
CASTELLUCCI CHE CROLLANO – PER GIOVANNI CASTELLUCCI, L’EX AD DI AUTOSTRADE PER L'ITALIA, SI APRONO LE PORTE DEL CARCERE: È STATO CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA A SEI ANNI PER L’INCIDENTE DEL BUS CHE NEL 2013 VOLÒ DAL VIADOTTO DELL'ACQUALONGA, NELLA ZONA DI MONFORTE DI IRPINO, IN CUI MORIRONO 40 PERSONE – DIETRO QUELLA STRAGE C’ERANO SCIATTERIA E PROFITTO COME UNICO INTERESSE NELLA GESTIONE DI ASPI – SU CASTELLUCCI PENDE L’ALTRA SPADA DI DAMOCLE DEL PROCESSO SUL CROLLO DEL PONTE MORANDI – IL RAPPORTO CON I BENETTON, AI QUALI HA FATTO GUADAGNARE MILIONI, IL CROLLO DELLE MANUTENZIONI E I 9 MILIARDI DI DIVIDENTI DISTRIBUITI DA ASPI SOTTO LA GESTIONE CASTELLUCCI…
1. SEI ANNI PER LA STRAGE DEL BUS CON 40 MORTI L'EX AD DI ASPI CASTELLUCCI FINISCE IN CARCERE
Estratto dell’articolo di Irene Famà per “La Stampa”
Sciatteria. Profitto come unico interesse. Ecco cos'ha causato la morte di quaranta persone il 28 luglio del 2013 ad Avellino. Famiglie e amici avevano visitato i luoghi di Padre Pio. Qualche giorno di riflessione e preghiera, per poi tornare a casa, a Pozzuoli, una domenica d'estate. Intorno alle 20.30 l'incidente: il bus su cui viaggiavano precipita dal viadotto dell'Acqualonga nella zona di Monforte di Irpino. «Le barriere protettive non erano a norma».
INCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINO
Per quella strage, ieri, la Cassazione ha reso definitiva la condanna a sei anni all'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci. Lo stesso manager che era al vertice di Aspi durante il crollo del ponte Morandi. Un'altra tragedia. Un altro processo che lo vede imputato. Accusato di disastro colposo e omicidio colposo, per lui si aprono le porte del carcere. «È pronto a costituirsi», dicono i suoi difensori, gli avvocati Filippo Dinacci e Paola Severino.
GIOVANNI CASTELLUCCI IN TRIBUNALE
La sentenza, però, la definiscono «incomprensibile. Sulla base delle prove che abbiamo fornito siamo convinti che l'ingegnere sia totalmente estraneo ai fatti e abbia svolto accuratamente i propri doveri». I legali aggiungono: «Con questa sentenza, le responsabilità dei vertici diventano pericolosamente onnicomprensive».
Castellucci, duro manager marchigiano, non fece un passo indietro dopo i quaranta morti di Avellino. E rimase al suo posto anche dopo le quarantatré vittime del crollo del ponte in Liguria, il 14 agosto 2018. Si dimise solo nel gennaio del 2019.
E i parenti delle vittime di Genova commentano: «Questo dimostra che quanto sta emergendo nella nostra vicenda processuale non è un caso isolato, è il sistema che è stato messo a nudo, il vaso di Pandora è aperto».
INCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINO
Il viadotto sulla discesa dell'A16 Napoli – Canosa era in «una situazione di incuria da anni». Lo dice chiaro il procuratore generale nella requisitoria, in cui elenca criticità legate alla manutenzione e alla qualità delle barriere di protezione.
Autostrade per l'Italia sapeva eppure non si è preoccupata di intervenire. Il magistrato, che per l'ex ad Castellucci aveva sollecitato un appello bis per rivalutare la condanna per omicidio colposo e l'assoluzione per il disastro colposo, parla di «colpevole inerzia da parte di chi doveva monitorare e controllare». Sei anni sono stati inflitti all'allora direttore generale Riccardo Mollo e ai dipendenti di Aspi Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna; cinque anni al dirigente Nicola Spadavecchia e al direttore di tronco Paolo Berti. E ancora. Tre anni al dirigente Gianluca De Franceschi e ai dipendenti Gianni Marrone e Bruno Gerardi.
