UNIONE BANCARIA MA NON TROPPO – “L’INTESA E’ SOLO POLITICA”. IN ALTRE PAROLE NON C’È ACCORDO, PER FORTUNA - A OGNUNO PIACEREBBE SALVARE LE BANCHE PROPRIE CON I SOLDI DEI CITTADINI ALTRUI

Marco Zatterin per "La Stampa"

Alle sei del pomeriggio Fabrizio Saccomanni si sbilancia in una previsione davvero coraggiosa sul futuro dell'Unione bancaria. Spiega che la lunga giornata del Consiglio Ecofin finirà «con un accordo sulle linee generali» sul quale i tecnici dovranno poi cercare di dare una forma, in vista d'una successiva riunione, magari martedì o mercoledì, prima del vertice Ue di giovedì 19.

Un accordo all'europea, solo imbastito e da definire in extremis, esattamente come sei mesi fa per la direttiva sulle risoluzione bancarie. «Resta la volontà di chiudere entro l'anno», assicura il titolare di via XX settembre. Il come, però, è rimasto avvolto nell'umidità della notte bruxellese.

L'Unione bancaria è un progetto in tre stadi concepito per garantire la stabilità del sistema creditizio europeo e scongiurare nuovi crac a ripetizione come capitato dopo la crisi finanziaria esplosa nel 2007. Saccomanni lo spiega dicendo che «da un lato si vuole rompere il legame vizioso fra i dubbi sulla solidità dei governi e quelli sulla tenuta solidità delle banche, che interagiscono a vicenda creando tensioni sui tassi». Dall'altro, «si cerca di evitare la frammentazione del mercato finanziario europeo che purtroppo si vede nei diversi tassi che sono pagati dalle imprese in paesi come Italia o Germania».

In una sola formula, mettere quanto più possibile al sicuro l'universo del credito e i risparmiatori dalla minaccia di altri tracolli. L'Ue ha già deciso di attribuire il ruolo di coordinamento della vigilanza sulle 130 banche sistemiche alle Bce, che prenderà il timone gradualmente entro il 2014, dopo aver fatto un checkup completo al sistema. In tale prospettiva il problema è chi decide e chi paga.

Il primo ruolo è affidato alla Commissione Ue, punto di arrivo delle decisioni delle autorità nazionali. Sarà la combinazione del livello locale con Bruxelles a stabilire se una banca deve essere messa in risoluzione, dunque portata attraverso una sorta di fallimento pilotato. Germania e Finlandia vorrebbero delibere a un livello più politico, attribuite dunque all'Ecofin, ma ciò potrebbe richiedere una revisione dei Trattati che farebbe slittare la strategia.

Il «chi paga» è anche più complesso. Si delinea una soluzione che carica il primo intervento sulle spalle degli azionisti (sino all'8% degli asset complessivi, è l'ipotesi sul tavolo), poi tira in ballo il resto del debito, arrivando per gradi agli obbligazionisti, alle imprese, ai depositi oltre 100 mila euro per un massimo (per ora) del 5%.

Qualora non fosse sufficiente interverrebbe il Fondo di risoluzione (sottoscritto dalle banche per 45-65 miliardi in 10 anni di fase transitorio) che l'Italia, come la Bce, auspica essere unico, mentre si discute pure l'ipotesi d'una federazione di fondi nazionali. Possibile un intervento finale del fondo salva-Stati Esm, che Berlino non vuole. Sostiene che il resto del buco andrebbe coperto da esborsi nazionali. Intesa tutta da giocare, insomma.

Il Consiglio Ecofin si è occupati ieri anche delle regole per la tassazione del risparmio dei cittadini non residenti. Per mandarlo avanti, e stabilire regole di piena equità per i movimenti di capitali, occorre l'unanimità. Austria e Lussemburgo, gli ultimi che resistono al pieno scambio di informazioni hanno ribloccato il pacchetto, provocando l'irritazione dei partner. Italia e Francia, in particolare, hanno chiesto di portare la questione al Consiglio Ue della prossima settimana.

«Siamo in una situazione paradossale, imbarazzante - ha protestato Saccomanni - non possiamo essere accusati di essere complici di quelli che sono a favore dell'evasione e dell'erosione fiscale». Il ministro del Granducato, a quel punto, ha saluto. Doveva partecipare alla presentazione del suo governo, nuovo solo nella forma, almeno per le paradisiache questioni fiscali.

