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COLESTEROLO NON AVRAI IL MIO SCALPO – ARRIVANO DUE NUOVI FARMACI BIOLOGICI CONTRO IL COLESTEROLO, MA SONO COSTOSI E PER LO STATO POTREBBE ESSERE UN SALASSO – SEMPRE PIÙ CONTROVERSO IL LIMITE DI LDL OLTRE IL QUALE INTERVENIRE CON MEDICINE
Letizia Gabaglio e Daniela Minerva per “la Repubblica”
Tenere basso il colesterolo. È il mantra di tutti i medici che incrociamo. E gli italiani ce l' hanno così presente che per tenere a bada i lipidi nel sangue consumano ogni anno un miliardo di euro in pillole, statine soprattutto. Sempre utili? È da quando sono arrivati sul mercato che questi farmaci sono sorvegliati speciali perché non sempre il loro utilizzo è stato appropriato, anzi la pressione delle aziende è stata tale da spingere i medici spesso a prescriverli quando bastava mettere a dieta il paziente, con ciò sprecando denaro pubblico.
Oggi, l' arrivo di due nuovi farmaci biologici (evolocumab e alirocumab, prodotti da Amgen e Sanofi), potenti e costosi, ha riacceso i riflettori, con l' Agenzia del farmaco a dire che rappresenteranno per le casse del Ssn un altro bel salasso. Detto che questi proiettili biologici sono riservati a chi ha ereditato l' ipercolesterolemia, e che quindi il mercato si riduce di molto, le autorità sono in allarme perché quando c' è di mezzo il colesterolo il rischio che salti il banco esiste. Per una ragione molto precisa: la grande incertezza su dove bisogna mettere l' asticella. Insomma, quando dobbiamo ammettere che il nostro colesterolo cattivo (Ldl) è così fuori controllo da imporci una terapia farmacologica se non vogliamo rischiare un infarto o un ictus?
Ovvio che più bassa è l' asticella, più è colossale il business. Considerazione che spinge a guardare con sospetto il fatto che, da quando sono sul mercato le statine, le società scientifiche americane tendono ad abbassare la soglia tollerabile. Fino alle ultime linee guida Usa che comandano di tenere l' Ldl sotto i 70, e che ad alcuni sono sembrate esagerate.
Su una cosa, però i cardiologi sono d' accordo: il numero magico che fissa il nostro Ldl non dice praticamente nulla, a meno che, naturalmente, non veleggi oltre i 115 e il colesterolo totale oltre i 190. In questo caso bisogna subito prendere provvedimenti: dieta, esercizio fisico e, se non bastano, farmaci. Sotto questi valori, a determinare quanto rischiamo è un complesso di fattori che tengono conto del nostro stato di salute, del nostro stile di vita e della familiarità.
Per metterli tutti insieme, i cardiologi hanno disegnato le mappe del rischio. Dove scopriamo che una persona che è sovrappeso, ha il diabete e la pressione alta, ad esempio, deve tenere il suo colesterolo ben sotto i 100; più basso di chi ha uno solo di questi fattori di rischio; e ancor più di chi è giovane e sano. I profili nelle mappe sono centinaia.
E se è vero dobbiamo decidere col medico quando abbassare l' Ldl, è anche vero che il margine di interpretazione è ampio. E che in quel margine si insinua qualche ricetta di troppo.
A volte, però, un parametro certo c' è. Quando il colesterolo cattivo è scritto nei geni: chi ne soffre rischia infarto e ictus anche da giovane e a 40 anni ha i vasi danneggiati come quelli di un settantenne. Tanto che l' 85 degli uomini con Ldl ereditario muore di infarto intorno ai 60 anni. È a loro innanzitutto che saranno destinati i nuovi farmaci biologici. E se così fosse, con un adeguato monitoraggio antiabuso, i costi potrebbero essere limitati.
Ma a preoccupare è il fatto che i «monoclonali sono efficaci - osserva Alberto Zambon, lipidologo dell' Università di Padova - su un ampio ventaglio di pazienti. Vuol dire che potremo prescriverli anche a chi è intollerante alle statine». Le quali hanno spesso effetti collaterali tali che «dopo 6 mesi di terapia solo il 50 per cento dei pazienti segue lo schema così come dovrebbe -spiega Claudio Rapezzi, cardiologo dell' Università di Bologna - gli altri abbandonano o decidono di prendere la pasticca solo quando hanno mangiato troppo, o dopo aver ritirato le analisi».
Ovviamente è inutile. Mentre un farmaco meglio tollerato potrebbe avere risultati. Ma allora davvero fa impennare i costi. Da oggi comunque c' è uno strumento in più. Gli scienziati hanno fatto la loro parte, ora tocca all' Aifa trattare un prezzo adeguato. Stabilire chi e quando potrà usare uno strumento così costoso. Ma soprattutto vigilare sugli abusi di questi come dei vecchi farmaci, anche se ormai costano poco.