STELLA CADENTE - IL CAPO SEGRETERIA DI IGNAZIO MARINO, MATTIA STELLA, NON INCONTRAVA SALVATORE BUZZI SOLO NEGLI UFFICI DEL CAMPIDOGLIO MA ANDAVANO A CENA - DEFENESTRATO ALEMANNO, LA BANDA DI CARMINATI CERCAVA NUOVI REFERENTI

Giovanna Vitale per “la Repubblica”

 

SALVATORE BUZZI - GIULIANO POLETTISALVATORE BUZZI - GIULIANO POLETTI

Non si vedevano solo nel suo ufficio in Campidoglio, il capo segreteria del sindaco Marino e uno dei boss della mafia capitale. No. A riprova che Mattia Stella aveva «un rapporto privilegiato» con Salvatore Buzzi, leader della cooperativa 29 giugno e sodale dell’ex Nar Massimo Carminati, i due si incontravano pure fuori dal palazzo.

 

A cena. Beccati dal Ros dei carabinieri mentre, una sera di otto mesi fa, si ritrovano da Alvaro al Circo Massimo, ristorante fra i più amati da politici e vip. Era preoccupata assai, la gang del “Mondo di Mezzo”. Il cambio della guardia sul colle capitolino, nella tarda primavera del 2013, aveva pressoché azzerato tutti i punti di riferimento. Per cinque anni Buzzi e Co. avevano avuto libero accesso alle stanze del sindaco Alemanno e del suo braccio destro Antonio Lucarelli, avevano aggiustato appalti coi dirigenti comunali e i vertici di Ama, ma le elezioni avevano fatto tabula rasa e adesso dovevano ricominciare daccapo.

SALVATORE BUZZISALVATORE BUZZI

 

Agganciare i successori. Individuare almeno un “cavallo di Troia” che curasse i loro interessi dentro il nuovo Gabinetto del sindaco. Ché fuori, invece, affari e relazioni girano benissimo: il 18 marzo scorso il leader delle coop riesce perfino a incontrare Gianni Letta e, per sua intercessione, il prefetto Pecoraro. «Con lui è andata molto bene», dirà poi al telefono con Luca Odevaine. «Gli abbiamo parlato del Cara di Castelnuovo di Porto, lui mi ha detto: basta che il sindaco mi dice di sì, io non ho problemi».

 

MATTIA STELLAMATTIA STELLA

Figurarsi se potevano arretrare sul Campidoglio. Scrive il gip Flavia Costantini nell’ordinanza cautelare: «I rapporti con la nuova amministrazione comunale sono costituiti da una relazione con il capo della segreteria del sindaco, Mattia Stella, che s’intrecciano con quelli con Coratti (presidente del consiglio comunale, ndr ). Eloquente nel senso della costruzione di un rapporto privilegiato con Stella — insiste il magistrato — è la conversazione nella quale Buzzi chiamava Carlo Guarany, lo informava che prima sarebbe andato in Ama e successivamente presso il Gabinetto per incontrare Mattia, conversazione nella quale Guarany diceva che occorreva “valorizzare” Mattia e “legarlo” di più a loro». Un «rapporto privilegiato», ripete il gip, «che passava anche per incontri personali in luoghi diversi da quelli istituzionali, come quello monitorato dal pedinamento della sera del 22 gennaio, nel contesto temporale di un programma corruttivo».

 

ignazio marinoignazio marino

Programma che si nutriva di telefonate frequenti e incontri improvvisati a palazzo Senatorio, di blandizie e attenzioni, con l’obbiettivo di trasformare una semplice conoscenza in amicizia. Per questo dopo la cena da Alvaro «devo accompagna’ Stella a Palestrina (dove lui abita, ndr ) e poi ritorno a casa!», avverte la moglie Buzzi. Si sarebbe cioè fatto quasi due ore di macchina solo per fare una cortesia all’uomo- staff di Marino. La prova, se non altro, di un corteggiamento serrato. Come pure gli inquirenti sembrano pensare, tant’è che non l’hanno indagato.

 

Eppure il fotopedinamento del Ros quella sera di gennaio ha dell’inquietante. Intorno al ristorante è buio, le sagome si scorgono a stento: prima arrivano Buzzi e Guarany, poi il presidente della Legacoop regionale Stefano Venditti, infine Stella. Che si ferma «sotto la tettoia in prossimità dell’ingresso » e s’intrattiene «in una breve conversazione». Dopodiché tutti e quattro entrano da Alvaro e «alle 21,30 il servizio viene interrotto», appuntano i carabinieri. Cosa si son detti resta però un mistero. Che Buzzi mantiene anche con i suoi quando, il giorno dopo, riferisce solo di aver «espresso a Stella delle critiche sull’operato del sindaco» e che lui «aveva risposto di dargli tempo, perché si era appena insediato».

IGNAZIO MARINOIGNAZIO MARINO

 

Un ragazzo di appena trent’anni che dal giorno degli arresti e della perquisizione nel suo ufficio, ha «smesso di vivere» piange adesso il capo segreteria di Marino. «Io mi sono fidato, quella cena era stata organizzata dal presidente della Legacoop. Solo adesso mi rendo conto che non era opportuno andare. Pago la mia inesperienza. Per ingenuità sono precipitato in un incubo».

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