al baghdadi califfo

CALIFFO, MAGNATE ER CALIPPO - L’AUDIO MESSAGGIO CON CUI INVITA A COLPIRE “I CROCIATI”, E’ IL DISPERATO TENTATIVO DI AIZZARE I SUOI MILIZIANI DOPO LA SCONFITTA IN SIRIA E IRAQ - IL FONDAMENTALISMO ISLAMICO NON HA PIÙ UNO STATO E RITORNA NELLE GROTTE E ALLA LOTTA DEI “LUPI SOLITARI”

Gian Micalessin per “il Giornale”

 

AL BAGHDADI

Il Califfo è vivo, ma a sentirlo sembra il fantasma e l'antitesi di se stesso. Quel che più colpisce nel messaggio audio di 55 minuti rivolto a quanto resta dello Stato Islamico e dei suoi militanti è il tentativo di Abu Bakr Al Baghdadi di cancellare con qualche frase a effetto il suo più grande errore, ovvero il tentativo di trasformare un' organizzazione terrorista in un vero proprio Stato Islamico.

 

Quel passaggio dallo scontro asimmetrico alla dimensione simmetrica - consacrato nel luglio 2014 dalla proclamazione del Califfato nella moschea di Al Nouri a Mosul - consentì ad Al Baghdadi di riunire sotto il suo comando una legione straniera di oltre cinquantamila jihadisti arrivati da tutto il mondo.

 

Ma la mossa ha anche garantito l'eliminazione di decine di migliaia di militanti concentrati nell'inutile difesa di Raqqa e Mosul. Imparata la lezione il Califfo tenta ora un ritorno al passato rilanciando le azioni asimmetriche tipiche delle organizzazioni terroristiche e puntando sui «lupi solitari» per mettere a segno attentati «nelle terre dei crociati».

ABU BAKR AL BAGHDADI

 

«Per i mujaheddin e i credenti - spiega il Califfo senza più Califfato - la dimensione della vittoria o della sconfitta non si basa sulle città o sui villaggi caduti nelle mani di chi ha superiorità aerea, missili intercontinentali o bombe intelligenti. E neppure sul numero di sostenitori. La vera misura dipende dalla fede dei credenti».

armi isis

 

Come dire non importa se siete pochi e disperati l'importante è che continuate a credere e combattere. Al Baghdadi non nasconde dunque di rivolgersi a militanti costretti a misurarsi con «paura e fame» e cerca di rinfrancarli promettendo «buone novelle» per tutti quelli che «persevereranno pazientemente».

 

ABU BAKR AL BAGHDADI

Il primo discorso dopo quello diffuso nel settembre 2017 alla vigilia della caduta di Raqqa, capitale del versante siriano del Califfato, suona quindi come una chiara ammissione di debolezza. Allo stesso tempo è anche un tentativo di ricompattare le fila di un'organizzazione logorata dalle perdite subite, dalle divisioni interne e da una diminuita fiducia nello stesso Al Baghdadi.

 

Il lungo sermone, diffuso da un luogo sconosciuto, punta a rilanciare il ruolo guida e l'immagine del capo dell'Isis dopo un periodo segnato non solo dalle sconfitte, ma anche dalle gravi ferite subite da Al Baghdadi nel corso di almeno due bombardamenti, l'ultimo dei quali l'avrebbe colpito il 28 maggio del 2017 alle porte di Raqqa. In quell'occasione il governo russo si spinse fino ad annunciarne ufficialmente la morte, ma Al Baghdadi seppur gravemente menomato sopravvisse.

 

abu bakr albaghdadi 2

Ma il signore del terrore appariva provato fisicamente e moralmente già prima di quell'incidente. Ismail al Eithawi, un comandante dell'Isis detenuto in un carcere di massima sicurezza a Baghdad, ha raccontato in un'intervista al Wall Street Journal di aver partecipato - proprio nel maggio 2017 - a una riunione segreta nei dintorni della città siriana di Mayadin con un Al Baghdadi «invecchiato e arrabbiato». Secondo il testimone il Califfo, reduce dalle ferite subite in un precedente attacco, «era estremamente magro e la sua barba era ingrigita». E appariva incapace di gestire l'imminente caduta di Mosul. «Parlava a bassa voce riferisce Al Eithawi ma a un certo punto si è messo a gridare contro i suoi uomini, accusandoli di essere degli incompetenti».

 

SAJA EX MOGLIE DI AL BAGHDADI

Un altro segnale della debolezza del Califfo è il tentativo di dimostrare d'esser vivo e pienamente cosciente. I 55 minuti di discorso sono infatti disseminati di continui riferimenti alla recente politica internazionale come, ad esempio, le sanzioni imposte da Trump alla Turchia in risposta alla detenzione di un pastore evangelico. La voce di quell' audio è insomma la voce di un Califfo diventato un fantasma non solo per i suoi nemici, ma anche per i suoi fedeli.

LA MOGLIE E LA FIGLIA DI ABU BAKR AL BAGHDADI IL CALIFFO ISIS

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)