GROSSO GUAIO PER NORDIO SUL CASO ALMASRI: CI SONO DUE OMISSIONI IN 48 ORE - IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA NON HA RISPOSTO ALLE SOLLECITAZIONI DI POLIZIA GIUDIZIARIA E MAGISTRATURA PRIMA DELLA SCARCERAZIONE DELL’ASSASSINO E TORTURATORE LIBICO, OSAMA ALMASRI - QUANDO LA POLIZIA PROCEDE, A TORINO, ALL’ARRESTO DEL LIBICO SENZA PERÒ UN PASSAGGIO DAL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA CHE LA CORTE D’APPELLO DI ROMA RITENEVA CRUCIALE, COMMETTE UN ERRORE FORMALE - PER QUESTO MARTEDÌ 21 ALMASRI VIENE SCARCERATO. POTEVA PERÒ RIMANERE IN CARCERE, SE SOLTANTO NORDIO E I SUOI UFFICI AVESSERO RISPOSTO A DUE DIVERSE SOLLECITAZIONI CHE ARRIVANO IL 19 GENNAIO (DALLA POLIZIA) E IL 20 (DALLA CORTE D’APPELLO): ERA POSSIBILE SANARE LA MANCATA INTERLOCUZIONE CON L’INVIO DEL MANDATO DI ARRESTO DELL’AJA AL TRIBUNALE. PERCHÉ NORDIO NON LO HA FATTO?
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”
Ci sono 48 ore, tra la mattina del 19 gennaio e quella del 21, che tengono il governo con il fiato sospeso. Uno, su tutti, in particolare: il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, l’uomo che non ha risposto alle sollecitazioni di polizia giudiziaria e magistratura prima della scarcerazione dell’assassino e torturatore libico, Njeem Osama Almasri Habish.
Ora Nordio potrebbe pagare il conto di quel silenzio. Perché se quello dei suoi uffici è stato un errore, una dimenticanza, una perdita di tempo, «un comportamento omissivo» come dicono i tecnici, prende corpo l’ipotesi evocata nell’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti. Se invece si è trattato di una scelta politica deliberata, l’Italia è nei guai con la Corte penale di giustizia europea.
Cosa è accaduto esattamente lo verificherà ora il tribunale dei ministri che si appresta ad acquisire la corrispondenza sul caso Almasri tra polizia giudiziaria, tribunale, tribunale internazionale e ministero della giustizia in modo da verificare come sono andate esattamente le cose.
Tutto comincia il 17 gennaio quando la Corte dell’Aja viene informata che il pericoloso Almasri è sul territorio europeo. In realtà è in Europa già da 11 giorni (prima in Gran Bretagna, poi in Belgio e infine in Germania) ma la corte viene avvisata dalla polizia tedesca soltanto il 17. Poche ore dopo viene emesso un mandato di cattura inviato a sei paesi, tra cui l’Italia.
IL VIAGGIO IN EUROPA DI OSAMA AL NAJEEM ALMASRI
Viene notificato al nostro magistrato di collegamento che lavora nell’ambasciata olandese: è il luogo che il governo aveva indicato come “focus point”, dunque quello dedicato alle operazioni di questo tipo. Perché dall’ambasciata gli atti non vengano trasmessi immediatamente in via Arenula (se effettivamente non sono stati inviati) dovrà essere approfondito.
Fatto sta che la polizia procede a Torino, ventiquattro ore dopo, all’arresto del libico senza però un passaggio dal ministero della giustizia che la corte d’appello di Roma riteneva cruciale. Per questo martedì 21 Almasri viene scarcerato. Poteva però rimanere in carcere. Se soltanto Nordio e i suoi uffici avessero risposto a due diverse sollecitazioni che arrivano il 19 (dalla polizia) e il 20 (dalla corte d’appello): era possibile infatti sanare la mancata interlocuzione con l’invio del mandato di arresto dell’Aja al tribunale. Perché non lo ha fatto? «Quello che dice la corte di giustizia non è il verbo » ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nell’immediato.
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
Lasciando così spazio all’idea che si è trattata di una decisione politica. E aprendo così un caso diplomatico con il tribunale internazionale. Che, non a caso, ha chiesto spiegazioni al nostro governo. Secondo l’interpretazione dei tecnici l’Italia sarebbe venuta meno all’articolo 59 dello statuto di Roma, la norma che regola i rapporti tra i paesi e la corte di giustizia.
«Lo Stato — si legge — che ha ricevuto una richiesta di fermo, prende immediatamente provvedimenti per fare arrestare la persona». In alcune interlocuzioni avvenute con la Corte però il ministero ha fatto credere altro. E cioè che c’era stato un ritardo degli uffici e che, proprio nel momento in cui si stava procedendo a emettere il nuovo mandato di cattura, il libico è stato scarcerato e immediatamente espulso.
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
Questa versione metterebbe in grande difficoltà il ministero davanti al tribunale dei ministri. Perché — ragionavano ieri gli esperti — si potrebbe configurare un favoreggiamento o, più probabilmente, un’omissione di atti di ufficio. Di più. La storia non torna. Nel pomeriggio del 21 il ministero della giustizia ha comunicato ufficialmente che «considerato il complesso carteggio», stava valutando «la trasmissione formale della richiesta della Cpi al procuratore generale di Roma».
Ha dunque confermato l’interlocuzione con il tribunale e aggiunto che c’era una valutazione in corso. Tanto che fonti di via Arenula, in quei minuti, lasciavano intendere che fosse possibile emettere un nuovo ordine di cattura. Ma era un bluff. Mentre il ministero scriveva era già in volo un aereo di Stato, solitamente usato dall’intelligence, per prendere a Torino Almasri e riportarlo a Tripoli. Tutto era già stato deciso. Il libico doveva essere scarcerato e portato a casa a spese dei cittadini. […]