regeni

“LA MORTE DI REGENI? UNA FAIDA ALL’INTERNO DEI SERVIZI EGIZIANI” - L’EX DEPUTATO DI FORZA ITALIA, FABRIZIO CICCHITTO, DA’ UNA SUA LETTURA SUL CASO DEL RICERCATORE ITALIANO UCCISO IN EGITTO: “L’ENI AVEVA FATTO UNA GRANDE OPERAZIONE PROPRIO IN EGITTO PER NUOVI GIACIMENTI DI PETROLIO VINCENDO LA CONCORRENZA FRANCESE E INGLESE. È FORTE L’IMPRESSIONE CHE UNA FRAZIONE DELL’INTELLIGENCE DEL CAIRO, FILOFRANCESE O COMUNQUE ANTITALIANA, ABBIA VOLUTO FARE SCOPPIARE IL CASO PROPRIO AVENDO DI MIRA LA PARTITA SUI NUOVI GIACIMENTI SU CUI L’ENI ERA ARRIVATO IN ANTICIPO RISPETTO AI CONCORRENTI”

Estratto dell’articolo di Fabrizio Cicchitto per “Libero quotidiano”

 

cicchitto rinalduzzi foto mezzelani gmt 002

Vogliamo prendere di petto la liberazione di Patrick Zaki. Senza autocensure diplomatiche. È merito di questo governo comunque essersi rioccupato del Mediterraneo dopo che non solo l’Italia, ma l’Occidente intero, si era ritirato da esso dopo la criminale operazione contro Gheddafi promossa da Sarkozy, il quale voleva fare scomparire le prove dei finanziamenti ricevuti dalla Libia in una operazione sostenuta da Obama e dalla Clinton mentre la Merkel si era sfilata. […]

giulio regeni

 

il caso Regeni è molto complicato: premesso che i servizi egiziani sono rozzi, brutali e criminali, la vicenda è partita male sin dalle origini. Quei servizi hanno avuto la sensazione che egli fosse un agente inglese ciò anche a causa della tutor di Cambridge che, non si sa se per malizia o per stupidità, diede a Regeni il compito di fare uno studio sul sindacato ambulanti che rappresenta un pezzo del regime.

 

giulio regeni

Regeni parlò col capo di quel sindacato, si rifiutò di dargli dei soldi e quello lo denunciò ai servizi e subito scattò l’operazione selvaggia e criminale. Per essi si trattava di un italiano, spia degli inglesi e così, essendo appunto rozzi, brutali e criminali, non ci andarono troppo per il sottile. Quando si seppe che Regeni era scomparso ci fu una reazione durissima da parte del nostro ambasciatore Massari. Allora deve essere scattata qualche altra iniziativa tempo prima.

 

L’Eni aveva fatto una grande operazione proprio in Egitto per nuovi giacimenti di petrolio vincendo la concorrenza francese e inglese. Una volta che i servizi egiziani si accorsero dalla reazione dell’ambasciatore italiano e che avevano per le mani una vittima pericolosa, avrebbero potuto far scomparire il cadavere nel deserto. Invece il cadavere di Regeni, orribilmente torturato, fu ritrovato in un posto frequentato e portato all’obitorio dove con la forza fece irruzione l’ambasciatore Massari.

L'obitorio dove si trova la salma di Giulio Regeni

 

Tutto ciò avvenne in concomitanza con l’arrivo di una delegazione di imprenditori italiani con la ministra Guidi. A quel punto tutto saltò per aria: la nostra delegazione interruppe i suoi lavori e tornò in Italia ed esplose il caso Regeni. Alla luce di questa successione dei fatti, è forte l’impressione che allora si sia aperta anche una faida all’interno dei servizi egiziani e che una frazione di essi, filofrancese o comunque antitaliana, ha voluto fare scoppiare il caso proprio avendo di mira la partita sui nuovi giacimenti petroliferi su cui l’Eni era arrivato in anticipo rispetto ai concorrenti. Questa sommaria ricostruzione dei fatti dimostra che il governo, la diplomazia e i servizi del nostro Paese si sono mossi bene per recuperare Patrick.

Giulio Regeni

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