mussolini vittorio emanuele

DI TUTTA L’ERBA, UN FASCIO - LO STORICO GIORDANO BRUNO GUERRI: “STAMATTINA HO AVUTO UN SUSSULTONE SENTENDO UN GIORNALISTA DI RADIORAI SOSTENERE CHE, QUANDO NEL 1922 IL RE AFFIDÒ IL GOVERNO A MUSSOLINI, FU COME SE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SARAGAT L'AVESSE AFFIDATO A RENATO CURCIO, CAPO DELLE BRIGATE ROSSE. E’ PERICOLOSO GIOCARE CON LA STORIA…”

Giordano Bruno Guerri per “il Giornale”

giordano bruno guerri

 

Stamattina ho avuto un sussultone - e con me molti ascoltatori sentendo un giornalista di RadioRai sostenere che, quando nel 1922 il re affidò il governo a Mussolini, fu come se il presidente della Repubblica Saragat l'avesse affidato a Renato Curcio, capo delle Brigate rosse. Si parlava, naturalmente, della dibattuta questione della sepoltura dei Savoia, che già di per sé mi sembra una frittura d'aria: è sensato lasciare che le salme tornino in Italia, non si può perseguitare i morti, tanto meno quelli sconfitti ormai dalla mancanza di seguito.

 

MUSSOLINI IN CAMICIA NERA

Ma Vittorio Emanuele III non deve avere l'onore del Pantheon: la sua lunghissima, attiva complicità con una dittatura non lo consente. Ciò detto, il paragone Saragat-re, Curcio-Mussolini dimostra quanto sia pericoloso giocare con la storia, pericolosissimo compararla.

Tanto più se non la si conosce bene. Curcio era un terrorista clandestino che guidava un pugno di uomini senza seguito.

vittorio emanuele III

 

Mussolini era il capo riconosciuto di un movimento che l'anno prima aveva portato alla Camera 35 parlamentari in regolari elezioni, risultando il terzo deputato più votato d'Italia. Con lui trattavano uomini di governo liberali disposti a offrirgli ministeri, e che poi entrarono insieme ai popolari nel suo primo governo.

 

GIUSEPPE SARAGAT

Inoltre bisognerà pure tenere conto che - per quanto le violenze fasciste fossero intollerabili (ma tollerate) - facevano parte di un'epoca in cui anche gli avversari picchiavano duro, e nessuno poteva prevedere quello che sarebbe accaduto: le leggi razziali, la Seconda guerra mondiale.

 

È facile invece capire che affermazioni come quella del giornalista di RadioRai «avvelenano i pozzi», come dice un collega: sembra che chi ascolta la radio mentre si prepara alla giornata incameri le notizie dando loro più peso di tutte le altre che riceverà nella giornata. Di certo io il veleno l'ho fatto.

RENATO CURCIO

 

 

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