TERRA…”
Estratto dell’articolo di Marcello Bussi per www.milanofinanza.it
Tether è la stablecoin più diffusa al mondo con 400 milioni di utenti, vanta una capitalizzazione di mercato di 138,2 miliardi di dollari e nel 2024 ha messo a segno un utile netto superiore ai 10 miliardi di dollari.
Con numeri del genere è inevitabile che abbia cominciato a investire in altri settori. Tra questi, l'Intelligenza Artificiale. Il ceo Paolo Ardoino ha una visione radicale del futuro legato all’AI […].
N.B.: l’intervista è stata fatta prima che si scatenasse il ciclone DeepSeek. Al riguardo, Ardoino ha per ora rilasciato a milanofinanza.it questa dichiarazione: «DeepSeek è un game changer. Dimostra come l'approccio allo sviluppo AI utilizzato fino ad oggi è un approccio non scalabile basato sulla sola forza bruta. Da oggi bisognerà investire di più nella ricerca e sviluppo di nuovi algoritmi e metodi rispetto a comprare il maggior numero possibile di GPU. Tether sta già lavorando da un anno alla sua piattaforma AI ottimizzata per l'efficienza».
Domanda. L’argomento di cui tutti parlano è l’AI. Pensi che riuscirà a superare l’intelligenza umana? E che conseguenze avrà tutto questo?
Risposta. Dobbiamo pensare soprattutto a come l'intelligenza artificiale cambierà il mondo del lavoro. Sicuramente, per esempio, l’AI sarà parte fondamentale del cervello dei robot umanoidi.
Tesla li sta già producendo e, nei prossimi 5 anni […] ogni azienda automobilistica ne produrrà una propria versione. Perché un’impresa, nell’automotive, ha già la catena di montaggio e l’esperienza ingegneristica per produrre tutte le piccole componenti che servono a realizzarli.
Ci sorprendiamo già di cosa fa l’AI oggi: immaginate cosa farà tra 5 o 10 anni, e poi pensate a cosa potrà fare, se integrata in un robot umanoide.
[…] L'AI sa già programmare molto bene, molto presto sarà davvero in grado di automigliorarsi, e non ho dubbi che in futuro scriverà codice in modo 10 volte più efficiente ed efficace del miglior programmatore sulla faccia della Terra.
Io stesso mi ritengo un ottimo developer, ho una trentina d’anni di esperienza, eppure sono pragmaticamente consapevole che nei prossimi anni l’AI sarà in grado di compiere questo tipo di lavoro meglio di me.
D. Ma l’AI non ha la creatività dell’uomo.
R. Poco importa. L’80% dei lavori al mondo, per l’80% del tempo, non richiedono una creatività estrema, ma “solo” la capacità di pensare in modo obiettivo e di eseguire correttamente dei compiti.
Sicuramente verrò criticato per questa affermazione, ma ritengo importante essere estremamente obiettivi, se si vuole analizzare l’impatto di una tecnologia sull’intera società.
La linea di confine tra la creatività umana e la “simulazione” artistica fatta da un’AI, per esempio, è già oggi molto sottile. Credo quindi sia probabile che nei prossimi 5-10 anni non riusciremo più a capire se una produzione artistica sarà stata creata dall’uomo o da una macchina.
D. Quindi l’uomo rischia di diventare irrilevante?
R. L'intero mondo del tech sta investendo cifre incredibili in intelligenze artificiali che potrebbero soppiantare l'uomo in tanti settori. Per quanto varie regolamentazioni cercheranno di limitare gli effetti negativi sulla società, la realtà dei fatti è che provare a limitare questa rivoluzione sarà come usare un cucchiaino per svuotare un oceano.
Per continuare a essere rilevante, l'uomo dovrà essere in grado di pensare e creare in modo più complesso rispetto a ciò che è capace di fare oggi. Abbiamo bisogno di un co-processore matematico direttamente collegato con il nostro cervello, di qualcosa cioè che ci aiuti a pensare molto più velocemente.
Il cervello umano, per quanto incredibile, è limitato. Estremamente creativo, ma modesto quanto a capacità di elaborazione. Se noi riuscissimo a dotarlo di un accesso ad altissima velocità a tutte le informazioni disponibili sul pianeta, e di una potenza di calcolo migliaia di volte superiore a quella attuale, potremmo ideare, creare, scoprire e innovare più velocemente, ma soprattutto avremo l'opportunità di rimanere la specie più intelligente sulla Terra.
