giancarlo giorgetti monte dei paschi di siena mps

UN “MONTE” TROPPO PESANTE DA SPOSTARE – LA STRADA CHE PORTA ALLA PRIVATIZZAZIONE DI MONTEPASCHI E ALLA NASCITA DI UN TERZO POLO BANCARIO È PIENA DI OSTACOLI – UNICREDIT SI È SFILATA E A BANCO BPM SIA L'AD GIUSEPPE CATAGNA CHE I SOCI SONO CONTRARI A OGNI IPOTESI FUSIONE – RESTA IN CAMPO BPER (CHE POTREBBE MUOVERE VERSO LA POPOLARE DI SONDRIO), MA DEVE ANCORA “DIGERIRE” CARIGE E GLI SPORTELLI EX UBI – L'IPOTESI DI UNA VENDITA “A TAPPE” DEL 64% DI QUOTE IN MANO AL TESORO

Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “La Stampa”

 

LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA

La crisi in Israele, certo. Le tensioni sui titoli di Stato, anche. Ma sul Monte dei Paschi, peggior titolo tra i bancari (tutti rossi) di Piazza Affari pesa anche una certa preoccupazione mista a sfiducia sul nuovo round di privatizzazione aperto dal governo.

 

L'avvio della scelta dei consulenti che avranno il compito di accompagnare il Ministero dell'Economia a imboccare la strada migliore per la «piena valorizzazione» del 64,23% in mano al Tesoro – operazione che stando alle intese con Bruxelles va fatta entro il 2024 – pesa su Siena, il cui titolo perde il 6,25% a 2,45 euro. Negli anni si è parlato dell'istituto come perno di un nuovo giro di risiko bancario. Da subito esclusa Intesa Sanpaolo per motivi di Antitrust, il candidato più naturale era apparso Unicredit.

 

montepaschi - azionisti

Da che sono saltate le trattative, però, l'ad Andrea Orcel ha tolto il dossier dalla propria scrivania, preferendo scommettere sulla sua, di banca, con il buyback. Restano due possibili combinazioni: Banco Bpm (-2,8% in Borsa) e Bper (-4,7%), istituti che hanno sempre negato interesse.

 

Mps, va detto, non è più il «fardello d'Italia», ma con l'ad Luigi Lovaglio, e grazie all'azione della Bce sui tassi, ha ritrovato la via della redditività. Tuttavia gli ostacoli, al di là della volontà dei possibili acquirenti, sono tanti oltre ai perennemente citati rischi legali e quelli legati alla forza lavoro da allocare.

 

[…]

 

andrea orcel di unicredit

Soprattutto in prospettiva. In questo momento il costo del rischio è tutto sommato ancora benigno in buona parte d'Europa, e questo è in parte effetto dell'onda lunga di incentivi e aiuti all'economia. In futuro è tutto da vedere. Il tema riguarda le coperture di tali rischi, che potrebbero essere adeguate oggi e meno nell'esplodere di una crisi severa. Poniamo che intervenga una fusione tra il Monte dei Paschi e un altro istituto. In questo momento tutto andrebbe bene.

 

Ma in caso di bisogno impellente di un salvataggio cosa accadrebbe? Risponde un analista, sempre sotto vincolo di anonimato: «Semplice, oggi una grande banca, ad esempio Unicredit, se volesse avrebbe capienza più che sufficiente per acquisire Mps, ma non potrebbe mai comprare il frutto di una fusione di Siena con un'altra banca media. A quel punto chi potrebbe intervenire? Ancora il governo? Una banca estera?».

 

giuseppe castagna banco bpm

C'è poi un problema legato al sistema Paese. Chiunque dovesse acquisire il Monte dovrebbe spiegare perché mai – in un momento difficile per l'economia e mentre tra Londra e New York faticano a capire le mosse del governo ad esempio sulle banche – qualcuno voglia aumentare l'esposizione sull'Italia.

 

Quello dei consulenti del Tesoro, dunque, non sarà un lavoro semplice. A Banco Bpm non solo l'ad Giuseppe Catagna ma anche i soci sono contrari a ogni ipotesi fusione. Bper, che in prospettiva potrebbe muovere verso la Popolare di Sondrio, non ha mai integrato Banco di Sardegna, deve digerire Carige e registra qualche difficoltà con l'amalgama degli sportelli ex Ubi. Siena sarebbe una complicazione ulteriore.

 

MONTE DEI PASCHI DI SIENA

Così sul tavolo del Tesoro resta l'ipotesi di una dismissione a tappe della quota, con una prima vendita sul mercato (un collocamento accelerato, ad esempio) che la porti al 51% ma anche al 40%, quota che consentirebbe alla politica (Lega, in primis) di mantenere influenza sull'istituto. Ma questo, oltre a dimostrare buona volontà, permetterebbe al governo anche di negoziare con Bruxelles più tempo per l'addio definitivo.

bper.

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI, IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025...

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO