TRE PALLADIO E UN SOLDO - PER ENTRARE COSÌ IN UN AFFARE DI SERIE A COME FONSAI QUELLI DI PALLADIO AVRANNO PRESO LE LORO PRECAUZIONI, LA PIÙ CLASSICA DELLE QUALI È SAPERE GIÀ A CHI RIVENDERE LE AZIONI FONSAI. MAGARI A DEI COMPETITOR ASSICURATIVI FRANCESI. E LA PRESENZA DI UN COLOSSO BANCARIO COME HSBC NEL CAPITALE DI PALLADIO PUÒ FAR IMMAGINARE DI TUTTO - IL FONDO SATOR DI ARPE AVREBBE L'1,9%, ALTRE QUOTE PARCHEGGIATE PRESSO HEDGE FUND - CHI GUIDERÀ LA CORDATA? BENETTON (CONTATTATO DA PAOLO LIGRESTI) HA GIÀ DETTO NO…

1- TRAGICOMMEDIA FONSAI: CHE COSA HA IN MENTE PALLADIO FINANZIARIA?
Bankomat per Dagospia

Allora chi sarebbe questo intruso del Veneto che vuole investire senza permesso in Fonsai? Partiamo dicendo che Salvatore Bragantini, come ben dagoriportato ieri pomeriggio, sul Corriere della Sera ha scritto in tema parole d'oro. Si sa che lor signori banchieri dell'establishment, soprattutto Alberto Nagel, molto si incazzano quando uno investe senza aver chiesto permesso e baciato la pantofola...

Sul ruolo di Unicredit, delle banche e di Mediobanca nella tragicommedia Fonsai Bankomat e Dagospia hanno intrattenuto i lettori già dal 2010, ben prima e con più coraggio del Corriere. Siamo felici che il Salvatore Bragantini ci dia ragione, pur senza mai citarci.

A prescindere, Palladio da dove e viene e dove va? In molti se lo stanno chiedendo nel miglio quadrato della finanza milanese; ma anche in Unipol, dove il manager dalle sgargianti cravatte e capelli al gel, Carlo Cimbri (magistralmente descritto da Vittoria Puledda ieri su Repubblica) ha gli incubi. "Non è che qualcuno ci obbligherà a rispettare di più i piccoli azionisti ed il mercato in genere, pretendendo concambi seri, prezzi di recesso onesti, dismissioni fatte bene ecc.ecc.?" pare interrogarsi il manager romagnolo.

Palladio ha per azionisti forti Banco popolare e soprattutto Veneto Banca, oltre alla Popolare vicentina e svariati ricchi industriali di provincia. Ma piu di tutti HSBC, con il 30% circa, una delle maggiori banche mondiali. Nessuno dei soci di Palladio, apparentemente, risulterebbe ostile a Nagel ed a Mediobanca. Anzi.

Veneto banca, dicono i bene informati, diretta da Vincenzo Consoli (forse il nuovo Fiorani, abile e discreto banchiere Popolare di provincia introdottissimo a Roma) ) è stata tirata su da Nagel che l'ha resa grande facendole digerire una serie di polpettine. Tipo la Popolare di Intra (una banca non famosa per il suo rigore gestionale) e Banca Intermobiliare già dei Segre di Torino, quelli noti per amare Coppola oltre ogni ragionevole dubbio e per essere stati da sempre gli advisor di Carlo de Benedetti (qualcuno maligna che in realtà fosse Carlo de Benedetti l'advisor di soldi terzi gestiti dai Segre, ma questa è un'altra storia.. ).

Alberto Nagel da sempre, dalla nascita, è poi vicino vicinissimo al Banco Popolare, che tenne a battesimo prima convincendo (senza grande fatica) Siro Lombardini e Piero Montani a regalare di fatto la popolare novarese ai veronesi, poi consigliando i veronesi in tante operazioni di finanza straordinaria. Tuttavia proprio persone vicine al banco ed in primis Emanuele Erbetta, novarese e amministratore delegato di Fonsai potrebbero non aver apprezzato un eccessivo ruolo di regìa di Mediobanca.

