antonio megalizzi e luana

“È CHE DEVO FARCELA. PUNTO!” – LA VITA APPESA A UN FILO DI ANTONIO MEGALIZZI, IL GIOVANE GIORNALISTA ITALIANO CENTRATO ALLA NUCA DA UNO DEI PROIETTILI SPARATI DAL KILLER IN FUGA: E’ INOPERABILE – A STRABURGO PER INSEGUIRE IL SUO SOGNO, ANTONIO ERA “LO SPEAKER PIÙ BRAVO DI TUTTE LE RADIO UNIVERSITARIE ITALIANE” – IL RAPPORTO CON LA FIDANZATA LUANA (ALLE ULTIME ELEZIONI PROVINCIALI IN TRENTINO CANDIDATA CON FORZA ITALIA) E GLI AMICI CHE DICONO: “DOVEVA FINIRE SUI GIORNALI PER UN ALTRO MOTIVO”

1 - ANTONIO E LA VITA APPESA A UN FILO «È IN COMA, FERITA NON OPERABILE»

MEGALIZZI

Manuela Gatti per “il Giornale”

 

Antonio Megalizzi sarebbe dovuto andare in onda ieri sera alle 19. Agli ascoltatori di Europhonica, progetto radio transeuropeo, avrebbe raccontato l' ultima seduta plenaria del Parlamento Ue. Per seguirla è volato per l' ennesima volta a Strasburgo, che ormai conosce meglio della sua Trento.

 

Ci va quattro o cinque volte all' anno da quando, nel 2015, è entrato a far parte della redazione. Questa era la sua prima trasferta da caporedattore, titolo conquistato a settembre.

 

L' Unione europea, d' altronde, è la sua passione: figlio di immigrati calabresi e abituato a viaggiare, Megalizzi è un europeista convinto. Stava passeggiando per i mercatini di Natale di Strasburgo dopo il lavoro insieme ad altre due colleghe italiane di Europhonica, Caterina Moser e Clara Stevanato, quando Cherif Chekkat ha aperto il fuoco sui passanti. Le due ragazze sono riuscite a mettersi in salvo, fuggendo e riparandosi in un locale. Lui è stato perso di vista. Nelle ore seguenti l' attentato le notizie si sono susseguite confusamente: è tra i feriti, si è fatto male fuggendo, è grave, è gravissimo. La conferma è arrivata nella mattinata di ieri: il giovane giornalista è stato centrato alla nuca da uno dei proiettili sparati dal killer in fuga. Al momento è ricoverato in gravi condizioni all' ospedale di Hautepierre, nella periferia della città francese.

ANTONIO MEGALIZZI E LUANA

 

La pallottola gli si è conficcata vicino alla spina dorsale, in un punto troppo delicato per tentare un' operazione. I genitori, la sorella e la fidanzata, Luana Moresco, lo hanno raggiunto ieri.

Secondo il padre di Luana il ragazzo sarebbe in coma.

 

Ventinove anni, originario di Rovereto e residente a Trento, Antonio Megalizzi si è laureato in Scienze della comunicazione a Verona, per poi iscriversi alla Scuola di studi internazionali del capoluogo trentino, che tuttora frequenta. La radio è entrata presto nella sua vita. Dalle emittenti locali alla Rai di Trento, dalle musiche di Radio 80 ForeverYoung all' informazione di Europhonica: i colleghi europei lo descrivono come «il classico animale da radio, lo speaker più bravo di tutte le radio universitarie italiane». Talentuoso, solare, ironico: non sono parole di circostanza, precisa chi lo conosce. «Doveva finire sui giornali per un altro motivo», ripetono gli amici.

ANTONIO MEGALIZZI

 

«Da grande» si immaginava proprio lì, a trasformare cuffie e microfono in un lavoro vero. L' altro sogno nel cassetto è lavorare proprio per l' Ue: ha in mente un progetto per migliorare la comunicazione di Bruxelles, per raccontare di cosa si occupa l' Unione, quali sono i vantaggi e gli obiettivi. Per molti un compito impossibile, soprattutto in questo momento storico, per lui una sfida stimolante. Alimentata anche dalla fidanzata Luana, pure lei europeista e appassionata di politica: alle ultime elezioni provinciali in Trentino si è candidata con Forza Italia.

 

Luana ha scoperto dell' attentato guardando la televisione.

Antonio non rispondeva al cellulare, per cui la ragazza si è messa in contatto con Caterina Moser di Europhonica, anche lei trentina. Questa le ha raccontato di essere barricata in un bar, ma che l' amico non era con lei.

 

Allora Luana ha telefonato ad alcuni parlamentari europei per capire dove fosse il fidanzato: il giovane è conosciuto da buona parte dei giornalisti e dei politici strasburghesi, a partire dal presidente dell' Europarlamento Antonio Tajani. La conferma del suo coinvolgimento nell' attentato è arrivata da Brando Benifei, eurodeputato del Partito Democratico, il primo a dare la notizia che il giornalista fosse tra i feriti.

