1. MINISTRI IN COMA CHE FIRMANO DECRETI IN ‘ARTICULO MONTIS’: GRILLI, CLINI, PASSERA 2. IL BLITZ DA 500 MILIONI DI CORRADINO IN FAVORE DEI GESTORI DELLE CENTRALI DEL GAS 3. DIETRO LA BOMBASTICA POLEMICA TRA GUIDO BARILLA E SQUINZI, C’È IL PROBLEMA DELLE QUOTE ASSOCIATIVE DI ENEL, FERROVIE, ENI, FINMECCANICA, CHE RAPPRENSENTANO GLI INTROITI PIÙ IMPORTANTI PER TENERE IN PIEDI IL SISTEMA DI CONFINDUSTRI 4. L’ASSEMBLEA DI FINMECCANICA PREVISTA PER IL 30 MAGGIO POTREBBE SLITTARE DI UN MESE: OLTRE A GIANNI DE GENNARO RESTA IN PIEDI LA CANDIDATURA DI CASTELLANETA

1. MINISTRI IN COMA CHE FIRMANO DECRETI IN ARTICULO MONTIS: GRILLI, CLINI, PASSERA
Se per vostra disgrazia vi è capitato di assistere una persona in coma, sarete sicuramente rimasti impressionati dagli ultimi lampi degli occhi e dai gesti di chi cerca di afferrare la vita prima del trapasso. È una scena dolorosa che resta impressa per sempre ed è terribilmente sgradevole ricordare.

Con un'analogia forzata ma realistica si può dire che qualcosa di simile è avvenuto negli ultimi giorni del governo presieduto da quel Professore di Varese che in questo momento sta contando le mucche nei prati dell'Engadina. Pare infatti che avviandosi verso una fine ingloriosa, alcuni ministri di Monti abbiano avuto la capacità di scalciare in articulo mortis, e abbiano firmato decreti e provvedimenti con un vitalismo per nulla disinteressato.

Il primo blitz l'ha compiuto il pallido Vittorio Grilli piazzando al vertice della società che dovrà gestire 351 miliardi di patrimonio immobiliare il suo capo di gabinetto Vincenzo Fortunato, uno dei burocrati più potenti e "coperti" della Pubblica Amministrazione.
Al suo fianco era prevista la nomina come direttore generale di Elisabetta Spitz, l'ex-moglie di Marco Follini che sul demanio pubblico ha una lunga esperienza.

A quanto si dice nei corridoi del ministero, il blitz del pallido Grilli che oggi si sta dedicando a ridipingere il salotto nella sua casa dei Parioli, non è perfettamente riuscito perché il nuovo ministro Saccomanni sta valutando la possibilità di rimettere in discussione il contenuto e le nomine del decreto.

Mentre Grilli trafficava intorno alla nuova Sgr dello Stato, ecco un altro ministro,Corrado Clini, che in articulo mortis si mette a scalciare e il 26 aprile fa approvare un decreto che regala ai Benetton qualcosa come 870 milioni di euro. Quando il 66enne tecnico di Latina arrivò al ministero furono in molti ad apprezzare il suo curriculum che inizia con la laurea in medicina all'università di Parma e raggiunge il culmine alla direzione generale del ministero dell'Ambiente dove resta in sella per oltre 10 anni.

Durante il suo mandato questo burocrate dall'aria timida ha dovuto affrontare i grossi problemi del naufragio della nave Concordia, poi la grana dei rifiuti di Roma e del Lazio, e il bilancio complessivo della sua gestione alla fine non e' stato negativo. Ma ecco spuntare dalla sua penna un decreto finale in cui si affronta la questione del risarcimento dei danni che la società Autostrade-Atlantia avrebbe dovuto pagare per i danni nella costruzione della Variante di Valico che unisce Firenze a Bologna.

Il giornalista Daniele Martini del quotidiano "Il Fatto" ha spiegato bene di cosa si tratta, e ha ricordato come il timido Clini si sia rivolto inizialmente all'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che avrebbe valutato in 870 milioni il danno provocato da Autostrade alla quale spettava l'obbligo di eliminare i materiali scavati per la variante di 65 chilometri.

Da parte sua la società dei Benetton , guidata da Giovanni Castellucci, ha sempre ritenuto infondata la pretesa di risarcimento e nonostante il parere contrario dell'Ispra il buon Clini decide che la richiesta di risarcimento di 870 milioni rappresenta "una soluzione estrema che potrà essere applicata solo dopo l'eventuale riparazione del danno" provocato dallo smaltimento di 3 milioni di metri cubi di materiali.

Questa decisione fa incazzare terribilmente il direttore generale dell'Ispra Maurizio Pernice, ma il ministro uscente nel frattempo firma un decreto ad hoc che lascia la porta aperta ai Benetton, per i quali ci sarà tutto il tempo di contestare la multa milionaria per i danni all'ambiente.

Ma non c'è due senza tre, e oggi arriva la notizia (anche questa sul quotidiano "Il Fatto") di un altro blitz compiuto da Corradino Passera in articulo mortis. In questo caso l'ex-ministro ,che sta studiando i manuali della comunicazione della moglie Giovanna Salza, ha scalciato in favore della lobby che gestisce le centrali del gas con il nome Cip6. Anche lui, l'ex-banchiere in cerca d'autore, ha fatto il suo piccolo blitz da 500 milioni prorogando gli aiuti alla lobby che gestisce questo tipo di centrali.

Forse domani e nei prossimi giorni scopriremo altri colpi di mano dei ministri in coma. Un copione già visto più volte nella Prima e Seconda Repubblica.


2. DIETRO LA POLEMICA TRA IL GIOVANE LEONE BARILLA E IL VERTICE DI CONFINDUSTRIA,

I tremila mila imprenditori che hanno partecipato stamane all'Assemblea di Confindustria dentro l'Auditorium di Roma stanno ritornando alle loro fabbrichette con i treni di Moretti (dove hanno pagato il 50% del biglietto) e le auto blu.

Con pazienza da scolaretti hanno ascoltato gli interventi di Enrico Letta e la relazione del presidente Giorgio Squinzi, ma in sala e nei corridoi i commenti più curiosi erano rivolti all'Assemblea privata che si è svolta ieri pomeriggio nell'Auditorium di viale dell'Astronomia. Qui è avvenuto qualcosa di più eccitante rispetto al discorso pronunciato oggi da Squinzi e non a caso i principali giornali raccontano lo scontro tra il presidente di Mapei e del Sassuolo Calcio con Guido Barilla, l'imprenditore nato a Milano 55 anni fa che per la sua capigliatura alla Casaleggio viene chiamato "re leone".

Nella sua biografia si legge che oltre al golf e al ciclismo dedica il tempo libero a leggere Platone, ma di platonico c'era ben poco nell'intervento a gamba tesa pronunciato ieri davanti agli imprenditori che hanno diritto a partecipare all'Assemblea privata. Qualcuno comincia a dire che la grinta di Barilla ricorda gli scossoni di Dieguito Della Valle, lo scarparo marchigiano che si diverte senza grandi successi a far crollare i muri dei salotti e della politica.

In realtà non sembra il presidente della multinazionale parmigiana abbia ambizioni presidenziali, ma questo non diminuisce il tasso e il livore con cui ha preso di petto la struttura "elefantiaca" di Confindustria che a suo dire dovrebbe ritrovare un'anima prevalentemente manifatturiera.

L'antipasto delle critiche era già arrivato dalle colonne del quotidiano "La Stampa" e Squinzi sapeva benissimo che sarebbero rimbalzate anche nella riunione di ieri pomeriggio. Con la calma che lo distingue il presidente di Confindustria ha assopito la platea con una sequenza di slides che gli erano state preparate da Marcella Panucci, la signora di Vibo Valentia che a luglio dell'anno scorso è diventata direttore generale della federazione.

Come sempre accade, nelle ultime file dell'auditorium le slides erano illeggibili, e per rianimare la sala è stato proiettato un video in cui si annuncia il restyling del sito web di Confindustria e la creazione di una piattaforma di collaboration che potrà essere usata-ha detto Squinzi- anche con i tablet "in punta di pollice".

Su queste parole è venuta fuori l'anima manifatturiera e poco tecnologica di Squinzi perché anche i bambini di quattro anni usano l'indice e non il pollice per smanettare sull'ipad, l'iphone e le altre minchiate tecnologiche più innovative.

Il piccolo lapsus non deve far pensare comunque che Squinzi, imprenditore- manifatturiero vero, abbia sposato la tesi di Barilla che vorrebbe sbattere fuori dall'Associazione le grandi società di servizi pubbliche e private.