Obiettivamente al centro di un macro conflitto d'interessi, come istituto bancario primo creditore di Fonsai, azionista di Generali, nonché coordinatore degli aumenti di capitale Fonsai e Unipol. Proprio come Bankomat aveva denunciato la scorsa settimana.

Ma allora sono matti a Vicenza? Di sicuro è gente che sa far girare bene i soldi e non è abituata a perderli. Per entrare così in un affare di serie A come Fonsai avranno preso le loro precauzioni, la più classica delle quali è sapere già a chi rivendere le azioni Fonsai. Magari a dei competitor assicurativi francesi. E la presenza di un colosso bancario come HSBC nel capitale di Palladio può far immaginare di tutto.

Palladio deve molto a Mediobanca, ma oggi è cresciuta, gioca da sola e non è un player finanziario folle. L'emersione progressiva anche di un ruolo di Sator (Matteo Arpe) di fianco a Palladio accende ovviamente altri sospetti. Arpe non è visto con affetto da Nagel e Pagliaro.

Si può anche ipotizzare che a Vicenza sappiano bene, come molti addetti ai lavori, che l'antitrust obbligherà a cedere attività assicurative dopo l'operazione Fonsai / Unipol, e magari ci scappa che ti regalano la ambitissima Milano Assicurazioni.

Potremmo dire buon per loro e buono per il mercato, in questo caso, perché speriamo davvero che l'antitrust ci liberi dalla creazione di un imbarazzante colosso governato da Mediobanca e di fatto alleato delle Generali.

A tifare per i veneti potrebbe essere lo stesso Emanuele Erbetta, amministratore delegato di Fonsai, notorio galantuomo che mangia da sempre pane e assicurazioni alla Sai; persona non avvezza a manovre finanziarie e men che mai poco limpide, uomo che in limine mortis i Ligresti misero tempo un anno fa al posto di Fausto Marchionni per placare banche e mercato.

Alle costole del quale le banche hanno tuttavia piazzato come direttore generale Peluso da Unicredit. Erbetta, uomo d'azienda, era certo consapevole delle pulizie di bilancio da fare, ma forse non in maniera così radicale da regalare e subito tutta Fonsai ad un competitor come Unipol.

2- IL TIRO ALLA CORDATA FONSAI - GLI SCALATORI SEGRETI PUNTANO AL 20% DI FONSAI PER METTERE I BASTONI FRA LE RUOTE A UNIPOL
Andrea Di Biase per "Milano Finanza"

Ufficialmente una cordata, composta in prevalenza da soggetti italiani, intenzionata a mettere in campo una proposta per la sistemazione di Fondiaria-Sai alternativa a quella di Unipol, ancora non c'è.

Non è escluso però che, anche alla luce del robusto rastrellamento di titoli FonSai proseguito nella seduta di ieri (+18,3% a 1,6 euro, con circa il 7% del capitale scambiato) la cordata possa uscire allo scoperto già nei prossimi giorni. Questa, almeno, è l'aspettativa che in molti hanno a Piazza Affari. Di ufficiale, per ora, c'è solo che il 3 febbraio scorso la merchant bank vicentina Palladio Finanziaria ha superato la soglia del 2% nel capitale della compagnia presieduta da Jonella Ligresti, attestandosi così al 2,25% (come comunicato al mercato lo scorso 10 febbraio).

Tuttavia, mettendo in fila le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni contestualmente al rally del titolo FonSai (che dal 30 gennaio, giorno dell'accordo tra Premafin e Unipol, ha guadagnato oltre il 150%), sembra emergere in maniera piuttosto evidente che le mosse dei vari soggetti in campo possano avere una qualche forma di coordinamento.

