IL "MONTE" NON TROVA UN PARTNER MA VA A RUBA – IL TESORO HA INCASSATO 650 MILIONI DI EURO VENDENDO UN ALTRO 12,5% DI MPS – PER PIAZZARE 157 MILIONI DI AZIONI C'È VOLUTO MENO DI UN'ORA: MERITO DEGLI ALTI TASSI E DEI 2 MILAIRDI DI UTILI DELL’ISTITUTO NEL 2023 – AL MEF RESTA IL 26,7% DEL CAPITALE. COSA NE FARÀ GIORGETTI? IL PROGETTO PER UN TERZO POLO BANCARIO RESTA COMPLICATO, CON IL NO DI BANCO BPM. LE VOCI DEGLI INVESTITORI SULLA PISTA UNICREDIT: “ORCEL È PIÙ ATTENTO ALLE SIRENE DELLA POLITICA DI QUEL CHE VUOL FAR CREDERE”
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
Con i tassi (e i ricavi delle banche) che virano al ribasso, per il Tesoro era arrivato il momento di fare una scelta. Insistere nella ricerca del partner stabile per il Monte dei Paschi o vendere al miglior prezzo possibile un altro pacchetto della banca senese? Giancarlo Giorgetti ne ha discusso a lungo con Giorgia Meloni e infine ha scelto la seconda strada.
[…] l'azionista pubblico ieri ha venduto sul mercato il 12,5 per cento. La procedura è la stessa che a novembre consentì la vendita di una prima tranche di un quarto del capitale. Si chiama accelerated bookbuilding e permette di piazzare grandi quote nel giro di poche ore.
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI
È lo stesso di allora anche il pool di banche incaricato dal Tesoro di trovare i clienti: Bank of America, Citigroup, Jeffries, Mediobanca. A novembre lo Stato incassò meno di tre euro ad azione. In base ai prezzi di ieri, il Tesoro ha incassato 4,15 euro ad azione (4,26 euro la chiusura a Piazza Affari di ieri) per tutto 650 milioni. Abbastanza per recuperare quanto investito nell'aumento di capitale del 2022 (1,6 miliardi).
Per trovare i compratori di 157 milioni di azioni c'è voluto meno di un'ora: merito degli alti tassi e dei risultati della banca, che a febbraio ha annunciato utili nel 2023 per oltre due miliardi di euro.
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
[…] all'azionista pubblico resterà in mano il 26,7 per cento del capitale della banca. L'impegno con l'Unione europea alla completa privatizzazione risale ormai a qualche anno fa. Dunque cosa ne farà e quando Giorgetti venderà ciò che resta da vendere di Mps?
La prima variabile è l'intera strategia di privatizzazioni. Se non cambieranno i piani, di qui all'estate il governo ha in cantiere altre due operazioni. La prima: la vendita di una nuova tranche di Poste. L'ipotesi è cedere tutta o quasi la quota direttamente nelle mani del Tesoro, circa il 29 per cento: oggi Giorgetti tornerà in Parlamento per discuterne.
GIANCARLO GIORGETTI ALLA MANIFESTAZIONE WINDS OF CHANGE
La seconda: la vendita di una quota minore di Eni - circa il 4 per cento - al termine dell'operazione di riacquisti in corso (tecnicamente buyback). Se il calendario verrà rispettato - e tenuto conto della pausa elettorale di giugno - è probabile che nel frattempo Giorgetti rinvii ogni ulteriore decisione su Mps a dopo l'estate.
A meno di non voler trasformare la banca in una public company scalabile (oggi non ci sono azionisti importanti diversi dallo Stato) occorre dunque un partner stabile. Ma chi?
Dipendesse da Giorgetti, ad acquistare sarebbe la milanese Banco Bpm, che nella testa del ministro dovrebbe essere il terzo polo del credito italiano dopo Intesa e Unicredit. E però il numero uno Giuseppe Castagna non fa che dire «no grazie».
L'altra ipotesi è l'emiliana Bper, che negli ultimi anni è cresciuta fin troppo rapidamente e non ha ancora digerito l'acquisto di quel che restava della genovese Carige, una di quelle banche che senza l'intervento pubblico sarebbe andata a gambe all'aria.
C'è poi una terza opzione, a cui pochi credono e che però ha in pancia un'enorme liquidità - almeno sei miliardi - da non sapere che farne: Unicredit. Andrea Orcel - numero uno della più nota delle banche italiane in Europa - dice di voler tornare a fare acquisti verso l'est del Continente. Eppure nel mondo della finanza molti sono convinti che una volta collocato sul mercato un pacchetto significativo di azioni Mps, a Orcel non spiacerebbe comprarsi il minimo necessario ad averne il controllo.
Un'autorevole fonte finanziaria che chiede di non essere citata la mette così: «Unicredit è più attenta alle sirene della politica di quel che vuol far credere. E il Monte dei Paschi oggi è una banca molto più interessante di quel che molti pensano».