 

 

il presidente dell eurogruppo juncker a destra in una rara foto con mario draghi e mario monti aspx MARIO DRAGHI ED ENRICO LETTA FOTO INFOPHOTOBARROSO E NAPOLITANO LETTA E SACCOMANNI images weidmann draghi Draghi, Merkel e Monti Mario Draghi con il membro del comitato esecutivo Asmussen

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN LABIRINTO. E NON SA DAVVERO COME USCIRNE. STAI CON NOI TRUMPIANI O CONTRO DI NOI? CI METTI LA FACCIA O NO? IL BRITANNICO NEO-MAGA NIGEL FARAGE HA DICHIARATO CHE AVREBBE PREFERITO CHE MELONI PRENDESSE POSIZIONI PIÙ DURE CONTRO L’UNIONE EUROPEA, ALTRO SEGNALE: COME MAI ANDREA STROPPA, TOYBOY DELL'ADORATO MUSK, SPINGE SU X PER IL RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE? VUOLE PER CASO COSTRINGERMI A USCIRE ALLO SCOPERTO? OGGI È ARRIVATA UN'ALTRA BOTTA AL SISTEMA NERVOSO DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA LEGGENDO LE DICHIARAZIONI DI JORDAN BARDELLA, IL PRESIDENTE DEL PARTITO DI MARINE LE PEN, CHE HA TROVATO L’OCCASIONE DI DARSI UNA RIPULITA PRENDENDO AL VOLO IL "GESTO NAZISTA" DI BANNON PER ANNULLARE IL SUO DISCORSO ALLA CONVENTION DEI TRUMPIANI A WASHINGTON - E ADESSO CHE FA L’EX COCCA DI BIDEN, DOMANI POMERIGGIO INTERVERRÀ LO STESSO IN VIDEO-CONFERENZA?

marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT - L’INTERVISTA RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO” HA MANDATO IN TILT FORZA ITALIA E SOPRATTUTTO TAJANI - IL VICEPREMIER HA REAGITO IN MODO SCOMPOSTO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI NESSUNA SVEGLIA. MARINA FA BENE A DIRE CIÒ CHE PENSA MA NON CI HA MAI CHIESTO NÉ IMPOSTO NULLA. QUANTO DETTO DA LEI NON ERA RIVOLTO A FORZA ITALIA” - NEL PARTITO MONTA LA FRONDA VERSO LA FAMIGLIA BERLUSCONI E C’E’ CHI PENSA DI POTERSI EMANCIPARE UNA VOLTA PER TUTTE (MAGARI TROVANDO UN FINANZIATORE DISPOSTO AD ACCOLLARSI I 99 MILIONI DI FIDEJUSSONI GARANTITE DALLA DINASTY DI ARCORE) - AVVISO ALLA "SINISTRA" MARINA: NEL WEEKEND VERRA’ CONDOTTO UN SONDAGGIO RISERVATO PER TESTARE L’APPREZZAMENTO DEL SIMBOLO DI FORZA ITALIA SENZA LA PAROLA “BERLUSCONI”…

giuseppe conte elly schlein

LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE SAREBBE PARTITA UNA TELEFONATA BURRASCOSA IN CUI LA SEGRETARIA DEM AVREBBE FATTO CAPIRE A PEPPINIELLO CHE SE CONTINUA COSÌ IL M5S CROLLERÀ AL 7% - ELLY DEVE FARE I CONTI CON L’AUT AUT DI CALENDA E CON LA MINORANZA CATTO-DEM IN SUBBUGLIO CONTRO CONTE – PEPPINIELLO TIRA DRITTO: PARLA ALLA PANCIA DEI 5 STELLE E ABBRACCIA LA LINEA ANTI-DEM DI TRAVAGLIO SU RUSSIA E TRUMP. MA "LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO" SA BENISSIMO CHE, SENZA UN ACCORDO COL PD, A PARTIRE DAL PROSSIMO VOTO REGIONALE, NON VA DA NESSUNA PARTE…

elon musk donald trump caveau oro

DAGOREPORT - ALTA TENSIONE TRA IL MONDO FINANZIARIO AMERICANO E KING TRUMP - PRIMA DI DICHIARARE GUERRA A WASHINGTON, I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI ASPETTANO CHE TRUMP E MUSK CACCINO IL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE  PER IMPORRE I BITCOIN COME RISERVA NAZIONALE. UNA MONETA DIGITALE E SOVRANAZIONALE CHE AFFOSSEREBBE IL DOLLARO, E QUINDI L'ECONOMIA USA. E GOLDMAN SACHS SI PORTA AVANTI CONSIGLIANDO DI INVESTIRE IN ORO - LE RIPERCUSSIONI PER L'ITALIA: MELONI SA CHE I GRANDI FONDI, SE VOLESSERO, POTREBBERO MANDARE GAMBE ALL'ARIA IL DEBITO TRICOLORE...

luca zaia marina berlusconi matteo salvini il foglio

FLASH – PARE CHE LUCA ZAIA, DOPO AVER LETTO L’INTERVISTA-MANIFESTO RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO”, ABBIA COMMENTATO SODDISFATTO: “QUESTA C’HA LE PALLE”. IL SEGRETARIO DELLA "LIGA VENETA", ALBERTO STEFANI, AVREBBE SUBITO RIFERITO IL COMMENTO DEL “DOGE” A SALVINI. COME L'HA PRESA L'EX TRUCE DEL PAPEETE? NON HA GRADITO L’ENDORSEMENT PER LA “CAVALIERA”: QUESTA VOLTA LA TISANELLA CHE CONSIGLIA SEMPRE AI "SINISTRELLI ROSICONI" L'HA DOVUTA BERE LUI, PER PLACARSI…