A bacchettarlo ci ha pensato per primo il presidente dell'Enel Fulvio Conti che con la sua voce baritonale ha ricordato al patron del Mulino Bianco che "anche l'energia è un prodotto, non un servizio".

La legnata più forte è arrivata però da Stefano Parisi, l'ex-direttore generale di Confindustria che oggi cavalca il tema del digitale. Con grande sprezzo del pericolo ha mostrato il petto accusando Barilla di voler dividere la Confindustria secondo uno schema del ‘900, anacronistico rispetto all'evoluzione dei tempi dove manifatturiero e servizi devono camminare insieme.

Poi l'ex-manager di Fastweb ha rivendicato con orgoglio di aver fatto entrare le grandi imprese pubbliche dentro viale dell'Astronomia nonostante l'allora presidente D'Amato fosse contrario. E dopo questa rivendicazione del peccato originale ha sollevato il problema della governance del sistema confindustriale che a livello locale vede i manager delle imprese pubbliche fare la parte del leone sia dentro l'Associazione che nella politica.

Subito dopo la difesa eroica di Parisi, che peraltro non ha buoni rapporti con Squinzi, c'è stato l'intervento di Luigino Abete che ha ricordato come non ci siano alternative, né ieri, né oggi, alla presenza delle aziende pubbliche in Confindustria pena il rischio di avere un fronte di imprese non sottoposto al mercato che potrebbe danneggiare ancor più seriamente l'economia privata.

E dopo un altro intervento dai toni forti dell'imprenditore romano Alberto Tripi che ha chiesto l'abolizione dell'Irap per recuperare 23 miliardi sprecati dalla mancanza di digitalizzazione del "muro di gomma" dello Stato, la platea degli imprenditori si è sciolta con l'assicurazione da parte di Squinzi che la sua esperienza di imprenditore-produttore di colla l'ha abituato "a rimettere insieme i cocci".

Nessuno ha avuto il coraggio di dire che dietro la polemica tra il giovane leone Barilla e il vertice di Confindustria, c'è il problema delle quote associative che rappresentano la voce di introiti più importanti per tenere in piedi il sistema confindustriale. Senza i contributi di aziende come Enel, Ferrovie, Eni, Finmeccanica difficilmente Squinzi avrebbe potuto esibire il bilancio da buon amministratore che ha esibito ieri.

E anche se l'imprenditore Riello gli ha provocato una fitta al cuore parlando delle perdite del "Sole 24 Ore", il patron di Mapei ha potuto ricordare a suo merito che la struttura di Confindustria ha chiuso il bilancio 2012 con un risultato positivo di quasi 100mila euro e una riduzione dei costi di circa il 17%.

L'unica voce stonata del bilancio riguarda i costi del personale (242 dipendenti e funzionari) che sono saliti dell'8%, ma forse nelle pieghe di questa voce è stata calcolata la buonuscita dell'ex-direttore generale Giampaolo Galli e di altri tre direttori (Schettino, Lamonica, Iotti) che l'anno scorso hanno cambiato mestiere.


3. L'ASSEMBLEA DI FINMECCANICA PREVISTA PER IL 30 MAGGIO POTREBBE SLITTARE DI UN MESE

Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che secondo voci sempre più insistenti l'Assemblea di Finmeccanica prevista per il 30 maggio potrebbe slittare di un mese.
La notizia è stata appresa con grande entusiasmo dall'ex-ambasciatore Gianni Castellaneta che punta alla presidenza del Gruppo e ieri avrebbe dovuto essere riconfermato al vertice della Sace.

Lo slittamento delle diverse assemblee tradisce le difficoltà che all'interno del governo si stanno manifestando sull'organigramma di Finmeccanica dove oltre alla candidatura di Gianni De Gennaro resta ancora in piedi l'ipotesi quirinalizia di due amministratori delegati, Giampaolo Pansa e Giuseppe Zampini".

 

 

VITTORIO GRILLI FOTO ANSA CLINI E PASSERALUIGI ZANDA ELISABETTA SPITZ - copyright PizziSACCOMANNIfratelli benettonGIOVANNI CASTELLUCCIGiovanna Salza e Corrado Passera GIORGIO SQUINZI le02 guido barillaConti Fulvio Luigi Abete Giampaolo GalliALESSANDRO PANSAZampini GiuseppeGianni De GennaroGianni Castellaneta

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?