SERRAVALLE DI LACRIME - AIRONE PASSERA E MARIO CIACCIA VANNO DAI MAGISTRATI PER SPIEGARE CHE FU CONVENIENTE PER BANCA INTESA FINANZIARE L’OPERAZIONE DA 238 MLN € CON CUI LA PROVINCIA DI MILANO GUIDATA DA PENATI STRAPAGÒ LE AZIONI DELLA SERRAVALLE DAL GRUPPO GAVIO - PECCATO CHE DIVERSI PERITI OLTRE ALLA CORTE DEI CONTI CONSIDERINO L’ACQUISTO UN PESSIMO AFFARE E LA PROCURA RITENGA CHE DIETRO LA CRESTA DA 179 MLN € REALIZZATA DA GAVIO SI NASCONDA UNA MAXI-TANGENTE…
Laura Marinaro per "Libero"
Ci è andato venerdì scorso, senza farlo sapere a nessuno. Davanti al magistrato che indaga sull'affaire Milano Serravalle - quello in seguito al quale, nel 2005, la Provincia allora guidata da Filippo Penati comprò le azioni della società in questione, pagando al gruppo Gavio 238 milioni di euro, e l'ipotesi della Procura è che nella plusvalenza di 179 milioni si nascondesse una maxitangente - davanti al pm, dicevamo, Corrado Passera ha parlato da politico più che da tecnico.
Lui, ora ministro allo Sviluppo economico ma ai tempi al vertice di Banca Intesa - l'istituto che finanziò l'operazione della Provincia - ha definito l'operazione «conveniente», sia per l'ente pubblico sia per la banca (e però, in questo senso, oltre agli stessi magistrati e a svariati periti, anche la Corte dei Conti non è d'accordo, ma tant'è). Con lui s'è presentato in Procura a Monza anche Mario Ciaccia, attuale vice di Passera al ministero e anche lui in Banca Intesa ai tempi.
Una chiacchierata di due ore per far luce sul ruolo dell'istituto in molte delle questioni relative alla Serravalle e ai filoni della maxi inchiesta sul cosiddetto Sistema Sesto - peraltro, oltre a Penati e a molti altri funzionari, è indagato anche il manager di Intesa Mautrizio Pagani. All'epoca dell'operazione Serravalle Passera era amministratore delegato di Intesa. Ha spiegato che Penati, su spunto dello stesso Ciaccia, era andato da lui a presentare l'affare, e la banca l'aveva ottimamente valutato: in pratica - così ha sostenuto Passera - la Provincia solo ottenendo il pacchetto di maggioranza delle azioni avrebbe potuto pensare in futuro a importanti progetti infrastrutturali di viabilità .
Dal punto di vista creditizio, inoltre, l'operazione si presentava comunque buona per la banca stessa, perché l'ente pubblico non poteva rivelarsi insolvente, e la fideiussione portata a garanzia - vale a dire proprio la maggioranza delle azioni - era comunque sufficiente. (In realtà , si è visto anche recentemente che sul mercato proprio non si fa a pugni per aggiudicarsi le azioni Serravalle, anzi).
Di tutto il resto, ovvero più che altro del prezzo pagato per quelle azioni che molti considerano spropositato, nulla ha detto il ministro di sapere. E così lo stesso Ciaccia. I pm Franca Macchia e Walter Mapelli hanno poi voluto affrontare con Passera anche altre questioni, relative invece al ruolo di Intesa negli affari che per anni hanno ruotato intorno all'area ex Falck e al suo sfruttamento immobiliare. In particolare, argomento di confronto è stato lo spostamento della sede del colosso bancario proprio a Sesto san Giovanni, su un terreno ex Falck di proprietà di Giuseppe Pasini, l'imprenditore che ha svelato il sistema di malaffare e malapolitica.
Passera ha confermato di essere intervenuto personalmente per bloccare un'operazione giudicata anti-economica per la banca. La stessa Banca Intesa era poi intervenuta anche in altre operazioni di Pasini sulle aree Falck, per esempio un finanziamento da Pasini chiesto e ottenuto in pochi giorni, attraverso il transito di tre milioni su una banca del Lussemburgo. Anche in questo caso Passera ha detto che, per quanto ne sapesse lui, tutto si era svolto in maniera regolare.





