SANTA PROCURA DA SIENA, QUANDO PERDI LA PAZIENZA? L’INTERROGATORIO DELL’EX DG VIGNI NON CONVINCE I PM - LA PAROLA D’ORDINE DEL “CLAN DEI DERIVATI” E’ CHIARA: SCARICARE TUTTO SULL’ “AREA FINANZA”, MA IL CONTRATTO CON NOMURA IN CASSAFORTE L’HA NASCOSTO PROPRIO VIGNI - OTTO ORE SOTTO TORCHIO NON BASTANO: DOMANI L’EX DG DOVRA’ ESSERE PIU’ “CONVINCENTE” - SARÀ SENTITO ANCHE L’EX RESPONSABILE LEGALE DI MPS RIZZI…

G. Ru. per "la Stampa"

Otto ore, l'altro giorno. E domani il suo interrogatorio continuerà. Parla, Antonio Vigni, l'ex direttore generale di Mps. Risponde alle domande, ricostruisce a modo suo gli eventi lasciando intendere che la bassa macelleria, le creste sulle operazioni - se ci sono state - sono figlie dell'Area Finanza. Che lui, le questioni tecniche non sapeva affrontarle e risolvere. Ma intanto parla, risponde e non convince del tutto gli 007 della Finanza e i pm della procura di Siena.

L'altro giorno, mercoledì, era stato convocato in procura non solo per la contestazione delle false comunicazioni al mercato e per l'ostacolo alla Vigilanza, in riferimento al miliardo di euro arrivati a Mps tramite JP Morgan. All'ex direttore generale del Monte è stato formalmente contestato «l'aver occultato nella propria cassaforte un contratto di mandate agreement stipultato il 31 luglio del 2009 tra Nomura International e Banca Monte Paschi di Siena».

Nell'avviso a comparire, i pm Nastasi, Natalini e Grosso, spiegano che attraverso l'accordo con Nomura, «si realizzava un collegamento negoziale tra due operazioni realizzate da Mps nel 2009, ovvero quella di investimento in Btp con scadenza trentennale avente quale controparte la banca giapponese Nomura per l'importo di 3,05 miliardi di euro; e la ristrutturazione del veicolo Alexandria realizzata con la medesima controparte, così consapevolmente ostacolando Banca d'Italia».

Nei giorni scorsi, Bankitalia ha reso noto un memorandum con il quale ricostruiva tutta la complicata vicenda. Tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010 Palazzo Koch è preoccupata per la liquidità di Mps. «Gli accertamenti ispettivi si svolgono tra l'11 maggio e il 6 agosto e mettono in luce tensioni nella situazione di liquidità e una elevata esposizione, non esattamente misurata, a rischi di tasso.

In particolare la condizione di liquidità, caratterizzata da elevata volatilità dei saldi, risente soprattutto di due operazioni di "repo" strutturati su titoli di Stato effettuate rispettivamente con Deutsche Bank e Nomura per un valore nominale complessivo di circa 5 miliardi di euro, con profili di rischio non adeguatamente controllati e valutati dalla struttura di Mps né compiutamente riferiti all'organo amministrativo.

Dunque, una operazione sballata, tenuta segreta, occultata. Così lavorava il management di Mps, come quel giocatore incallito che di fronte alla perdita di un capitale perché puntati su cavalli che non avrebbero vinto, rilancia puntando attraverso gli allibratori. I derivati, i titoli tossici, le scommesse.

Domani Vigni dovrà essere molto più convincente di mercoledì, perché su alcune sue ricostruzioni, il giudizio dei pm e degli investigatori non è proprio coincidente con il suo. E domani sarà sentito anche l'ex responsabile legale di Monte dei Paschi di Siena, Raffaele Giovanni Rizzi. Anche lui indagato per la vicenda Jp Morgan. Sempre per quel maledetto miliardo di euro che serviva per mettere insieme la somma per comprare Antonveneta da Banco di Santander.

 

ANTONIO VIGNI vigni rizzi mussari vigni giuseppe mussari monte paschi interrogato monte dei paschi di siena

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