MODA D’EVASIONE: CHIUSA L’INCHIESTA SU MARZOTTO & CO.: 71 MILIONI
Angelo Mincuzzi per "Il Sole 24 Ore"
Tredici indagati e 71 milioni di euro sottratti al fisco. L'inchiesta della Procura di Milano sulla vendita del Valentino Fashion Group al fondo Permira nel 2008 si è chiusa con l'accusa di omessa dichiarazione dei redditi contestata ai protagonisti della vicenda, quasi tutti componenti delle famiglie Marzotto e Donà dalle Rose. I pm Laura Pedio e Gaetano Ruta hanno inviato ieri l'avviso di conclusione delle indagini a Vittorio, Matteo, Maria Rosaria, Cristiana, Diamante e Margherita Marzotto, ad Andrea, Isabella e Rosanna Donà dalle Rose, e poi a Barth Zech, Pierre Kladmy, Ferdinando Businaro e Massimo Caputi.
Secondo l'accusa gli indagati avrebbero violato l'articolo 5 della legge 74/2000: non avrebbero cioé pagato le imposte in Italia sulla plusvalenza realizzata dalla vendita delle loro quote del Valentino Fashion Group al fondo Permira. Secondo l'Agenzia delle Entrate l'imposta evasa, su una plusvalenza di circa 200 milioni di euro, ammonterebbe a 71 milioni. Lo scorso novembre ai 13 indagati erano stati sequestrati beni per un valore di 65 milioni di euro, pari alla stima iniziale della presunta evasione fiscale. Poi la cifra è stata ricalcolata al rialzo: 71 milioni di euro, appunto.
Secondo i pm milanesi gli azionisti di maggioranza del Valentino Fashion Group, e cioé le famiglie Marzotto e Donà dalle Rose, hanno prima venduto le loro quote alla Icg, una società domiciliata in Lussemburgo di cui sono azionisti. Il gruppo della moda è stato poi rivenduto dalla Icg al fondo Permira. Un'operazione che ha fruttato una plusvalenza di 200 milioni di euro sui quali gli indagati avrebbero dovuto pagare le imposte in Italia, dal momento che per i magistrati la Icg era in realtà una società esterovestita.
Nell'ordinanza di sequestro dello scorso novembre il gip Gianfranco Criscione aveva scritto che gli indagati «al fine di evadere le imposte sui redditi localizzavano fittiziamente la sede della società (la Icg, ndr) in Lussemburgo, laddove la stessa era effettivamente operativa in Milano, omettendo di presentare - essendovi obbligati - la dichiarazione dei redditi ai fini dell'applicazione dell'Ires per il periodo di imposta 2007».
Non solo. «L'intero profitto netto conseguito in tale affare, ivi compresa la parte di profitto guadagnata con l'evasione della quali qui si discute - aveva aggiunto il gip - è stata trasferità in un noto paradiso finanziario e, pertanto, non è direttamente sequestrabile/confiscabile». Dove sarebbero stati trasferiti quei soldi? Secondo i pm sarebbero al sicuro alle Cayman.






