DOPO L’ONDATA DI PATRIOTTISMO SCATENATA NEGLI USA DA “AMERICAN SNIPER”, LA GIURIA DEL PROCESSO A EDDIE RAY ROUTH, ACCUSATO DI AVER UCCISO "L'EROE" CHRIS KYLE, RIUSCIRÀ A NON FARSI CONDIZIONARE?
G.O. per il “Corriere della Sera”
È iniziato a Stephenville, Texas, il processo all’ex marine Eddie Ray Routh accusato di aver ucciso un eroe di guerra, il tiratore scelto Chris Kyle e un suo amico, Chad Littlefield. Un procedimento anticipato da American Sniper , il filmone di Clint Eastwood dedicato proprio a Kyle. Un successo di pubblico — oltre 300 milioni di dollari di incasso —, grandi elogi della critica, profumo di Oscar e tanto patriottismo.
Difficile che quanto osservato, letto, sentito in queste settimane non possa in qualche modo pesare. La giuria non è immune da sentimenti, tanto più che la vicenda giudiziaria gira attorno a un’icona. Ed ecco che la difesa, nei giorni di vigilia, ha eccepito sul clima poco sereno, sull’influenza esterna, sui possibili condizionamenti che potrebbero aver segnato la sorte dell’imputato.
Allora si riparte dal febbraio 2013 quando Kyle, 38 anni, e l’amico Chad, 35, si recano a un poligono insieme a Eddie Routh, ventenne con un passato da soldato in Iraq e molti problemi psichici legati all’esperienza bellica. Devono trascorrere del tempo insieme, un gesto di solidarietà di Kyle verso i veterani in difficoltà, uno slancio di un uomo coraggioso, ma che ha una fine tragica.
Routh uccide con la sua pistola gli altri due. Per trovare il coraggio di farlo, sostiene oggi l’accusa, aveva bevuto e fumato marijuana.
Chris era già l’ American Sniper , lo aveva raccontato nel suo libro, l’ex cowboy diventato un tiratore scelto dei Navy Seals, i 162 nemici uccisi. È una leggenda, ma il ritorno a casa è duro. Stress da guerra, matrimonio a pezzi, lui si dedica ai reduci e tra questi c’è Routh. È l’incontro fatale, che stronca la vita di Kyle e apre un altro capitolo. Il legale dell’assassino punterà sull’infermità mentale.
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