Più fonti, interpellate da MF-Milano Finanza, hanno infatti confermato che circa due settimane fa ci sarebbe stato un incontro tra l'ad della Palladio, Roberto Meneguzzo, e il presidente di Banca Profilo, Matteo Arpe. Anche quest'ultimo, attraverso il fondo Sator, di cui è amministratore delegato, avrebbe una quota in FonSai di circa l'1,9% e, prima che Unipol raggiungesse l'accordo con Premafin, aveva studiato, così come Palladio, il dossier per il rilancio della compagnia assicurativa.

I vicentini, in realtà, come svelato da MF-Milano Finanza la settimana scorsa, il 28 dicembre erano stati addirittura sul punto di chiudere un accordo con la famiglia Ligresti per entrare in Premafin, ma l'intervento di Mediobanca a favore dell'opzione Unipol avrebbe fatto saltare la soluzione messa a punto da Meneguzzo e dall'altro ad della merchant bank veneta, Giorgio Drago.

Per questa ragione alcune fonti indicano proprio nella Palladio il possibile pivot dell'eventuale cordata. Interpellato a riguardo, un consigliere di amministrazione della società di investimento vicentina ha fornito però un'altra versione dei fatti; Palladio, spiega il consigliere, non avrebbe alcun ruolo di regia ma, in virtù del 2,25% acquistato, sarebbe invece stata contattata per partecipare alla formazione di una cordata capace di mettere assieme una quota importante di FonSai.

Si parla di un pacchetto del 20% (secondo altre fonti forse anche del 30%) frazionato tra più soggetti in modo da non dover chiedere l'autorizzazione all'Isvap per il superamento della soglia rilevante del 10%. Un pacchetto inferiore al 42,74% in mano a Premafin e Unicredit (Piazza Cordusio, così come Mediobanca è schierata apertamente con Unipol) ma comunque in grado di ostacolare nell'assemblea di FonSai il progetto di integrazione avanzato dalla compagnia bolognese. Anche se alcuni non si sentono di escludere nemmeno che l'eventuale cordata, se mai si formerà, possa addirittura avere l'intenzione di promuovere un'opa sulla compagnia.

Chi sia stato a contattare il vertice di Palladio il consigliere interpellato non ha voluto svelarlo, limitandosi a sottolineare che si tratta di un soggetto italiano e che il vertice della società, almeno per ora, avrebbe deciso di rimanere allo finestra. Che sia stato proprio Arpe? Difficile dirlo. Nonostante l'indiscrezione dell'incontro tra Meneguzzo e l'ex ad di Capitalia non sia stata smentita, non c'è alcuna evidenza del fatto che a tessere le fila dell'operazione possa essere proprio il banchiere milanese.

È molto probabile, invece, che quest'ultimo, anche alla luce del fatto che Sator Real Estate è ancora in corsa per la sistemazione degli immobili di Sinergia e ImCo (in concorrenza con Hines e IdeaFimit), sia in contatto con Paolo Ligresti e che possa dunque fare leva sull'insoddisfazione del figlio di Salvatore Ligresti per l'accordo raggiunto con la Unipol per arrivare a un ribaltamento del tavolo.

Paolo Ligresti si sarebbe inoltre attivato per convincere Alessandro Benetton a scendere in campo con la 21 Investimenti, nel caso la cordata alternativa a Unipol dovesse prendere forma, ma avrebbe ottenuto un cortese rifiuto. Nonostante il diniego di Benetton (anche il fondo Clessidra si sarebbe chiamato fuori), Palladio e Sator non sarebbero comunque gli unici due soggetti ad aver preso posizioni forti sul titolo FonSai.

Anche diversi hedge fund avrebbero rastrellato pacchetti rilevanti, ma inferiori al 2%, della compagnia. Pacchetti che, se l'operazione dovesse andare avanti, potrebbero essere rilevati nei prossimi giorni dai componenti della cordata. La discesa in campo di Palladio avrebbe inoltre provocato qualche malumore nell'azionariato della società vicentina. Sembra infatti che sia Veneto Banca sia il Banco Popolare, azionisti rispettivamente con il 9,8% e l'8,6%, non abbiano gradito il blitz realizzato su FonSai.

 

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