“C'È STATO UN PRECEDENTE: GIOVEDÌ HA AVUTO UN’ESPLOSIONE D’IRA” – PARLA STEFANO CESCA, IL TITOLARE DELLA FONDERIA DOVE LAVORAVA FILIPPO FERLAZZO, L’UOMO CHE HA UCCISO ALIKA OGORCHUKWU, A CIVITANOVA: “MI VENIVA DIETRO PER CHIEDERMI DI RINNOVARGLI IL CONTRATTO E IO GLI DICEVO: STAI TRANQUILLO, NON C'È FRETTA. LUI, ALL'IMPROVVISO, HA DATO UN CALCIO TERRIBILE ALLA PORTA” – “ERA UN OPERAIO BRAVO E AFFIDABILE, NON SAPEVO FOSSE INVALIDO, MA SI VEDEVA CHE SOFFRIVA. ERA GELOSISSIMO DELLA FIDANZATA…”
Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
Stefano Cesca, 58 anni, di Recanati, si fa chiamare Steve all'americana e Steve Stampi è il nome della fonderia di alluminio di cui è titolare da quasi 30 anni in via Cianfrocchi.
Nella sua fabbrica di profilati lavoravano fino a giovedì scorso 7 operai, uno di questi era Filippo Ferlazzo, da venerdì in carcere ad Ancona, accusato dell'omicidio di Alika Ogorchukwu.
Se l'aspettava, signor Cesca?
«Ma come si fa a dirlo? Certo, a pensarci bene, il giorno prima c'era stato un precedente».
Racconti.
«Giovedì qui in fabbrica ha avuto un'esplosione d'ira: da giorni mi veniva dietro in preda all'ansia per chiedermi di rinnovargli il contrattino di un mese che sarebbe scaduto il 31 luglio. E io gli dicevo: stai tranquillo, non c'è fretta, ne parliamo quando scade. Ma lui, all'improvviso, ha dato un calcio terribile alla porta del mio ufficio e poi è rimasto là fuori in silenzio, balbettando qualcosa mentre mi fissava».
Ha avuto paura?
«No, perché io sono forte, robusto, lavoro in fonderia da una vita e mi sono sempre saputo difendere. Non vede? Ho muscoli, tatuaggi, piercing ovunque, gli ho detto a brutto muso: ora calmati, vai a casa e torna lunedì. E l'ho cacciato».
Gliel'avrebbe rinnovato il contrattino?
«Ma sì, l'ho detto anche oggi al mio commercialista, perché Filippo era un operaio bravo, affidabile, ci teneva a questo lavoro. Si era presentato un mese fa qui da solo e io l'avevo assunto senza problemi, aveva imparato subito il mestiere, svuotava i bidoni, martellava per ore il materiale, sembrava instancabile. Anche se alla Croce Verde dove faccio il volontario mi avevano detto di stare all'erta».
Cioè?
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«Dei miei colleghi pare lo conoscessero, mi raccontarono che lui aveva mostrato già qualche squilibrio in passato, si parla di una panchina danneggiata in centro, di denunce arrivate ai carabinieri».
E lei?
«Io niente, gli ho dato fiducia e posso dirvi anche ora che Filippo, nonostante tutto, non è un mostro. Certo, ignoravo che fosse invalido civile al cento per cento per i suoi disturbi psichici e adesso mi chiedo se per la legge abbia sbagliato ad assumerlo. Non so se potrò avere delle conseguenze. Ma come facevo a saperlo? Lui mica me l'ha detto quando si è presentato».
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Nei suoi confronti ora prova più pena o rabbia?
«Di sicuro, almeno io, ho conosciuto un'altra persona: sempre educata, gentile, molto seria. Però si vedeva che soffriva. Mi diceva che in vita sua tanta gente l'aveva sfruttato. Poi era geloso, gelosissimo della fidanzata. Aveva sofferto molto per un litigio avuto con lei qualche settimana fa».
Con Elena?
«Sì, mi aveva raccontato che una sera lei voleva uscire a divertirsi, voleva andare a ballare fuori, Civitanova in questo periodo è piena di discoteche e locali sul mare frequentati da tanta gente, lui però voleva restare in casa e andare a dormire presto, perché il giorno dopo doveva essere in fabbrica. E questo, vi garantisco, non è un lavoro facile. Anzi è anche pericoloso e Filippo il mattino dopo voleva arrivare al lavoro fresco di testa ed efficiente. Così alla fine bisticciarono. Ma in una coppia è normale, o no?».
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