GIUSTIZIA A SCOPPIO RITARDATO - CI SONO VOLUTI VENT’ANNI PER ARRIVARE ALLA LA DEMOLIZIONE DI UN MURO ABUSIVO NEL QUARTIERE VILLAGGIO MOSÈ, NELLA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO - PER ABBATTERE L’ECOMOSTRO DI ALIMURI SONO SERVITI CINQUANT'ANNI
Mattia Feltri per “la Stampa”
CASE ABUSIVE NELLA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO
Abuso accertato nel 1993 (entra in vigore il trattato di Maastricht, si scioglie la Democrazia cristiana, Forza Italia non è ancora nata, Totò Riina e Pietro Pacciani finiscono in carcere).
La sentenza di condanna emessa dal pretore è del 1995 (sui nostri computer compaiono i primi siti internet, Yitzhak Rabin è assassinato, con Schengen l' Europa abolisce le frontiere).
La sentenza del pretore diventa definitiva nel 1998 (scoppia lo scandalo dei rapporti fra Bill Clinton e Monica Lewinsky, Alberto Tomba vince la sua ultima gara, viene fondata Google). L'ingiunzione a eseguire la sentenza del 1999 ((Roberto Benigni conquista l' Oscar, le Br uccidono Massimo D' Antona, si dimette Boris Eltsin, a Seattle nasce il movimento no-global).
CASE ABUSIVE NELLA VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO
L' esecuzione della sentenza è di ieri, 24 agosto 2015. Ci sono voluti due decenni abbondanti, probabilmente il tempo strettamente necessario per una questione giuridica della massima delicatezza: la demolizione di un muro abusivo nel quartiere Villaggio Mosè, nella Valle dei templi di Agrigento. Non il Muro di Berlino, nemmeno il Muro del Pianto, giusto un muro di recinzione lungo ottanta metri e alto uno, costruito senza licenze in una zona dove l' abusivismo è la risposta a un' emergenza abitativa particolare, quella di chi necessita di una seconda casa con vista sulla Magna Grecia.
E dunque infine la giustizia trionfò. Ieri il muretto è stato abbattuto, nonostante i proprietari (che presto dovranno consegnare alla ruspe anche il capitale di un ovile) avessero tentato fino all' ultimo di tirare fuori dal cappello l' ultimo comma bis. Sostenevano che mancasse la verifica del titolo esecutivo, qualunque cosa significhi, e del resto con espedienti del genere sono riusciti a tirare avanti il tempo che un essere umano impiega per diventare dottore.
Ci si chiederà com' è possibile, e figuriamoci, il celebre ecomostro di Alimuri, il monumentale albergo da centocinquanta camere edificato in costiera amalfitana, fu abbattuto dopo cinquant' anni di andirivieni giudiziari, e in paragone quella di Punta Perotti, il gigantesco e agghiacciante condominio del superbo lungomare Crollalanza di Bari, fu una bagatella risolta nel battito di un decennio.
Ad Agrigento, come altrove, si tira avanti in dolcissima indolenza per mille motivi, perché mezzi quartieri sono stati tirati su illegalmente e nell' indifferenza per dare casa a chi non l' ha, come a Gela. Perché le procure incaricano delle demolizioni i Comuni e nessun sindaco raderà al suolo l' abitazione di un elettore, e giocherà di sponda e di rimpallo sino all' ultimo respiro.
Poi capita che nel mucchio finisca anche il muretto di cui si sta raccontando, e soltanto nella Valle dei templi si calcola che le costruzioni abusive in attesa di abbattimento siano alcune decine. L' amministrazione a un certo punto ha escogitato l' estrema tattica: incaricare dell' esecuzione la soprintendenza. «Ma noi soprintendiamo, e basta», è stata la risposta. Si è dovuto dunque stabilire se la soprintendenza potesse limitarsi a soprintendere e insomma, si sono guadagnati altri mesi, e forse domani nuovi cavillosi diavoletti spunteranno dall' ultimo codice a dimostrare che nessuna riforma della giustizia - nemmeno la più necessaria e urgente - saprà resistere al genio dei furbi e dei pigri.