TELEFONIA, WEB E TV, VANNO IN ONDA LE FUSIONI - AT&T COMPRA IL SERVIZIO SATELLITARE DIRECT-TV PER 48,5 MILIARDI DI DOLLARI E AGGIUNGE AI SERVIZI TLC ANCHE UN PACCHETTO PER LA TELEVISIONE

Paolo Mastrolilli per ‘La Stampa'

La strada sembra segnata: fusioni sempre più ambiziose nel settore delle telecomunicazioni, per mettere insieme telefoni, internet e televisione. Lo dimostra la decisione della AT&T di comprare il servizio satellitare DirectTV per 48,5 miliardi di dollari. Se le autorità di controllo della Federal Communicatons Commission approveranno l'accordo, l'interrogativo diventerà l'effetto sui servizi offerti agli utenti, i prezzi, e lo sviluppo delle nuove tecnologie streaming.

L'annuncio è arrivato domenica sera, a mercati chiusi. La AT&T, storico colosso della telefonia americana, ha offerto 48,5 miliardi di dollari per acquistare Direct Tv, la società basata in California che fornisce televisione via satellite. Compresi i debiti sul tavolo, l'affare vale complessivamente 67 miliardi.

La proposta è stata approvata da entrambi i cda, e quindi ora finisce sul tavolo della Fcc per valutare se è conforme alle leggi federali. La AT&T è già presente sul mercato televisivo con U-Verse, che raggiunge 5,7 milioni di utenti in 22 stati. Sommando i 20,3 milioni di clienti che oggi ricevono i programmi attraverso Direct Tv, si crea una compagnia poco più piccola di Comcast e Time Warner, che hanno appena annunciato la loro fusione, e molto più grande di Dish e Verizon.

La AT&T nega di aver deciso questa mossa per rispondere a Comcast, ma gli obiettivi sono chiari. L'azienda già offriva servizi telefonici, via cavo e wireless, e ora potrà aggiungere in un pacchetto unico anche la televisione satellitare. Il serbatoio da 26 milioni di utenti, poi, consentirà di negoziare prezzi più vantaggiosi per l'acquisto dei contenuti.

Sul piano finanziario, infine, Direct Tv ha un grande flusso di contante, che aiuterà la AT&T a pagare i suoi dividendi da circa 10 miliardi di dollari annui, che preoccupavano gli analisti. Per addolcire la pillola ed evitare lo stop delle autorità di controllo, la compagnia promette di allargare l'offerta di internet broadband nelle aree rurali, e si impegna a rispettare la net neutrality per almeno tre anni, anche se la Fcc decidesse che questa regola con cui i gestori della rete sono obbligati a dare a tutti gli utenti le stesse condizioni di accesso è ormai superata.

Il vero scopo, però, va oltre questi vantaggi ovvi, e riguarda più in generale il futuro. Secondo gli analisti la pay tv è in calo, perché i prezzi crescono in continuazione e gli utenti preferiscono i servizi wireless e streaming tipo Netflix. Se la situazione è davvero questa, per la AT&T acquistare una società che fornisce televisione satellitare non avrebbe molto senso: nel breve periodo fornirebbe dei vantaggi, ma non andrebbe nella direzione dove sembra avviato il futuro.

Il problema però è proprio mettersi in condizione di entrare al meglio in questo futuro, sviluppando la tecnologia necessaria. Ad esempio il "multicasting", che consente di fornire video in streaming a molti utenti simultaneamente, senza intasare troppo lo spectrum delle frequenze usate per la trasmissione. Per realizzare tutto questo servono investimenti, che un'azienda di dimensioni più grandi può stanziare più facilmente.

Nel breve periodo, quindi, AT&T punta agli utenti e ai soldi di Direct TV; nel lungo, spera che l'acquisto le consenta di offrire un pacchetto più completo e avanzato ai clienti. A patto che a rimetterci non siano proprio loro, con meno concorrenza, meno opportunità di scelta, e prezzi più alti.

 

 

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