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UN GIOCO DA RAGAZZI - DUECENTOMILA ADOLESCENTI ITALIANI SONO MALATI D’AZZARDO E SLOT MACHINE - E IL NUMERO E’ IN AUMENTO: NEL 2015 IL 42% DEI GIOVANI TRA I 15 E I 19 ANNI HA BUTTATO SOLDI NELLE MACCHINETTE

Gabriele Martini per www.lastampa.it

 

Otto e mezza di mattina, tabaccheria del centro di Torino. Il ragazzino indossa un capellino con visiera e scarpe firmate. Avrà 14 anni, al massimo 15. Quando è il suo turno parla senza esitazioni: «Un miliardario». Allunga cinque euro e si china sul bancone. Gratta. Non vince. 

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Nel paese dell’azzardo (87,8 miliardi di euro il giro d’affari italiano nel 2015) le nuove leve di giocatori sono sempre più giovani. Tentano la fortuna al bar prima di sedersi tra i banchi di scuola; trascorrono pomeriggi nelle sale scommesse; dopo cena svuotano la carta di credito dei genitori nelle slot machine per telefonini e tablet. 

 

La percentuale di studenti nella fascia di età tra 15 e 19 anni che nell’ultimo anno ha giocato d’azzardo è in crescita: dal 39% del 2014 al 42% del 2015. Lo dice in Consiglio nazionale delle ricerche, in un’indagine che «La Stampa» ha potuto visionare in anteprima. L’esercito dei baby scommettitori conta 200 mila adolescenti. Con un paradosso: in Italia il gioco d’azzardo è vietato per legge ai minorenni. Eppure. 

 

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I controlli sono quasi inesistenti e gli esercenti di ricevitorie e sale slot raramente chiedono la carta d’identità. Sempre più spesso, proprio come accade tra gli adulti, anche gli adolescenti si ammalano di gioco. Sono oltre 200 mila i ragazzi under 19 che puntano soldi quattro o più volte a settimana. Si tratta del 7% dei giovanissimi italiani. I giochi più diffusi sono gratta e vinci, scommesse sportive, Bingo e slot machine.

 

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Secondo i dati raccolti dalla Casa del giovane di Pavia nelle scuole lombarde almeno uno studente su due ha giocato d’azzardo. «L’acceso all’azzardo è sempre più facile. Le app dedicate si moltiplicano e le macchinette sono ovunque», spiega lo psicologo Simone Feder, animatore del movimento No Slot che da anni fa prevenzione nelle scuole. «I ragazzini mi chiedono: “Se fa male, perché è legale?”. Il problema non è rappresentato soltanto dai soldi che buttano, ma dal tempo che sprecano». Tempo sottratto alla vita.

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