trivelle adriatico

DRILL, BABY, DRILL! - PETROLIERI ALL'ATTACCO: INUTILE VIETARE LE TRIVELLE IN ITALIA SE POI IMPORTIAMO GAS E PETROLIO CHE CI COSTANO 63 MILIARDI DI EURO L'ANNO - NO TRIV: RISCHIO DI FUORISCITE IN MARE E TERREMOTI NELLE AREE DI ESTRAZIONE DEGLI IDROCARBURI. CHE POTREBBERO VALERE 9 MILIARDI L'ANNO

Paolo Griseri per “la Repubblica

 

trivellazioni trivellazioni

Non è vero che l’Italia è povera di risorse naturali. Il problema è che le sfrutta male. Questo sostengono i fautori delle trivellazioni per la ricerca di nuovi giacimenti di gas e petrolio. Sul fronte opposto combattono i teorici dell’abbandono delle fonti energetiche fossili «a favore di un diverso modello di sviluppo», come ha detto nei giorni scorsi il governatore della Puglia, Michele Emiliano.

 

trivellazioni trivellazioni

I numeri sono chiari. Dai pozzi italiani nel 2014 sono stati estratti 5,7 milioni di tonnellate di petrolio e 7,3 miliardi di metri cubi di gas naturale. Cifre importanti. Perché rappresentano il 10,3 per cento del fabbisogno di petrolio e l’11,8 del consumo di gas del Paese. Tutto questo ci fa risparmiare ogni anno 4,5 miliardi di euro sulla bolletta energetica.

 

I dati di Assomineraria, l’associazione di settore di Confindustria, dicono che la nostra dipendenza dall’estero in fatto di bolletta energetica è molto superiore alla media europea: i Paesi nel Vecchio Continente importano il 53 per cento del loro fabbisogno di carburanti mentre in Italia la percentuale schizza all’82. E, particolare significativo, questo divario è rimasto sostanzialmente immutato dagli anni Settanta ad oggi.

Terremoto e trivellazioni a Rivara Terremoto e trivellazioni a Rivara

 

Quanto potranno incidere nel futuro degli approvvigionamenti energetici italiani le fonti alternative? Lo studio presentato nel 2012 da Rie (Ricerche industriali ed energetiche) per conto di Assomineraria, basato su dati Terna, non è molto incoraggiante. Nel 2025 continueremo a dipendere per il 74 per cento da petrolio e gas (rispettivamente 35 e 39 per cento del fabbisogno nazionale) mentre l’incidenza delle energie rinnovabili non supererà il 15 per cento (era l’11 nel 2010).

 

MICHELE EMILIANO MICHELE EMILIANO

Il problema è che petrolio e gas li importiamo. E al 60 per cento provengono da aree politicamente complicate come Russia e Algeria. Le importazioni ci costano: nel 2011 abbiamo pagato 63 miliardi di euro, il 4 per cento del pil. È difficile immaginare che nuovi pozzi e nuovi giacimenti possano azzerare quella spesa. Ma le potenzialità di miglioramento della bilancia energetica sembrano significative. Nel 2010 si stimava che i giacimenti petroliferi in territorio italiano non sfruttati valessero 187 milioni di tep, le tonnellate equivalenti di petrolio.

 

In quello stesso anno la produzione italiana era stata solo di 5,1 milioni di tep. Analoga la situazione per il gas: la produzione italiana nel 2010 è stata di 6,3 milioni di tep contro riserve stimate in 82,4 milioni. Lo stesso studio ipotizzava, ma eravamo nel 2012 e si sono già persi tre anni, che una politica di apertura di nuovi pozzi avrebbe potuto raddoppiare la produzione di petrolio e gas entro 15 anni. Passando da 11,9 milioni di tep (5,3 di petrolio e 6,6 di gas) a 21,6 milioni di tep complessivi.

RAFFINERIE IN BASILICATA RAFFINERIE IN BASILICATA

 

Un salto notevole che porterebbe da 4,5 a 9 miliardi di euro il risparmio sulla bolletta energetica italiana a prezzi costanti. Ma soprattutto, si legge nello studio, le attività di ricerca e trivellazione consentirebbero di aggiungere «alle riserve accertate ampie riserve individuabili di petrolio e di gas nell’ordine di 265 milioni di tep, accertabili solo a seguito di adeguati investimenti in esplorazione». È su quei 265 milioni di tep che si gioca la battaglia delle trivellazioni.

 

petrolio basilicata petrolio basilicata

Con scontro sui costi e sull’ambiente. Oltre che sui posti di lavoro. Per cercare nuovi giacimenti, le aziende promettono investimenti per 17 miliardi nell’arco dei prossimi quattro- cinque anni. Mettono in campo le cifre dell’occupazione di un settore che con 117 piattaforme a mare e 30 siti di produzione a terra (il principale in val d’Agri, Basilicata) dà da lavorare a oltre 10mila addetti diretti e a più di 20mila nell’indotto.

 

Contro le convenienze economiche e occupazionali si schierano i timori degli ambientalisti: il pericolo di sversamenti in mare e il rischio di movimenti tellurici legati all’estrazione del gas. Il coordinamento No Triv ipotizza che le attività estrattive in Emilia Romagna possano aver causato il sisma del 2012 e che la tecnica di esplorazione air gun, che consiste nello sparare sul fondale aria compressa, possa alterare l’equilibrio della fauna marina.

gasdotto south streamgasdotto south stream

 

Assomineraria risponde che nel 2014 gli sversamenti in mare sono stati nulli e che non ci sono prove di relazione tra terremoti e attività estrattiva. «Al largo di Ravenna — aggiungono i sostenitori delle perforazioni — le piattaforme off shore sono diventate meta turistica e ospitano prelibate colonie di cozze». Sarà. Ma è difficile immaginare che le cozze faranno cambiare idea ai No Triv.

 

gasdotto gazpromgasdotto gazprom

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…