laura boldrini

LA BOLDRINI? COSÌ FAN TUTTI! – JOSÈ DE FALCO, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DEI COLLABORATORI PARLAMENTARI, RACCONTA: “QUELLI PIÙ ESPERTI, QUANDO VANNO A NEGOZIARE POSSONO OTTENERE DEI CONTRATTI DETTAGLIATI, MA GLI ALTRI, PUR DI NON USCIRE DAL GIRO ACCETTANO DI TUTTO” – “ABBIAMO AVUTO CASI DI COLLABORATRICI A CUI È STATO CHIESTO DI DEDICARSI AL BABY SITTING E AL…” – L’ANOMALIA ITALIANA DELL’INQUADRAMENTO ECONOMICO

 

 

Pietro De Leo per www.iltempo.it

 

LA COLF DELLA BOLDRINI - MEME

Partire dalle parole, innanzitutto, e usarle bene. «Non chiamateci portaborse, ma collaboratori parlamentari». A dirlo al Tempo è Josè De Falco, presidente dell'associazione che annovera 200 iscritti in questa categoria, tornata agli onori della cronaca politica con il caso di Laura Boldrini.

 

E le rimostranze di una ormai sua ex collaboratrice nel Palazzo. Una storia di interruzione del rapporto del lavoro dopo una formula in smartworking negata dalla già Presidente della Camera. Ma tra le pieghe di tutto emerso che questa persona, oltre a supportare l'attività del Palazzo dell'ex Terza Carica dello Stato com' era nel suo ruolo, spesso veniva chiamata per fare altre cose, tipo prenotare il parrucchiere oppure ritirare i vestiti dal sarto.

jose de falco

 

«Era nei patti», ha provato a giustificarsi Laura Boldrini. «E invece non dovrebbe essere così», dice De Falco, con il quale abbiamo provato ad inquadrare la figura del collaboratore. Partendo da un presupposto: nessuna generalizzazione. Ci sono moltissimi rapporti professionali virtuosi tra il parlamentare e la persona di fiducia che lo aiuta nella sua attività da eletto.

 

Ma ci sono anche delle anomalie, e dei rapporti di lavoro «che finiscono per comprendere anche la risposta ad esigenze personali. Questo è sbagliatissimo, perché lede alla dignità delle istituzioni oltreché a quella del professionista», spiega De Falco.

 

collaboratori parlamentari portaborse

L'antologia di questo comprende una casistica molto varia e sconfortante. «Abbiamo avuto dei casi di collaboratrici cui è stato chiesto di dedicarsi al "baby-sitting", poi c'un caso di un collaboratore incaricato anche del cambio d'abiti in albergo del "suo" parlamentare . In altri casi era stato proposto lo stesso schema contrattuale delle colf».

 

protesta dei collaboratori parlamentari

E poi ci sono stati casi, già emersi nella stampa, in cui il parlamentare aveva chiesto al collaboratore di restituirgli parte dei soldi che gli corrispondeva. E qui entriamo nell'anomalia tutta italiana. Che riguarda l'inquadramento economico del tutto. Funziona così: ogni parlamentare ha diritto ad un riconoscimento economico per lo svolgimento dell'incarico.

 

I MEME SU LAURA BOLDRINI E I MALTRATTAMENTI ALLE COLLABORATRICI

Sono 3690 alla Camera e 4180 euro al Senato, ogni mese. Soltanto la metà va rendi contata, l'altra no. Sono soldi che andrebbero impiegati, appunto, per impegni di spesa relativi allo svolgimento della propria funzione.

 

Dunque il pagamento della sala per un convegno, l'accesso a banche dati e, appunto, il reclutamento di collaboratori. E lì che si annida, quando accade, la stortura. Perché poi la formalizzazio ne del rapporto di lavoro, e anche il successivo pagamento, è questione che riguarda soltanto il parlamentare e il suo collaboratore.

portaborse

 

«Quelli più esperti, quando vanno a negoziare - prosegue De Falco - possono ottenere dei contratti dettagliati, con delle mansioni precise. Ma quelli meno esperti, a volte, pur di non "uscire dal giro" accettano di tutto».

 

Come si può superare questa situazione? Se ne parla da anni, guardando ai modelli degli altri Paesi e del Parla mento europeo, in cui si coinvolgono direttamente le istituzioni. A volte proprio nella genesi nel rapporto di lavoro (come al Parlamento europeo), a volte con delle variazioni.

 

laura boldrini si mette i guanti

In Gran Bretagna, per esempio, a gestire i contratti dei collaboratori parlamentari è un ente indipendente che si occupa del trattamento economico dei deputati. In Germania il rapporto tra parlamentare e collaboratore è di diritto privato, ma poi paga il Bundestag, a cui va consegnato il contratto. «Trovare formule di questo tipo aiuterebbe anche a reclutare del personale altamente qualificato», ragiona De Falco, che osserva: «Adesso è il momento della riforma, rendendola contestuale al taglio dei parlamentari che entrerà in vigore la prossima legislatura.

 

jose de falco

Basterebbe veramente poco, qualche ora di riunione degli uffici di presidenza di Camera e Senato, come avvenuto per i vitalizi». Pere) la legislatura ha scavallato il metà cammino, «avevamo parlato del cambiamento con Roberto Fico, così come con la stessa Laura Boldrini la scorsa legislatura, ma al momento non se n'è fatto nulla».

 

collaboratori parlamentari

Una materia da riordinare, dunque, considerando che non c'nemmeno un numero preci sodi quanti siano i collaboratori. Sempre De Falco spiega che una mappatura vera e propria non c'è e che indicativamente per la Camera si parla di 612 contratti, se si esclude consulenze di breve durata, quelli continuativi sono 315. Del Senato non si sa nulla. «Non si può aspettare oltre, ne va del bene delle istituzioni democratiche».

fuori dal coro, lo scandalo dei portaborse 2

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO