“WOODCOCK INDAGA FUORI DALLE REGOLE” - DAVANTI AL CSM RICOSTRUITI GLI SCAZZI E GLI SCONTRI TRA I MAGISTRATI DELLA PROCURA DI NAPOLI - PERCHE’ LA DDA, DI CUI WOODCOCK FA PARTE, HA CONTINUATO A INDAGARE SU CONSIP ANCHE QUANDO S’E’ CAPITO CHE LA CAMORRA NON C’ENTRAVA NULLA?
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
C' è stato un conflitto interno alla Procura di Napoli, dai toni anche «molto duri», sull'inchiesta Consip che poi è deflagrata fino alle polemiche degli ultimi giorni. Uno scontro fra magistrati dello stesso ufficio rimasto confinato a riunioni e note riservate fra procuratore, aggiunti e sostituti che ora è all' esame del Consiglio superiore della magistratura, dove è stata aperta una procedura per l'eventuale trasferimento d' ufficio del pm Henry John Woodcock , e della Procura generale della Cassazione che si occupa di ipotetici illeciti disciplinari.
Le contestazioni riguardavano la competenza a indagare della Direzione distrettuale antimafia - di cui fa parte Woodcock, titolare del fascicolo - anche quando s' è capito che la camorra non c' entrava. È quanto emerge dalle audizioni di luglio al Csm del procuratore generale di Napoli Luigi Riello e del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso.
Domani toccherà agli altri aggiunti, Alfonso D' Avino e Giuseppe Borrelli. Ha raccontato Riello che nel dicembre 2015 Woodcock e la sua collega Enrica Parascandalo chiesero di aggregare all' inchiesta la pm Celeste Carrano, all'epoca delegata ai reati contro la pubblica amministrazione.
La domanda fu girata al procuratore aggiunto D' Avino, coordinatore di quella sezione, che negò il consenso e chiese che gli venisse trasmesso l' intero fascicolo, stralciando eventuali episodi collegati ad accuse di camorra. «È una nota molto dura - ha riferito Riello al Csm - dove si dice, in sostanza, che queste vicende non avrebbero avuto alcuna connessione con fatti relativi alla criminalità organizzata, per cui più che la coassegnazione della dottoressa Carrano egli chiedeva lo stralcio».
In pratica, secondo questa interpretazione, l' indagine Consip non toccava a Woodcock e doveva passare di mano. A gennaio 2016 l' allora procuratore Giovanni Colangelo riunì D' Avino e il capo della Dda Filippo Beatrice, e nella riunione fu deciso di fare come chiedeva D' Avino: separare i fatti di corruzione e passarli alla sua sezione. «Tale decisione, per motivi non noti al dottor D' Avino, non aveva alcun seguito», ha proseguito Riello.
Woodcock andò avanti e sei mesi dopo, a luglio 2016, tornò a proporre di essere affiancato dalla Carrano, perché c'erano da gestire nuovi pentiti di camorra e servivano rinforzi. Con questa motivazione D'Avino accettò, ma ribadì che la Dda stava trattenendo un fascicolo che non le spettava.
«Nel caso di specie - scrisse il procuratore aggiunto in una nota - non si è di fronte a un fisiologico sviluppo di reati emersi nel corso delle indagini, bensì ci si trova di fronte a una patologia, peraltro grave, che riguarda i reati contro la pubblica amministrazione costantemente ricercati per mesi e anzi anni, sistematicamente, al di fuori della propria competenza e delle regole interne all' ufficio».
TIZIANO RENZI ALLA FESTA DELL UNITA DI RIGNANO -3
Anche quella volta non successe nulla finché, dopo l' estate, pure la pm Carrano entrò nell'inchiesta Consip. Era la fase più calda, quella in cui dalle intercettazioni nell' ufficio romano dell' imprenditore Alfredo Romeo stavano emergendo i sospetti sul coinvolgimento di Tiziano Renzi nelle trame per manovrare il mega-appalto da 2 miliardi e 700 milioni di euro.
E il capitano dei carabinieri del Noe aveva già detto al procuratore di Modena Lucia Musti (secondo quanto riferito da lei): «Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi». Al Csm l'altro procuratore aggiunto, Nunzio Fragliasso, ha spiegato che furono disposti «175 decreti di intercettazione per reati di pubblica amministrazione, non aggravati dal favoreggiamento alla mafia, in un arco temporale che va da gennaio 2015 sino al 20 dicembre 2016».
Sono state ascoltate anche le telefonate di Tiziano Renzi, richieste da Woodcock e Carrano l' 8 novembre 2016 e autorizzate dal giudice il 17 novembre. Il padre dell'ex premier, comunica Fragliasso, «viene intercettato come terzo (cioè persona non indagata, ndr ) con riferimento al reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati di corruzione».
Ancora una volta non sembrano esserci connessioni con vicende di camorra. E il procuratore aggiunto precisa: «L' intercettazione però inizia qualche giorno dopo l'autorizzazione del gip, perché i colleghi hanno adottato un provvedimento interno, mai partecipato alla polizia giudiziaria, di differimento dell' inizio delle operazioni a subito dopo il referendum».
Si tratta del voto sulla riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi, che si tenne il 4 dicembre; evidentemente i pm volevano evitare di registrare troppe conversazioni su fatti e risvolti politici. Dunque le intercettazioni cominciano il 5 dicembre, ma due giorni dopo l' ex autista del camper elettorale dell' ex premier chiama Carlo Russo, l' amico inquisito di Tiziano Renzi, per dirgli: «Scusami, ti telefonavo...per conto di babbo... Mi ha detto di dirti di non chiamarlo, e non mandargli messaggi». È una delle probabili «soffiate istituzionali» che hanno inquinato l'inchiesta Consip, sulle quali adesso indaga la Procura di Roma.