Cosa non scontata, se non ci evolveremo più rapidamente delle macchine. La disparità di intelligenza che oggi esiste tra un pesce e un uomo, in futuro potrebbe esserci tra l'uomo e un robot intelligente. E per assurdo stiamo noi stessi creando le condizioni che possono condurci a quel futuro.
D. Un attimo, mi gira la testa. Ho capito bene che la soluzione per salvare l’umanità sarebbe…
R. Con un chip collegato al nostro cervello, potremmo essere in grado di unire la creatività innata della mente umana con una grandissima capacità di calcolo. Questo approccio, per esempio, potrebbe permettere agli scienziati di avere una comprensione più profonda e precisa dell'universo, della fisica, del nostro stesso corpo, dell'ambiente in cui viviamo, il tutto a una rapidità esponenzialmente superiore rispetto ai processi attuali.
D. Non potresti fare un esempio del futuro che ci aspetta?
R. Faccio un esempio semplice, per illustrare qual è la questione di fondo. Tu sei un giornalista. Immagina di voler scrivere un articolo: lo pensi, lo elabori nella tua mente, poi devi scriverlo con le dita sul computer in una lingua (l’italiano, nel tuo caso), poi lo rivedi con i tuoi occhi, pensi, dopo ancora con le dita scrivi per cambiarlo.
Ci vogliono delle mezz’ore, e alla fine il pensiero iniziale che avevi in mente è comunque molto più dettagliato e pieno di colori ma è stato diluito dalla compressione intrinseca data dal linguaggio naturale. Quest’ultimo può esprimere solo l’approssimazione di un pensiero, in quanto l’insieme completo dei termini disponibili è limitato.
Per essere completamente espressiva, una lingua dovrebbe contenere infiniti termini […]. Impossibile, non praticabile ovviamente.
[…] Oppure pensiamo al concetto di amore: abbiamo è una sola parola che non può rappresentare l'infinità di declinazioni del sentimento. Immagina la complessità descritta sopra e applicala al contesto della ricerca scientifica. Se invece potessimo fare tutte queste elaborazioni nella nostra mente, […] il messaggio sarebbe incredibilmente più preciso. Più utilizziamo sistemi esterni (incluso il linguaggio naturale - l’italiano, l’inglese, il cinese…), più questi condizionano e riducono la precisione del risultato.
D. Beh, però non è così importante che il mio pensiero venga rappresentato in modo perfetto alla velocità della luce...
R. Di nuovo, immagina la potenzialità di questo miglioramento per l’avanzamento delle scienze. […] Ovviamente, è cruciale che questo tipo di tecnologia potenzialmente invasiva sia di dominio pubblico e non di proprietà di poche entità. Tether ha infatti l'interesse di svilupparla in modo aperto e open source, collaborando con le università di tutto il mondo. Capisco che possa sembrare fantascienza, ma sono convinto che nei prossimi decenni questa evoluzione sarà inevitabile.
D. Forse è meglio passare a qualche domanda più terra terra e dai risvolti più immediati: che cambiamenti porta l’AI nel settore delle criptovalute? E questi token legati all’AI come Artificial Superintelligence Alliance sono una cosa seria o solo il tentativo di sfruttare l’hype del momento come ai tempi delle dot.com?
R. Non sono un grande fan dei token legati al mondo AI. L’Intelligenza Artificiale non ha bisogno di nuove criptovalute per funzionare. Anzi, oggettivamente può già utilizzare tutto ciò che è esistente oggi, dalle stablecoin come USDt, a Bitcoin, alle transazioni tramite sistemi di pagamento più tradizionali. Sfortunatamente, spesso nel mondo delle criptovalute succede che si vogliano sfruttare i nuovi trend, associando a ogni progetto un nuovo token. Consiglio di starci attenti.
[…]
D. Per quanto riguarda la regolamentazione dell’AI, nell’Unione Europea a che punto siamo? Come al solito l’Europa si preoccupa più di regolamentare invece di innovare?
R. L’UE sta cercando di regolamentare l’AI senza capirla, e i suoi politici “vendono” questo approccio come un modo di proteggere i cittadini, ma in realtà la rivoluzione portata dall’AI è globale e non può essere fermata. Per l’Europa, quindi, c’è il forte rischio di rimanere fanalino di coda di un mondo che si muove inesorabilmente verso il futuro. Quanto sto dicendo è supportato da fatti. Basti guardare i dati relativi agli investimenti tecnologici in aziende e startup europee.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
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chip nel cervello 2
optimus robot tesla 6
chip neuralink nel cervello
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PAOLO ARDOINO