ANTONIO MEGALIZZI 1

 

Ricevuta in tarda serata la comunicazione della Farnesina che informava della gravità della situazione, Luana ha deciso di partire immediatamente per Strasburgo insieme alla famiglia del 29enne: papà Domenico, dipendente delle Ferrovie dello Stato, mamma Annamaria, catechista, e la sorella Federica. Tutti riuniti all' ospedale di Hautepierre, in attesa di una buona notizia che, per ora, non sembra arrivare.

 

2 - LA SFIDA DI PASSIONE E TENACIA PER INSEGUIRE IL SUO SOGNO: «È CHE DEVO FARCELA. PUNTO!»

Simonetta Caminiti per “il Giornale”

 

ANTONIO MEGALIZZI

«P.S. Sì, fino ad ora tutti i giornalisti che conosco mi hanno sconsigliato anche solo di immaginare di intraprendere una strada simile». Si concludeva con uno smile (la faccina sorridente per eccellenza) il primo messaggio di Antonio nella mia posta personale su Facebook. Un toc-toc garbato e intelligente alla giornalista che gli era capitato di leggere qui, su un quotidiano nazionale, e con la quale voleva confrontarsi per perseguire quel sogno che, due anni fa (al tempo di questo carteggio), non aveva alcuna intenzione di mollare.

 

A Europhonica, all' età di 26 anni, Antonio era già impegnatissimo; ne era orgoglioso a tal punto che le sue lettere motivazionali facevano di quella esperienza un fiore all' occhiello: gli chiedevi di cosa si trattasse e spiegava che «è la prima redazione radiofonica europea formata da giovani ragazzi che trasmettono dal Parlamento di Strasburgo in cinque lingue differenti». Volontario (all' epoca, nel ruolo di news-editor) fiero e pieno di coraggio. Si presentava proprio così: «Amo giocare con l' attualità per renderla più semplice agli occhi dei lettori».

 

MEGALIZZI 4

Ma masticava la politica con competenza e passione: appoggiava il link di un suo colloquio con l' ex ministro Kyenge e articoli scritti su una sequela di blog. «Immoderati» si chiamava un sito sul quale sfogava spesso la sua verve; ma anche L' Adige.it, dove si compiaceva di tirare affettuosamente le orecchie a provvedimenti del Comune sulla chiusura dei locali. Con l' ebbrezza di chi conta sulle sue forze e punta a lasciare il segno: ma anche con uno sguardo molto più lucido e adulto di quell' età in cui tante cose cambiano rapidamente, troppo, e si rivelano decisive prima che ce ne accorgiamo.

strasburgo attentato

 

«Desideroso di cogliere nuove e stimolanti opportunità», scriveva di sé questo giovane uomo, nato nel profondo Sud e cresciuto in una Trento dove confessava i suoi coetanei che avessero scelto percorsi professionali meno pericolanti avevano già quasi tutti uno stipendio. E, pur inviando curricula ovunque, frequentando le radio locali (la sua passione più autentica), aveva appena cominciato a scrivere un romanzo.

Inventava progetti e li proponeva anche a testate nazionali: era imprenditore di se stesso instancabile lo si intuiva subito ma senza arroganza.

 

ATTENTATO A STRASBURGO - CHERIF CHEKATT

Una pioggia di smile gentili come lui, piuttosto: e di interrogativi anche un po' disarmanti sul giornalismo in questo Paese. «Oggi pomeriggio hanno sparato a un uomo (colpendolo a morte) nel paese dal quale vengono i miei genitori (Gallina, Reggio Calabria). Ora, parliamo di omicidio, eppure niente di niente sui media nazionali. Com' è possibile?», chiedeva a chi, come lui, proveniva da quelle zone.

 

ATTENTATO A STRASBURGO - CHERIF CHEKATT

A un certo punto sembrava felice di essere diventato direttore artistico di una radio in Trentino. Un privilegio così grande da mandare in crisi un' altra importante opportunità: uno stage (appena appena) retribuito che si era aggiudicato presso un network nazionale. Che bello avere accanto una ragazza, la sua, che comprendeva quanto fossero dure, sanguinose, certe aspirazioni (soprattutto in Italia): questo lo diceva con profonda gratitudine.

 

antonio megalizzi

«Vado e vengo da Strasburgo» resta una di quelle frasi gettate lì, in quel carteggio invernale: la frase che ha un rintocco di speranza e di dolore intensi, legati oggi in un groviglio troppo stretto. E poi un' altra, di poche parole. Quella che dice tutto, per sempre: «È che devo farcela. Punto!».

ATTENTATO A STRASBURGO - CHERIF

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