la pirata del bimbo provincia di brescia

"PENSAVO DI AVER PRESO UN PALETTO” – AI DOMICILIARI LA 22ENNE FUGGITA IN AUTO DOPO AVER INVESTITO UN BIMBO IN PROVINCIA DI BRESCIA, IL PICCOLO RESTA IN COMA – IL SOSPETTO: STAVA CHATTANDO - LEI SI DIFENDE: “IN QUEL MOMENTO NON RIUSCIVO A VEDERE BENE LA STRADA A CAUSA DEL…” -  MA GLI INQUIRENTI NON LE CREDONO. SEQUESTRATO IL TELEFONO

Brunella Giovara per ''la Repubblica''

 

 

PIRATA DEL BIMBO NEL BRESCIANO

Tanto per cominciare, le hanno sequestrato il telefono. Giusto per capire se al momento dell' incidente stesse non tanto parlando, ma leggendo o scrivendo su una chat, o su Facebook, o su Instagram. E mentre questa ragazza di 22 anni balbettava le prime risposte a chi la interrogava, il bambino da lei investito era già intubato e sedato, e così resterà per giorni, e nessuno sa quando e in quale stato si risveglierà. "Sono rimasta abbagliata dal sole", "pensavo di aver preso un paletto", però quelle prime dichiarazioni non hanno affatto convinto chi sta indagando su quanto è successo martedì mattina a Coccaglio, piena Franciacorta, ore 8,35.

 

Una macchina travolge un passeggino su cui dormicchia un bambino di 2 anni e mezzo. La mamma sta accompagnando alla materna l' altra figlia, che ha 4 anni, la tiene per mano, con l' altra spinge il passeggino.

 

Arriva quell' auto che non si ferma al passaggio pedonale, chi guida non vede il gruppetto che sta attraversando, c' è un urto, una botta forte anzi, ma la macchina tira dritto verso il centro del paese, e se ne va. Il bambino vola, ha una tuta rossa imbottita ma nulla potrebbe parare l' urto tremendo sull' asfalto. Trauma cranico, è gravissimo, l' elicottero lo porta all' ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Chi era alla guida? Una ragazza, una commessa di un negozio di Erbusco. Stava andando a lavorare ma non era in ritardo, da casa sua al lavoro c' è solo un quarto d' ora di viaggio. Non c' era la nebbia, anzi era la mattina di una bella giornata di sole, dunque visibilità perfetta, sulla via Achille Grandi all' incrocio con via Palazzolo, in una zona, e in un paese, pieno di zone 30, e dossi, e cartelli doppi che indicano i passaggi pedonali.

PIRATA DEL BIMBO NEL BRESCIANO

 

Indaga la procura di Brescia, il titolare dell' inchiesta è il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani. In sei ore si è trovata una targa, e un nome. Non era proprio quello giusto, ma se si è arrivati in neanche mezza giornata all' arresto (ai domiciliari) per lesioni gravi stradali e omissione di soccorso, è anche merito della polizia locale del paese. Dice il comandante Luca Ferrari: «Abbiamo esaminato le telecamere sui semafori vicini, che registrano tutte le targhe che passano.

 

Avevamo pochissime indicazioni», perché l' unica testimone era la mamma del bambino, per forza di cose scioccata, e oltre tutto è una donna arrivata da poco dall' India, non parla ancora italiano e ha saputo dire tre parole appena su quanto era successo: "macchina", "piccola", "blu". Ma le telecamere esaminate non hanno ripreso nessuna utilitaria blu, e allora si è ipotizzato che la macchina pirata fosse sbucata da una strada diversa, ad esempio quella che porta al quartiere San Giorgio, tutto villette a schiera con cancelli e alte siepi. Ed era proprio così, e la soluzione è arrivata da un' altra telecamera ancora, piazzata più avanti a guardia di un' abitazione privata, che ha inquadrato una 500 blu che sfrecciava in direzione Erbusco, da lì è stato facile.

 

I controlli hanno portato al quartiere residenziale, dove risulta residente una famiglia e un figlio proprietario dell' auto, che ha detto: «La macchina però la usa mia sorella, che adesso è al lavoro». A Erbusco, dove hanno aspettato che uscisse e risalisse sulla 500 ammaccata. Ha ammesso l' urto, pensava fosse un paletto, invece era il secondo figlio di Mandeep Singh, operaio in una fabbrica metalmeccanica del paese.

PIRATA DEL BIMBO NEL BRESCIANO

 

Una famiglia Sikh, da poco l' aveva raggiunto la moglie con i bambini, abitano in un condominio verde di via Francesca, vicino al cimitero, più o meno 500 metri dalla casa della commessa. «Una famiglia così perbene, e lui così lavoratore, e due bambini bellissimi», raccontava ieri la vicina di casa, dispiaciuta per la sorte «del maschietto, che camminava da poco, infatti era ancora sul passeggino ». E ieri pomeriggio, ad aspettare notizie su questo bambino, c' era in ospedale un gruppetto di donne e uomini, e ragazzi che parlano bresciano meglio che l' indiano, «Mandeep è dentro, vicino a suo figlio. Arrabbiato? No. È solo tanto addolorato, tanto».

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