UN DIAVOLO PER CAPELLO - ETÀ, SESSO, STATURA E STILE DI VITA: ALL'AMERICAN CHEMICAL SOCIETY UNO STUDIOSO HA MOSTRATO TUTTI I DATI ESTRATTI DA UN SOLO CIUFFO – IL GIUDICE: "IL CAPELLO CONSERVA L'IMPRONTA DELL' ASSUNZIONE DI DROGA O ALCOL MA IN NESSUN PROCESSO OGGI VIENE PIÙ PORTATO COME PROVA. SOLO IL DNA"
Elena Dusi per la Repubblica
Sherlock Holmes lo analizzava con la lente d' ingrandimento. Glen Jackson con uno spettrometro di massa. Nelle mani della tecnologia, ecco allora che anche un umile capello inizia a parlare, svelando dettagli che neppure il più grande fra gli investigatori poteva carpirgli.
Glen Jackson, professore di scienze forensi all' università della West Virginia, ha presentato ieri al congresso dell' American Chemical Society di San Francisco la sua tecnica per estrarre da un ciuffo di capelli informazioni prima impensabili come età, sesso, corporatura grassa o magra, tipo di dieta, uso di farmaci, presenza di alcune malattie, pigrizia o abitudine a fare ginnastica.
«A seconda delle domande che uno chiede, le risposte possono essere sorprendenti». Il segreto, spiega lo scienziato, è osservare nei dettagli i "mattoni" chimici che compongono i capelli. «E che - ha raccontato Jackson in una conferenza stampa - riflettono molti aspetti del nostro stile di vita, anche se richiedono strumenti che attualmente solo i centri più avanzati dell' Fbi possiedono, e non i laboratori forensi locali ». Le minuscole impronte della dieta che seguiamo o dello sport che pratichiamo vanno cercate nella cheratina, la principale proteina di cui sono composti i capelli.
La cheratina è formata da aminoacidi, che a loro volta contengono atomi di carbonio, leggermente diversi l' uno dall' altro a seconda di chi siamo e come viviamo. «Per il momento la nostra tecnica ha bisogno di una manciata di capelli.
Ma siamo sicuri di poterla perfezionare, arrivando a usarne uno solo» spiega il ricercatore. Gli atomi di carbonio possono contenere un numero variabile di neutroni.
Si possono cioè presentare sotto forma di isotopi diversi. La percentuale di ciascun isotopo nel capello indica quale tipo di reazione chimica è avvenuta al suo interno.
Reazione che viene influenzata da cibo, età, ormoni (e dunque sesso) e ritmo del metabolismo (cioè, indirettamente, esercizio fisico e indice di massa corporea).
Uso di alcol e droghe sono invece informazioni che già da anni possono essere lette nei capelli, anche a mesi di distanza dall' assunzione.
La tecnica non è ancora matura per entrare nelle aule di giustizia: lo stesso Jackson lo ammette. «Sul sesso abbiamo un' affidabilità del 90% e sull' indice di massa corporea dell' 80%. Ma l' analisi del capello può offrire informazioni complementari, non sostitutive rispetto al Dna. Si tratta infatti di materiale che può resistere anche 2mila anni senza alterarsi».
Sull' onda delle nuove scoperte scientifiche, questa prova potrebbe dunque tornare nei tribunali, dopo esserne stata allontanata con ignominia nell' ultimo decennio, soppiantata dal Dna.
Una revisione di 3mila vecchi processi che hanno usato i capelli come indizio principale (ma solo per quanto riguarda colore e forma, secondo la tecnica "old style"), avviata dall' Fbi nel 2013 sta dando risultati preliminari disastrosi, con il 95% dei campioni invalidati da almeno un errore.
IL GIUDICE: "CI RIVELA USO DI ALCOL E DROGHE"
«Conserva l' impronta dell' assunzione di droga o alcol, ma nulla più. In nessun processo oggi il capello viene più portato come prova». Tracce bionde o brune, nulla di tutto ciò è mai caduto sotto agli occhi di Giuseppe Gennari, giudice del Tribunale di Milano e autore di vari libri, l' ultimo dei quali è "Nuove e vecchie scienze forensi alla prova delle corti" (Maggioli Editore).
La scena oggi è tutta del Dna?
«Sì, il Dna è il principale campione biologico. Se non è rovinato o contaminato, viene considerato ormai una prova su cui poter contare. Il capello da parte sua non viene considerato una buona fonte nemmeno per estrarre materiale genetico. Ne contiene infatti pochissimo, e solo nella radice».
Possibile che un capello lungo biondo, magari di donna, non aiuti nelle indagini?
«Può essere un elemento utile a un investigatore per ricostruire la sequenza di un crimine.
Ma difficilmente diventerà una prova da portare a processo. E io, come giudice, con tutta probabilità non ne verrò mai a conoscenza».
Quali sono allora gli ambiti in cui si ricorre all' analisi dei capelli?
«Il capello è una prova molto affidabile per dimostrare l' abuso di alcol o di droghe come cocaina o anfetamine. Viene usato spesso anche nel diritto di famiglia, per dimostrare ad esempio una dipendenza di uno dei coniugi e decidere a chi affidare i figli. Più il capello è lungo, più permette di risalire indietro nel tempo. E anche se alcuni tipi di shampo possono cancellare le tracce di alcol, per quanto riguarda l' uso di droghe, si tratta di una prova molto solida».
Le nuove tecniche promettono di far tornare i capelli protagonisti delle indagini.
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«In giustizia le nuove tecniche vanno accolte con cautela. A noi servono prove validate scientificamente, e il Dna resta la più solida di tutte».
( e. d.)
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