
CHIUDE I BATTENTI IL “FABRIC”, LA STORICA DISCOTECA DI LONDRA - DOPO LA MORTE DI DUE RAGAZZI PER OVERDOSE, IL SINDACO, SADIQ KHAN, HA REVOCATO LA LICENZA: “GIRA TROPPA DROGA” - MA CRESCE LA PROTESTA: “E’ SOLO UN MODO PER TENERE LE CITTÀ STERILI E DOCILI A BENEFICIO DEI NUOVI RICCHI”
E.F. per “la Repubblica”
Da un paio di settimane la capitale britannica ha finalmente una metropolitana che nel weekend funziona 24 ore, per la prima volta il popolo della notte può tirare tardi senza preoccuparsi di impiegare ore per tornare a casa: ma per andare dove, fare cosa, divertirsi in che modo, se i locali notturni chiudono uno dopo l’altro?
È il grido di protesta che come un tam-tam corre su Twitter e su altri social network alla notizia che Fabric, storica discoteca di Londra, forse la disco più famosa d’Inghilterra, chiude per revoca della licenza da parte delle autorità di Islington, il quartiere di cui fa parte. Motivo ufficiale: il consumo di droga, anzi il libero commercio di droga all’interno del locale, verificato da poliziotti in borghese e risultato nella morte per overdose di due giovani negli ultimi mesi.
I proprietari sono accusati di non avere fatto abbastanza. «Non ci sono sufficienti controlli all’ingresso», afferma un comunicato dell’Islington Council. Ma la decisione viene condannata da tutte le parti, non soltanto dai frequentatori più assidui di Fabric, e viene spiegata come l’ennesima speculazione finanziaria di “gentrification”, come si dice in inglese, ossia di imborghesimento di zone popolari, misere o — in questo caso — “alternative”, per aprire la strada a condomini di lusso, ristoranti alla moda, boutique di marca, omologazione culturale.
Fra quelli che lamentano il fenomeno c’è anche il nuovo sindaco di Londra, Sadiq Khan, che per età e gusti non è certo il tipo da andare in discoteca. «Più di metà delle disco della nostra città hanno chiuso negli ultimi otto anni», afferma il sindaco, «questo declino deve fermarsi se vogliamo che Londra mantenga il suo status di città che funziona 24 ore su 24 con una vita notturna di prima qualità».
Gli fa eco lo scrittore Irvine Welsh, il cui più noto romanzo, “Trainspotting”, raccontava il cocktail di droga, sesso e rock and roll nei club degli anni ’90: «Questo è l’inizio della fine per le nostre città come centri di cultura e intrattenimento. La droga è un pretesto, Fabric è uno dei posti a Londra dove se ne consumava di meno. È solo l’effetto degli interessi commerciali. Le grandi capitali odierne vanno mantenute sterili e docili, affinché possano diventare proprietà esclusiva dei nuovi ricchi».
Non è un fenomeno soltanto londinese: negli ultimi dieci anni, i locali notturni in Gran Bretagna sono passati da 3.144 a 1.731 e continuano a chiudere a ritmo serrato. E le associazioni contro la droga, come Chill Welfare, temono che il consumo di narcotici si sposterà in luoghi “più underground”, dove i controlli saranno ancora più difficili e i rischi più alti.