IL MONDO È IN FIAMME: UNA PACCHIA PER I PRODUTTORI DI ARMI – TRA LE GUERRE IN UCRAINA E IN MEDIO ORIENTE, LE SPESE PER LA DIFESA NEL 2023 HANNO RAGGIUNTO IL MASSIMO STORICO AL LIVELLO GLOBALE: 2.443 MILIARDI DI DOLLARI (+6,8% SUL 2022), PARI A 306 DOLLARI A PERSONA – 40 MULTINAZIONALI DELLE ARMI GESTISCONO IL 60% DEL FATTURATO MONDIALE DEL SETTORE – IN ITALIA LO STATO CONTROLLA 59% DEI RICAVI DELLE AZIENDE DELLA DIFESA, SOPRATTUTTO GRAZIE AI COLOSSI LEONARDO E FINCANTIERI…
SPESE PER LA DIFESA RECORD, 2.443 MILIARDI A LIVELLO GLOBALE
(ANSA) - L'escalation delle tensioni geopolitiche innestate dal conflitto in Ucraina e da quello in Medio Oriente ma anche in Sudan e Myanmar, ha determinato una crescente attenzione alle tematiche della sicurezza e un incremento delle spese per la Difesa che hanno raggiunto il massimo storico a livello globale di 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (+6,8% sul 2022), pari a 306 dollari a persona.
Questo ha avuto un impatto diretto sia sui bilanci dei principali player del comparto sia sui loro rendimenti in Borsa, evidenziandone la dinamicità, la salute finanziaria e industriale, nonché le ottime prospettive. Il corollario è stato un processo di consolidamento particolarmente effervescente. E' quanto emerge da uno studio dell'area studi di Mediobanca sull'industria delle armi.
SPESE MILITARI E PER LA DIFESA
Se a livello globale si considerano tutte le società con ricavi individuali rivenienti dalla sicurezza superiori al mezzo miliardo di euro, il giro d'affari dell'industria mondiale della Difesa sfiora i 615 miliardi di euro nel 2023 (+9,8% sul 2022). Escludendo gli operatori per i quali non si ha visibilità di dati economico-finanziari (in massima parte i big asiatici) e quelli di minore dimensione, l'analisi dell'industria mondiale della Difesa si concentra sulle 40 principali multinazionali (Top40) che rappresentano quasi il 60% del giro d'affari.
STATO ITALIANO CONTROLLA 59% DEI RICAVI DELLE AZIENDE DIFESA
(ANSA) - L'industria italiana della Difesa è estremamente sviluppata e diversificata e può essere rappresentata come una piramide al cui vertice si trovano i due big player Leonardo e Fincantieri (attivi anche in altri settori), entrambi a controllo statale, che agiscono come prime contractors nei segmenti più rilevanti del mercato, in termini di volume d'affari e di contenuti tecnologici.
In seconda fascia si collocano società di dimensioni più contenute specializzate spesso su singoli apparati o sottosistemi. Infine, una terza fascia di aziende è costituita da una galassia di piccole e medie imprese, eccellenze da tutelare e sviluppare. E' il quadro che emerge dallo studio sul settore di Mediobanca.
Di primaria importanza è il contributo delle società a controllo statale italiano che si attesta al 59,3% dei ricavi aggregati. Rilevante la presenza di gruppi stranieri nella Difesa italiana: 36 delle 100 aziende hanno una proprietà estera che controlla il 25,1% del fatturato aggregato (di cui il 12,2% europeo e il 10,1% statunitense). Questo pone l'autosufficienza italiana nelle forniture di sicurezza su un piano meno nazionale.
SPESE MILITARI E PER LA DIFESA
Le aziende a controllo familiare italiano contano per il 15,6% del totale, sebbene siano più numerose (56) delle estere e quindi dimensionalmente più piccole. Le 100 Maggiori Aziende italiane della Difesa (Top100), ognuna con fatturato maggiore di 19 milioni di euro e con una forza lavoro superiore alle 50 unità nel 2023, sono tipicamente dual use, ovvero venditrici di prodotti e servizi sia nel mercato civile che in quello della sicurezza. Per questa ragione, il loro fatturato aggregato, pari a 40,7 miliardi di euro nel 2023, non è attribuibile interamente alla Difesa, ma solo in una sua porzione, stimabile nel 49% del totale e pari a circa 20 miliardi (+6,6% sul 2022 e +14,7% sul 2021).
Anche per la forza lavoro, che ammonta complessivamente a oltre181mila persone nel 2023, la quota riferita alla sola Difesa e basata in Italia si stima si attesti a oltre 54mila unità. Il valore aggiunto attribuibile all'industria della Difesa è pari a circa lo 0,3% del Pil italiano nel 2023.