PATUELLI CERCA IL TRIS IN ABI - L'EX VICESEGRETARIO DEL PARTITO LIBERALE PUNTA IN GRAN SEGRETO AL TERZO MANDATO AL VERTICE DELL'ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA - MA SERVE UNA RIFORMA DELLO STATUTO O UNA PROROGA
Baraonda Bancaria per Dagospia
Antonio Patuelli, che fa il presidente dell'Abi e della Cassa di risparmio di Ravenna mettendosi in tasca ogni mese un bel vitalizio da ex parlamentare pari a 2.871 euro, è un gran furbone. Alla guida della lobby dei banchieri è arrivato a gennaio 2013, in seguito alle dimissioni di Giuseppe Mussari, l'ex presidente del Monte dei paschi di Siena travolto dall'inchiesta giudiziaria su Rocca Salimbeni. Quel passaggio di consegne, arrivato in anticipo rispetto alla tabella di marcia, visto che il secondo mandato biennale del suo predecessore sarebbe scaduto a luglio 2014, Patuelli lo aveva architettato da tempo.
LANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpeg
E' stata ribattezzata Lodo Patuelli la riforma dello statuto dell'Associazione bancaria italiana che fu approvata nel 2010 grazie alla quale si definì la salita al trono di Mussari. Un accordo tra grandi gruppi bancari e piccoli istituti che sancì una staffetta nella scelta del leader dei banchieri. Una volta ai big, quella dopo alle minibank. Le regole del gioco prevedono che il mandato dura due anni e può essere rinnovato una sola volta.
CARLO AZEGLIO CIAMPI E GIOVANNI BAZOLI
Dopo due giri, a casa. Il bis di Patuelli è cominciato la scorsa estate, tutto come da copione: bastò un applauso nella sala rossa di Palazzo Altieri per dire sì all'unanimità all'ex segretario del Partito liberale italiano. Al quale non sarebbe sgradito restare ancora a capo dell'Abi. Ecco perché, secondo quanto appreso da Dagospia nella sua infinita miseria, l'ex esponente del Pli potrebbe brigare per ottenere un prolungamento. Che nella migliore delle ipotesi vuol dire una riforma ad personam dello statuto Abi o, in subordine, una proroga (che in Italia non si nega a nessuno).
Chiunque provasse a chiedere conferma al diretto interessato otterrebbe una smentita. Ma si sa: Patuelli è un gran furbone. E anche fortunato: nella corsa alla riconferma, in effetti, non avrebbe molti concorrenti di livello. I grandi gruppi bancari non sono mai stati interessati alla faccenda. Non solo. IntesaSanpaolo il prossimo anno sarà alle prese con l'addio di Abramo Bazoli e la ricerca di un nuovo presidente (nomina che peraltro potrebbe arrivare dopo il kick off per l'Abi).
Disinteressata è anche Unicredit che potrebbe addirittura abbandonare l'Abi se riuscirà a chiudere coi sindacati l'accordo sul contratto di secondo livello che nei fatti renderebbe inutile la piattaforma nazionale.
In pratica, Unicredit potrebbe seguire il solco della Fiat che è uscita dalla Confindustria dopo essersi fatta un contratto con le sigle. Le altre big saranno probabilmente alle prese con una fase post o prematrimoniale (come Ubibanca, Mps, Bpm e Banco Popolare), ragion per cui non potranno occuparsi dell'associazione di categoria. Sulla carta, resterebbe la candidatura di Luigi Abete, il quale è italiano e di poltrone associative se ne intende, ma è al vertice di un istituto, Bnl, la cui proprietà è francese e per molti non è il caso di mettere il vessillo transalpino su Palazzo Altieri. Certo Abete non si tirerà indietro tanto facilmente e per uno che ha scalato Confindustria, Unindustria, Assonime e, più recentemente, Febaf il match race con Patuelli è intrigante. Il pendolo, per ora, sta dalla parte del presidente in carica.