[…] L'incidente di Avellino «ha messo in luce le criticità legate alla manutenzione della struttura e alla qualità delle barriere di protezione», dicono gli esperti. Autostrade sapeva del degrado del viadotto. E, sostengono da sempre gli inquirenti, se le barriere fossero state a norma, la strage si sarebbe evitata.
2. DIVIDENDI A TUTTI I COSTI, LA PARABOLA DEL MANAGER CHE CATTURÒ TUTTI I MINISTRI
Estratto dell'articolo di Carlo Di Foggia per il "Fatto Quotidiano"
INCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINO
[…] È stato il disastro di Avellino, con i suoi pochi migliaia di euro di risparmi per non sostituire le barriere ormai inservibili, a permettere di conoscere uno dei segreti meglio custoditi della storia della Repubblica: la concessione di Autostrade e il suo meccanismo osceno che ha garantito una pioggia di dividendi per un ventennio.
Castellucci, ex Boston Consulting, entra in Aspi come direttore generale nel 2001, dopo un anno ai vertici di Barilla. La società è stata privatizzata nel 1999, svenduta ai Benetton che riescono nell’impresa di non spendere un euro di tasca propria.
Nel 2006 la famiglia di Ponzano Veneto caccia l’Ad Vito Gamberale, contrario alle alchimie finanziarie pensate dal tutore finanziario dei Benetton, Gianni Mion, e da Gilberto, tra i 4 fratelli il vero artefice della trasformazione finanziaria del gruppo dei maglioncini. È Mion a sceglierlo come successore.
Per i boiardi come Gamberale il dividendo era l’ultimo dei pensieri, per i Benetton è il primo.
Castellucci li rende ricchi trasformando le autostrade in una fabbrica di soldi con pochi eguali e loro ricambiano mettendolo alla guida anche della holding Atlantia.
CROLLO DEL PONTE MORANDI DI GENOVA
Nel 2007 riesce a negoziare la concessione a totale vantaggio del gruppo. Nel 2008 – dopo che Autostrade ha irrorato tutti i partiti con 1 milione di euro – ottiene dal governo Berlusconi di blindarla per legge con una norma che disinnesca il rischio revoca imponendo un mega indennizzo anche in caso di negligenza e che verrà poi usata dai Benetton per evitare la punizione post Morandi. Lui ripaga l’ex Cavaliere partecipando al salvataggio di Alitalia (mossa che provò a ripetere anche dopo il Morandi con il governo giallorosa): butta 100 milioni e ottiene vantaggi sulle tariffe e la possibilità di fare in casa tutti i lavori.
giovanni castellucci di autostrade
Dal 2008 al 2019, ultimo anno di Castellucci, Aspi ha ottenuto un aumento del 27% dei pedaggi grazie a ministeri compiacenti nonostante un traffico in calo: è bastato tenere a freno le manutenzioni per trascinare gran parte di quell’aumento in profitti, destinati ad Atlantia. La spesa per investimenti di Aspi è passata da 1,15 miliardi del 2009 a 475 milioni nel 2018, quella per manutenzioni ordinarie è stata sempre inferiore ai 300 milioni l’anno. “Le manutenzioni le abbiamo fatte in calare... così distribuivamo più utili... e Gilberto e la famiglia erano contenti”, racconterà Mion intercettato.
INCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINO
Aspi ha distribuito oltre 9 miliardi di dividendi sotto la sua gestione. Amministrando un monopolio naturale, ha incassato 5-6 milioni l’anno, ottenendo un bonus anche nell’anno del crollo del Morandi.
Quando, il 14 agosto 2018, si precipita a Genova dopo il disastro, nega di aver mai saputo che il ponte fosse pericoloso o andasse chiuso. I Benetton lo mettono alla porta solo un anno dopo fingendo sconcerto. Un cinismo da padroni, che è stato, per certi versi, la cifra dell’intera parabola. Difficile prevedere, per un uomo così potente da non essere mai stato raccontato, se non dal Fatto, che l’epilogo sarebbe arrivato per il disastro di Avellino.
CROLLO PONTE MORANDI GENOVA
giovanni castellucci 8
giovanni castellucci
INCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINO
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