“BISOGNA ANDARCI COMUNQUE” - BERGOGLIO NON VUOLE RINUNCIARE AL VIAGGIO IN EGITTO NONOSTANTE GLI ATTENTATI ALLE CHIESE COPTE - IL PAPA TIENE MOLTO AL DIALOGO CON L’IMAM DI AL-AZHAR, DOPO GLI ANNI DI GELO SEGUITI AL DISCORSO DI RATZINGER A RATISBONA
Paolo Rodari per “la Repubblica”
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«Tutto procede come da programma». In serata il portavoce vaticano Greg Burke dice che, nonostante gli attentati di ieri, la visita del Papa in Egitto a fine aprile resta confermata. «Del resto - gli fa eco un alto prelato - non potrebbe essere diversamente. Francesco è andato in Centrafrica dove la situazione era difficilissima e il rischio per la sicurezza maggiore.
Questi stessi argomenti sembra che lo stesso Bergoglio abbia portato a chi oggi in Vaticano gli ha chiesto se fosse convinto della partenza. Quindi, a meno di ulteriori sviluppi, il viaggio si farà comunque». Certo, ogni dettaglio sarà valutato nelle prossime ore. Il programma della visita è stato reso noto soltanto pochi giorni fa proprio per ragioni di sicurezza. Ma se non emergeranno nuove valutazioni tutto si svolgerà come organizzato.
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Per il Vaticano non c' è un collegamento diretto fra gli attentati e la visita papale. O almeno, questa è la linea che la Santa Sede ha sposato. Anche per abbassare i toni. E non fare crescere attese sbagliate intorno all' arrivo del Papa.
E anche Francesco, che è stato informato di quanto avvenuto prima della celebrazione delle Palme e che poi, alla fine dell'Angelus, ha letto un messaggio in merito limato fino all'ultimo minuto disponibile dalla segreteria di Stato, ha fatto sua questa linea: a essere colpita, come è accaduto in passato, è la comunità cristiana, con la chiara volontà di non permettere ai fedeli di partecipare liberamente alle funzioni pasquali.
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Dice non a caso padre Hani Bakhoum Kiroulos, segretario del patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak e referente in Egitto del viaggio papale: «Ieri si è consumata una tragedia in un giorno in cui i cristiani celebravano una festa. L'attentato alla chiesa di San Marco ad Alessandria è stato perpetrato mentre stava celebrando il patriarca copto Teodoro II. La volontà mi sembra chiara: impaurire il popolo cristiano durante le funzioni pasquali. Anche prima di Natale e di Capodanno avvennero fatti analoghi, con la motivazione di dire al popolo cristiano: «Attenti, qui non potete pregare».
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Francesco ieri all' Angelus non ha menzionato la visita. Significa che non ci sono notizie in merito. Porterà semplicemente un messaggio di pace e di convivenza». Dopo le parole di Francesco all' Angelus, con le quali non solo ha espresso il suo «profondo cordoglio» ma ha anche pregato perché «il Signore converta il cuore delle persone che seminano terrore, violenza e morte e anche il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi», in Vaticano è stata registrata con soddisfazione la condanna degli attentati arrivata dalle comunità islamiche, e in particolare dall' Università di Al-Azhar, il più autorevole punto di riferimento dei musulmani sunniti.
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Certo, la preoccupazione della Santa Sede per le aggressioni che subiscono nei paesi mediorientali le popolazioni più indifese è alta. Per questo si ritiene necessaria un'azione multilaterale e un uso proporzionato della forza. E ancora oggi, di fronte a chi parla di un irreversibile scontro di civiltà, Oltretevere rimanda alle parole pronunciate dal segretario di Stato Pietro Parolin nel suo intervento alla 69esima assemblea dell'Onu: l'ideologia dello scontro di civiltà, disse, ha giocato «sulle paure e i pregiudizi esistenti» fomentando «reazioni di natura xenofoba che, paradossalmente, servono a rafforzare proprio quei sentimenti che stanno al centro del terrorismo stesso».
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La volontà di Francesco è di superare questa «ideologia» dello scontro di civiltà. E la missione in Egitto anche a questo serve. Bergoglio sa che la sua presenza può rafforzare la svolta di Ahmed Muhammad Ahmed el-Tayeb, l'Imam di al-Azhar, che dopo dieci anni di chiusure seguita alla controversa lectio di Benedetto XVI a Ratisbona, ha imboccato con energia la strada di un dialogo interreligioso inteso come arma di pace per disarmare il conflitto culturale che alimenta il sedicente Stato islamico. Ieri l' Imam ha parlato subito di «atto deprecabile e privo di ogni umanità» e, insieme, ha espresso la sua vicinanza ai fedeli e alla chiesa copta dell'Egitto.