IL VECCHIO AMORE DI CDP PER PARIGI ADESSO METTE A RISCHIO 75 MILIONI - TRA IL 2012 E IL 2016, GESTIONE COSTAMAGNA, FII E CASSA PUNTANO SU SOFINNOVA, SCATENANDO POLEMICHE DA PARTE DI CHI CHIEDEVA TUTELA PER IL MADE IN ITALY. ORA IL VENTURE CAPITAL FRANCESE SI SCOPRE VITTIMA DEL FALLIMENTO DI UNA SOCIETÀ AMERICANA
Claudio Antonelli per “la Verità”
FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA
Cassa depositi e prestiti investe, per dirla in parole povere, i soldi dei pensionati italiani. Uno dei motivi principali per cui chi la guida deve sempre stare attento a non farsi tirare troppo per la giacchetta. I politici vorrebbero risolvere tutti i problemi dell' Italia con i soldi degli italiani. Non a caso i 5 stelle volevano usare Cdp per salvare Alitalia, creare la banca del Mezzogiorno o altre attività ad altissimo rischio. Così potenzialmente distruttive che qualcuno si è messo di mezzo per evitare il peggio. Ad esempio le fondazioni bancarie. Il problema è che purtroppo non va bene nemmeno il contrario. La politica non può dirsi totalmente disinteressata a Cdp perché si finirebbe con il correre rischi opposti, lasciando ai vertici decisioni autonome. E svincolate da strategie che devono essere necessariamente di visione nazionale.
È il caso di un maxi investimento avviato nel 2012, finalizzato nel 2016 e bissato (sebbene su una piattaforma diversa) a febbraio 2018 dalla Cdp guidata da Claudio Costamagna. In tutto 75 milioni finiti al fondo francese Sofinnova. Alla fine del 2012 il Fondo italiano di investimento e Cdp lanciano diversi veicoli di venture capital che puntano le prime fiches sulla più importante società di venture capital europea con sede a Parigi. Prima un blocco da 15 milioni poi un secondo da 20.
La scelta è gestita da Fii, ma le polemiche arrivano fino a via Goito. Perché aiutare Parigi quando le nostre aziende hanno una grande necessità di finanziamenti? A ottobre del 2017 i rapporti tra Cdp e Sofinnova finiscono nel mirino di Assobiotec, l' associazione che riunisce le imprese che fanno biotecnologia. Sostanzialmente si chiedevano perché versare fondi alla Francia quando in Italia ci sono tante aziende destinate a crescere proprio nel comparto biotech e del life science.
La protesta montò a tal punto che l' allora ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan dovette rispondere a una interrogazione in Parlamento. «In Italia i gestori dei fondi pubblici dedicati a finanziare il trasferimento tecnologico, quindi ricerca e innovazione, possono essere italiani ma anche di altri Paesi», aveva detto nel corso del question time alla Camera rispondendo a un' articolata domanda del deputato azzurro Antonio Palmieri che si può sintetizzare così: le risorse del fondo Itatech, destinato a sostenere il trasferimento tecnologico, saranno affidate a operatori internazionali. E così è stato.
Viene creata un piattaforma di investimento che si chiama Itatech, Cassa fa confluire 100 milioni e il Fondo europeo degli investimenti versa l' altra metà. A quel punto i vertici di Cassa, sempre guidata da Costamagna, assieme a Fei decidono di puntare 40 milioni su Sofinnova che a sua volta collabora con la celebre charity Telethon.
La scelta avviene a febbraio del 2018 e almeno in questo caso i soldi vengono vincolati al territorio italiano. Si giustifica l' operazione sostenendo che i francesi nel campo rappresentino l' eccellenza.
E qui rischia invece di cascare l' asino. Come ha riportato ieri il sito Lettera43 il fondo francese piazza alla società americana Sienna biopharmaceuticals una delle sue controllate di punta. Si tratta della Creabilis therapeuctics, specializzata nella cura della pelle. Sienna fallisce o meglio dichiara Chapter 11 e si scopre che Sofinnova non è poi questa punta di diamante. «I dati forniti dalla testata americana Endpoints News, una delle più conosciute a livello mondiale nel biotech, sollevano dubbi, raccontando come l' americana Sienna biopharmaceutical aveva sì concordato con Sofinnova un prezzo di 150 milioni di dollari per l' acquisto della start up, ma ne ha sborsati in denaro liquido appena 200.000», si legge sul sito: il resto era suddiviso fra cessione di azioni privilegiate e pagamenti legati ai risultati futuri.
«Cosa che testimoniava l' abilità dell' azienda acquirente, la Sienna biopharmaceuticals, ma modifica alquanto il senso dell' operazione per il venditore, la Sofinnova, le cui probabilità di ottenere il prezzo pattuito sembrano oggi, dopo il concordato della Sienna, a dir poco scarse». La domanda che si fanno molti analisti è che ne sarà dei milioni di soldi pubblici investiti nel fondo francese vista la crisi che lo sta toccando?
Quando vedremo i ritorni e soprattutto quante saranno le plusvalenze? Speriamo che seguano le orme private di Costamagna che del settore biotech è un grande esperto.
Nel 2012 il manager renziano entra nella compagine societaria di una start up francese dal nome AAA. Ne possiede l' 1,2% e ne è pure il presidente. Cinque anni dopo, Novartis compra l' incubatore per quasi 4 miliardi. A Costamagna vanno più di 30 milioni di euro. Questa sì che è una grande plusvalenza e un esempio che ci spinge a riflettere e a immaginare che si può puntare soldi sulle start up e guadagnarci. È vero che siamo immersi nell' Europa, ma è il caso di pensare alle eccellenze italiane e trovare un' unica strategia pubblica.