GUERRA E SACE – IL GOVERNO VUOLE TRASFORMARE LA SOCIETÀ DI ASSICURAZIONE DEI CREDITI ALL’EXPORT IN UNA BANCA, MA CDP NON È PER NULLA CONTENTA – IL RISCHIO È CHE LA STESSA CASSA DEPOSITI E PRESTITI FINISCA SOTTO IL CONTROLLO DI BANKITALIA

Stefano Sansonetti per La Notizia (www.lanotiziagiornale.it)

 

CASTELLANO-AlessandroCASTELLANO-Alessandro

Inutile girarci intorno, dalle parti della Cassa Depositi e Prestiti si respira un’aria pesante. La causa di tanta fibrillazione è stata innescata dal governo azionista del colosso pubblico, con un articolo inserito nel provvedimento ribattezzato “Investment Compact”. Il fatto è che dietro si sta consumando uno scontro di non poco conto tra manager pubblici: da una parte Giovanni Gorno Tempini, amministratore delegato della Cdp, dall’altra Alessandro Castellano, stessa funzione all’interno della controllata Sace. Ebbene, nel provvedimento si delinea la “trasformazione” di Sace, finora società pubblica di assicurazione dei crediti all’export, in vera e propria banca che potrà concedere finanziamenti. Apriti cielo. La norma, a quanto pare gradita da Castellano, non piace per niente a Gorno Tempini. Il quale, filtra dai corridoi di via Goito, vede nell’operazione il rischio di perdere la presa su una società ricca.

 

LO SCHEMA

Maurizio Tamagnini Giovanni Gorno Tempini Maurizio Tamagnini Giovanni Gorno Tempini

Per chiarire il contesto La Notizia del 16 gennaio scorso ha ricordato come  la stessa Cdp abbia architettato una bella riduzione di capitale della controllata, passato da 4,3 a 3,5 miliardi di euro, aspirando senza troppi complimenti gli 800 milioni di differenza per provare a riequilibrare i conti. Insomma, una Sace trasformata in banca, e magari inserita in un rinnovato percorso di quotazione in borsa, viene vista come fumo negli occhi dagli attuali vertici della Cdp. Così come sta risultando di difficile digestione l’autonomia di movimento dello stesso Castellano.

 

GORNO TEMPINI GORNO TEMPINI

Tra l’altro in Cassa cominciano a temere le possibili conseguenze derivanti dallo sbocco bancario della controllata. Qualcuno sostiene, ma sul punto le interpretazioni sono contrastanti, che una Sace in versione banca costringerebbe anche la controllante Cdp a sottoporsi alla vigilanza ordinaria della banca d’Italia guidata da Ignazio Visco. E qui sarebbero dolori. Come ha più volte ricordato La Notizia (tra i tanti vedi il numero del 2 ottobre 2013) la Cassa soffre di uno squilibrio patrimoniale che non sarebbe consentito a nessuna banca “ordinaria”.

 

I NUMERI

Basti pensare che a fine 2014 il colosso pubblico aveva un patrimonio netto di 18,5 miliardi, a fronte di partecipazioni per 32,7. I 18,5 miliardi, di fatto, costituiscono le vere risorse proprie della società, dal momento che i 244 miliardi di raccolta postale gestita appartengono agli italiani. Quello tra patrimonio e partecipazioni è uno scompenso a dir poco pericoloso. E soprattutto il frutto di una campagna acquisti che i vari governi hanno imposto a Cassa per mettere toppe ai vari buchi economici che si sono creati negli anni (oggi la Cdp ha partecipazioni in Eni, Terna, Snam, Fintecna, Sace, Simest, Fsi, F2i).

 

Finora la società presieduta da Franco Bassanini si è salvata grazie alla sua particolare configurazione sancita dalla legge, che la ha messa al riparo dalla vigilanza ordinaria di palazzo Koch. Ma questo stato di cose potrebbe cambiare con una controllata così importante e ricca come Sace trasformata in banca. Il clima di incertezza è totale. La Notizia ieri ha chiesto a Cdp se il “rischio” di finire sotto la lente di via Nazionale, a seguito dell’Investment Compact, sia concreto. La società si è limitata a rispondere che “la domanda va posta alla Banca d’Italia”.

GORNO TEMPINI GORNO TEMPINI

 

LE ALTRE SPINE

Ma le fibrillazioni arrivano anche da altre parti. Secondo quanto risulta a La Notizia nei giorni scorsi il Tesoro, azionista all’80%, ha cominciato a bussare insistentemente alle porte della Cassa rivendicando la distribuzione di dividendi. Una richiesta in grado di mettere ancora di più sotto stress i conti del “gigante dai piedi d’argilla” che sta provando a colmare il gap esistente tra patrimonio e partecipazioni. Tra l’altro la società è impegnata in una partita collaterale, sempre con lo scopo di mettere in cascina risorse fresche, che consiste in un’imminente emissione obbligazionaria dedicata alla clientela retail. Per non parlare delle difficoltà indotte dal momento di tassi particolarmente bassi che penalizzano i guadagni sui prestiti erogati da Cdp. Non c’è che dire, il mare è in tempesta per il perno su cui si vorrebbero far ruotare le principali operazioni economiche del Paese.

 

Ultimi Dagoreport

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...