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IL BUON ESEMPIO DI PUTIN - LA CORTE SUPREMA DI MOSCA METTE AL BANDO I TESTIMONI DI GEOVA: “SONO ESTREMISTI” - I GIUDICI NE HANNO VIETATO L'ATTIVITÀ IN TUTTO IL PAESE, CONFISCANDO I BENI DELL'ORGANIZZAZIONE - I 175 MILA FEDELI RUSSI RISCHIERANNO MULTE TRA 5 E 10 MILA EURO E FINO A 10 ANNI DI CARCERE SE SI RITROVERANNO A PREGARE

Rosalba Castelletti per www.repubblica.it

 

PUTINPUTIN

Jaroslav Sivulskij, 48 anni, che non ha mai tenuto un'arma in mano, da ieri è considerato "un estremista" alla stregua di un membro di Al Qaeda, dello Stato Islamico o di altri gruppi terroristici. Solo perché si professa Testimone di Geova. La Corte Suprema russa, accogliendo una richiesta del ministero della Giustizia, ha vietato tutte le attività del movimento religioso in Russia e ne ha confiscato tutti i beni. Non appena la sentenza entrerà in vigore, Jaroslav e altri 175mila fedeli russi rischieranno multe tra 300mila e 600mila rubli (circa 5mila-10mila euro) e il carcere da sei a 10 anni se si ritroveranno a pregare.

 

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"Siamo scioccati da quest'ingiustizia. Durante il processo il ministro della Giustizia non ha presentato alcuna prova d'estremismo. Abbiamo semmai ascoltato numerose testimonianze inconfutabili sulla nostra innocenza. Siamo tornati all'era sovietica quando noi Testimoni di Geova eravamo perseguitati", commenta da San Pietroburgo Sivulskij, portavoce della congregazione russa. "Mio padre trascorse sette anni in prigione, inclusi sei mesi in isolamento. Mia madre, appena diciottenne, venne condannata a 10 anni di carcere. Fu rilasciata dopo quattro grazie a un'amnistia alla morte di Stalin, ma dovette andare in esilio in Siberia insieme alla sua famiglia". 

 

Dopo le persecuzioni, i Testimoni di Geova erano tornati liberi di professare la loro fede al crollo dell'Urss nel 1991. "Sembrava che avessimo riconquistato la libertà, ma non è così. Andremo in prigione di nuovo. Non smetteremo di credere nel nostro Dio e di praticare la nostra religione. Non abbiamo smesso sotto il regime sovietico, non smetteremo nel ventunesimo secolo", commenta Jaroslav annunciando che la congregazione presenterà appello e, se necessario, ricorso presso la Corte europea per i diritti umani. "Non ci arrendiamo".

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Il bando totale dalla Federazione russa è solo l'ultimo colpo per il movimento religioso dopo dieci anni di battaglie legali, sequestri di Bibbie, raid durante le funzioni domenicali e gli incontri di preghiera casalinghi. La magistratura russa accusa i Testimoni di Geova, una denominazione religiosa fondata negli Stati Uniti nel 1870, di minare l'armonia della società e considera "sediziose" le loro pubblicazioni perché "dipingono le altre religioni in chiave negativa", invitano a non votare e a evitare il servizio militare.

 

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Le vessazioni sono iniziate nel 2007 quando il viceprocuratore generale lanciò controlli a tappeto sulle attività dei Testimoni di Geova. L'anno prima, tra le attività estremiste vietate per legge, era stato incluso "l'incitamento alla discordia religiosa". Da allora otto congregazioni locali e 95 pubblicazioni erano state dichiarate "estremiste" e perciò messe al bando. Talora, racconta Sivulskij, i volumi vietati venivano piazzati ad arte durante i raid nei luoghi di culto per avere il pretesto per chiuderli e incriminare i fedeli.

 

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Un anno fa, a preludio dell'ultima offensiva, al quartier generale dell'organizzazione a San Pietroburgo era stato intimato di cessare ogni attività, ordine che i Testimoni di Geova avevano provato a sfidare in tribunale venendo però respinti definitivamente lo scorso gennaio. Ora il bando totale che Rachel Denber, vicedirettrice di Human Rights Watch per l'Europa e l'Asia centrale, definisce "un terribile colpo per la libertà di religione e associazione in Russia". "I testimoni di Geova - ha commentato - sono messi di fronte a una scelta straziante: abbandonare il proprio credo o venire puniti perché lo professano". 

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